Ho visto di recente il Blog “7 in Condotta” dove sono riportate le note disciplinari più creative (e più demenziali) collezionate dagli studenti italiani.
Ad una prima lettura superficiale devo dire che mi sono divertita non poco anche perché, essendo del mestiere, ho cercato di visualizzare le situazioni stigmatizzate dalle note e le ho trovate in molti casi esilaranti.
Mi sono chiesta a cosa corrisponda un “urlo forestale” (sic), e ho immaginato che in qualche modo abbia a che fare con una citazione dotta di Tarzan, il che ben si adatterebbe all’altra nota “…crede di essere una scimmia e saltella sul pavimento” (forse in questo caso lo studente intendeva citare Cita)-
Ma lasciamo perdere queste considerazioni, basta leggere il blog per rendersi conto che la fantasia dei ragazzi è superata soltanto da quella dei loro insegnanti.
Da molto tempo ritengo che la nota disciplinare sia nel migliore dei casi, inutile: se viene scritta sul diario la maggior parte dei genitori la legge distrattamente, o non la legge affatto, comunque, il più delle volte, l’insegnante si dimentica di controllare la firma, che spesso è falsificata e quindi…se la nota è scritta sul registro allora il preside dovrebbe “prendere provvedimenti” (non si sa bene quali), la morale della favola è che spesso gli allievi, lungi dall’essere preoccupati per il loro andamento scolastico, cominciano a gareggiare fra loro nel collezionare le più creative (la presenza in rete del blog mi sembra un preoccupante indizio di questo fenomeno).
E allora?
Come vincere il senso di frustrazione e impotenza che ci prende quando siamo alle prese con una classe difficile?
Visto che la strada della repressione non sembra portare in nessun luogo, è necessario ripensare al nostro lavoro di insegnanti e porsi davanti ai ragazzi non come chi vuole o deve inculcare loro delle nozioni, non importa come, ma pensare con loro e per loro delle nuove vie per arrivare allo scopo finale: quello di imparare e di crescere.
Ciascuno deve trovare il proprio modo, non ci sono ricette preconfezionate, ma posso affermare, dopo 30 anni di onorato servizio, che non esistono classi veramente indomabili, bisogna trovare la forza e il coraggio di mettersi in gioco ogni giorno, con umiltà ed onestà intellettuale.