Il Natale è, per molti, una festa che reca conforto: ci sono le luci, il presepe, i regali, i pranzi in famiglia che ci fanno sentire tutti più buoni.
Abbiamo ridisegnato questa giornata appesantendola con tanti orpelli che rischiamo di dimenticarne il senso più profondo: Natale è la salvezza che si incarna in un bambino, Natale è il “sì” incondizionato di Maria, Natale è una nascita che, per tutti noi, dovrebbe essere una rinascita.
La grotta di Betlemme non è solo poesia e tradizione, ma è il rifugio di una giovane famiglia che non ha un altro luogo dove ripararsi, una famiglia in viaggio, lontana da casa, povera ed emarginata: ricordiamolo quando allestiamo il presepe.
E allora, per prepararci, non servono luci, shopping sfrenato e la dolcezza un po’ melensa dei canti natalizi, ma bisogna sforzarsi di riflettere e di comprendere: in fondo questo è il senso del periodo di Avvento che è tempo di attesa, di preghiera, di conversione.
Se vogliamo veramente dirci cristiani dobbiamo staccarci un po’ da tutto ciò che ci circonda, dobbiamo magari andare a Messa e pregare, dobbiamo sforzarci di “farci prossimo” non solo nei confronti dei nostri cari e degli amici, ma di coloro che non vediamo e che vivono nella povertà, nel dolore, nella paura, nella malattia e nell’emarginazione.
Spero solo che l’atmosfera natalizia non ci distolga dal contemplare il Figlio di Dio che viene in questo mondo per portare amore, pace e luce e per far sì che queste non restino parole prive di significato.
Auguro a tutti un Natale di gioia e un Avvento altrettanto gioioso.