Nel film documentario di Michael Moore, “Bowling a Columbine”, per certi versi illuminante su alcuni aspetti della società americana , e di riflesso anche nostra, il regista presenta una serie di personaggi (giornalisti, politici, insegnanti, sociologi e compagnia cantando) che si interrogano sulle cause del disagio giovanile.

La sequenza è interessante perchè, in rapida successione, vengono elencati i demoni da sconfiggere: la televisione, i videogames, la musica, internet, South Park, Marilyn Manson…

Tutti gli intervistati hanno in mente una causa, tutti gli intervistati hanno in mente una soluzione: basta rimuovere la causa e il gioco è fatto…il disagio giovanile sparisce come per magia.

Se poi la causa è diversa da noi, lontana da noi, esecrata da noi, tanto meglio, rimuoverla sarà più indolore, non ci costerà fatica e ci sentiremo a posto con la coscienza (wow).

Ho l’impressione che, soprattutto in questo periodo, i media italiani stiano seguendo questa strada: dato che hanno scoperto che il bullismo esiste, la violenza esiste, il disagio esiste bisogna ricercarne le cause…: la televisione, il cellulare, i videogames, internet e i siti porno.

Mi sembra, però, che quasi nessuno si renda conto che questi sono solo fattori scatenanti.

Essere giovani è difficile, oggi forse più che in passato, il mondo adulto può sembrare indifferente ed ostile, i modelli di riferimento non sono sempre significativi, la precarietà e l’insicurezza rischiano di diventare condizioni naturali di vita, la società veicola un sistema di valori dove l’apparenza conta più della sostanza, il ruolo dei genitori e della scuola è relegato ai margini da una serie di nuove impotenze.

Forse sarebbe il momento di concentrarsi sugli aspetti profondi, di capire veramente perchè certi fenomeni nascano e salgano agli onori delle cronache (dove peraltro restano fino a quando l’emozione suscitata fa audience).

Per quanto mi riguarda, come genitore ed insegnante, cerco di fare la mia parte ogni giorno…