Archivi giornalieri: 29 Marzo 2007

Grembiule nero…

Ho già scritto della scuola elementare e di come fossimo inquadrati, come tanti soldatini, in qualsiasi momento della giornata scolastica, dalla preghiera della mattina all’uscita (sempre rigorosamente in fila).

Quando ero alle elementari non mi era mai neanche passato per l’anticamera del cervello che ci si potesse in qualche modo ribellare alla disciplina ferrea che ci era imposta: ero abituata ad ubbidire e tanto mi bastava.

Alla fine della quinta mio padre decise che era giunto il momento di trasferirci in Brianza, il poveretto lavorava dalle parti di Monza ed era stanco di percorrere tutti i giorni una cinquantina di chilometri già allora molto trafficati.

La scelta cadde su un paesino (quello dove vivo tuttora) nel quale abitavano parecchi dei suoi colleghi: si trattava di un piccolo agglomerato di case antiche, strette intorno al campanile, circondato da alcune costruzioni nuove, di cinque o sei piani, francamente meno poetiche.

Intorno c’erano campi a perdita d’occhio, un laghetto, cascine e casolari semi abbandonati: mi sembrò subito di essere in vacanza.

Anche la scuola media era un edificio nuovo, un po’ fuori dal paese, aveva due sezioni una maschile (al primo piano) e una femminile (al secondo), dalle finestre si vedeva la campagna e, all’orizzonte, la sagoma inconfondibile della Grigna e del Resegone.

Erano i primi anni della Scuola Media Unica, noi ragazze indossavamo un grembiule nero che ricordava un po’ un camice da lavoro, si portavano i libri legati con una cintura elastica e, soprattutto, a scuola si chiacchierava e si spettegolava a più non posso.

Finite le lezioni tornavamo a casa attraverso le cascine, qualcuna usava la bicicletta (io, ragazzina di città, non ho mai imparato seriamente a stare in equilibrio), perdevamo un sacco di tempo ad “accompagnarci” a vicenda, rallentavamo apposta per farci raggiungere dai maschi che scrivevano frasi di apprezzamento un po’ ingenue sui rari cartelli stradali.

Benchè per me fosse stato abbastanza traumatico lasciare la mia casa, la mia scuola e le mie compagne, tuttavia avevo scoperto una nuova libertà, un nuovo modo di stare con gli altri, nuovi comportamenti.

Senza saperlo avevo cominciato a crescere.

campagna