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Surfando l’infodemia.

Ieri sera, al Planetario Hoepli di Milano, si è svolto uno degli ultimi incontri del nutritissimo programma di “Bookcity Milano” (#BCM2022) dal titolo “Surfando l’Infodemia” con la presenza di due noti divulgatori: Luca Perri, astrofisico, e Barbascura X, chimico, ma anche scrittore e youtuber.

La presentazione della serata e del libro scritto a quattro mani, “La tempesta imperfetta” suona così:

“Un chimico e un astrofisico navigano sulla zattera del pensiero scientifico attraverso l’insidioso mare dei media e della comunicazione. Sommerso ogni giorno da una quantità tale di dati, numeri, immagini e opinioni il nostro cervello – già di suo pigro e lontano dall’essere perfetto – rischia costantemente di perdere la rotta. Ma come si fa a impedire questa deriva cerebrale? Come aiutare la nostra mente a trovare punti di riferimento sicuri per attraversare indenne la tempesta del sovraccarico di notizie?”

Come districarsi nel mare magnum delle informazioni che ci sommerge come un contagio (l’infodemia appunto)?

I due relatori, tra una battuta e l’altra, hanno cercato, in modo divertente per quasi due ore, di aiutarci a tracciare una rotta tra pregiudizi, fake news, articoli apparentemente serissimi di riviste scientifiche apparentemente serissime e le trappole che il nostro stesso cervello ci tende e riuscire, se non a prendere decisioni corrette, a renderci conto che esiste il problema.

E’ stata una serata interessante che, tra una risata e l’altra, mi ha dato molto materiale su cui riflettere.

Milano - Planetario

Kamishibai.

Il Kamishibai, che potremmo tradurre come”spettacolo teatrale di carta”, è una forma di racconto, nata in Giappone, nei templi buddisti, nel XII secolo, che aveva lo scopo di trasmettere insegnamenti morali per mezzo di tavole illustrate ai fedeli che erano per lo più analfabeti.

La tecnica del Kamishibai è rimasta nella tradizione giapponese per secoli, ma conosciuto un nuovo splendore nella prima metà del ‘900 grazie a narratori itineranti che giravano in bicicletta e raccoglievano un pubblico di bambini e adulti davanti ad una sorta di teatrino dove scorrevano le immagini accompagnate dalla narrazione.

Con l’avvento della televisione il Kamishibai è andato nel dimenticatoio da dove è stato riesumato solo in tempi recenti per proporre racconti ai bambini in una forma un po’ diversa dalla semplice lettura di un libro.

Oggi in biblioteca, nel nostro incontro mensile con i bambini, abbiamo provato ad usare il Kamishibai per presentare due storie illusstrate in modo fantasioso e devo dire che la reazione dei piccoli spettatori è stata gioiosa ed entusiastica.

E’ meraviglioso che con un po’ di legno e un po’ di carta e un po’ di passione si possa ricreare una tradizione così antica.

Tutte le persone che ho conosciuto.

Ho incontrato Margherita Nikolaevna mentre tentava di strappare alle fiamme il manoscritto del Maestro, nello squallido scantinato dove avevano vissuto un amore esaltante e disperato, e l’ho vista diventare una strega per il dolore e ho volato con lei nel cielo di Mosca.

Ho passato una notte accanto a Renzo, sulla riva dell’Adda, ascoltando la voce del fiume, in attesa della luce dell’alba.

Ho visto il pompiere Guy Montag sottrarre al rogo un piccolo volume e nasconderlo in una tasca della divisa per poi leggerlo nel segreto della propria stanza.

Ho tremato di paura accanto ad Anna nell’alloggio segreto, ho visto Achille trucdare Ettore ed Enea abbandonare Didone, ho visto amore, dolore passione, disperazione, tristezza e gioia, ho condiviso sentimenti ed emozioni con i personaggi che prendevano vita dalle pagine dei libri fino a diventare persone vere, persone da amare o da odiare o da commiserare.

Ed ogni volta che ho finito di leggere un libro mi sono sentita quasi abbandonata, quasi tradita.

Ho incontrato tanti personaggi e da ognuno ho imparato: per questo amo leggere.

Milano - Kasa dei libri

Il ritorno della paura.

Prima che scoppiasse la pandemia, in questo periodo dell’anno, le tre classi seconde della locale scuola secondaria (la scuola media, per intenderci) venivano invitate in biblioteca per tre serate di lettura di racconti del terrore, con brani di Poe, Buzzati, Garlaschelli, Dahl e chi più ne ha più ne metta.

Le sale della biblioteca, completamente buie, decorate (si fa per dire) con ragnatele, erano popolate da inquietanti figure che si animavano per leggere i testi e poi sparivano nelle tenebre, tra rumori sinistri e, logicamente, le grida spaventate dei ragazzi.

Si trattava di un modo non usuale per avvicinare i ragazzi alla lettura e per celebrare in modo non banale Halloween.

Poi l’arrivo della pandemia, la necessità del distanziamento, le classi in DAD per due anni hanno reso impossibile il ripetersi di questa attività che, ormai, era diventato un appuntamento quasi tradizionale.

Quest’anno, finalmente, la paura è tornata ad aggirarsi tra gli scaffali della biblioteca e questo mi sembra un bel segnale di ritorno alla normalità.

Milano - Kasa dei libri

La Biblioteca di Alessandria.

La Biblioteca Reale di Alessandria, costruita nel terzo secolo avanti Cristo sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo, fu probabilmente la più grande e ricca biblioteca dell’antichità ed uno dei principali centri culturale del mondo ellenistico, andò distrutta probabilmente più volte nell’antichità, in particolare nel 48 a.C. , durante la spedizione di Giulio Cesare, quando, in seguito a dei disordini scoppiati in città, un incendio devastò il porto vicino al quale sorgeva anche la biblioteca.

Si pensa che i rotoli conservati fossero tra i 490.000 e i 700.000, ma anche se non è semplice interpretare i cataloghi, sta di fatto che, quando una nave entrava in porto venivano sequestrati tutti i papiri che trasportava, poi venivano redatte delle copie che erano consegnate ai proprietari, mentre gli originali restavano ad Alessandria.

Nella Biblioteca non solo si copiavano e si conservavano i testi, ma vi lavorava una squadra di grammatici,filologi e studiosi incaricati di annotare, correggere e redigere delle edizioni critiche che venivano conservate nella Biblioteca stessa.

Oggi, sulle sue ceneri, sorge la Bibliotheca Alexandrina, aperta nel 2002, un grande e moderno centro culturale che si propone di commemorare l’antica Biblioteca cancellata dalla storia e di offrire un luogo di studio e di erudizione degno dei fasti dei un remoto passato.

Biblioteca - Alessandria (Egitto)

Una nuova partenza, un nuovo viaggio.

Preparo di nuovo la valigia: questa volta si tratta di abiti leggeri, cappello, occhiali da sole mentre nel bagaglio a mano c’è già la macchina fotografica, c’è il passaporto, ci sono le mascherine (che non sono obbligatorie, ma il volo e lungo e non si sa mai).

Come sempre, quando sta per iniziare un nuovo viaggio, sono un po’ agitata, sono un po’ timorosa, ma sono anche impaziente di lanciarmi nella nuova avventura che questa volta avrà come destinazione Il Cairo.

Inutile dire che non vedo l’ora di trovarmi al cospetto delle piramidi e della Sfinge, di trovarmi in un luogo che ha alle spalle una storia millenaria, una civiltà splendida, un passato che ho tanto studiato sui libri di scuola.

Non vedo l’ora di stare nel luogo della Biblioteca di Alessandria, di un centro di cultura che purtroppo è stato distrutto, ma che per me, che ho passato la vita a leggere e tradurre i classici della letteratura greca, è come un faro luminosissimo.

Sono emozionata all’idea di trovarmi lì dove la Storia ha impresso con forza le sue orme.

In volo verso Amman

Aspettando l’autunno.

Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon cœur
D’une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure ;

Et je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.
(Paul Verlaine)

Dopo questa estate rovente è quasi un sollievo aspettare l’autunno che per Verlaine è come una melodia struggente e malinconica, i violini feriscono il cuore con un languore “monotono” e il vento, che ci trascina come foglie morte, in fondo è una metafora della vita.

L’autunno è una stagione della vita, rappresenta la malinconia della fine, ma ha in sè già anche la speranza di un nuovo inizio e forse per questo motivo la tristezza è mitigata dalla gioia dei colori e dei profumi che, in questo momento dell’anno, sono così intensi.

Gessate

(piccola nota storica: i primi versi della poesia di Verlaine furono trasmessi da Radio Londra per annunciare alla resistenza francesa l’imminenza dell’invasione della Normandia e l’effettivo inizio delle operazioni)

Segni di “normalità”.

Oggi nel gruppo delle “dulcis in fabula” (le mamme, le nonne, le insegnanti in servizio ed leex insegnanti, le appassionate della lettura che, fino allo scoppio della pandemia ogni mese leggevano fiabe e racconti ai bambini da fino a cinque anni) è arrivato il messaggio che ci invita a riprendere questa coinvolgente attività.

L’ultima volta in cui la lettura si era svolta in modo “normale” era il 22 febbraio del 2020, il giorno prima si era sparsa la notizia del primo caso accertato di Covid a Codogno, ma non eravamo ancora consapevoli di quello che, di lì a poche ore, sarebbe successo, semplicemente ci siamo accertate di stare bene, di non avere febbre, tosse e raffreddore e, forse per la prima volta, abbiamo tenuto i bambini un po’ a distanza.

Poi la situazione è precipitata e in questi anni c’è stato qualche sporadico incontro, rigorosamente all’aperto, rigorosamente a distanza, rigorosamente con le mascherine.

Oggi è una gioia immaginare di tornare a leggere per i piccoli, magari mantenendo qualche inevitabile precauzione, ma senza eccessivi timori.

Non vedo l’ora di ricominciare e anche questo nuovo inizio ha il sapore della “normalità”

La linea dell’Arcangelo Michele.

Secondo la tradizione l’Europa sarebbe attraversata da una linea retta, una “ley line” (una delle linee rette che toccano i punti energetici del mondo) che va dall’Irlanda al Monte Carmelo e attraversa dei luoghi dedicati al culto dell’Arcangelo Michele il quale avrebbe tracciato questa line con un colpo di spada durante il suo combattimento contro satana.

La linea parte da Skelling Michael, nel sud dell’Irlanda, e passa attraverso St. Michael’s Mount, in Cornovaglia, Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in val di Susa, il santuario di Monte Sant’Angelo in Puglia, il monastero di San Michele sull’isola di Simi nel Dodecanneso, per finire in Israele presso il Santuario Stella Maris sul monte Carmelo.

Inutile dire che tutti i luoghi di culto attraversati dalla “linea Michelita” sono particolarmente suggestivi e ricchi di una atmosfera di spiritualità straordinaria.

Penso che uno dei luoghi più significativi sia la Sacra di San Michele che si trova al centro della Val di Susa sulla vetta del monte Pirchiriano e con la sua mole domina la vallata tanto che è diventata il monumento simbolo del Piemonte e, probabilmente, ha ispirato i luoghi del “Nome della Rosa” ad Umberto Eco.

La visita della Sacra non è solo un’esperienza artistica e culturale, ma è soprattutto un’esperienza spirituale che inizia dall’avvicinamento all’edificio attraverso il bosco, e prosegue con la salita, abbastanza faticosa, delle scale, soprattutto della “Scala dei Morti” che porta ad una balconata affacciata su un panorama immenso fatto di cime e di silenzi.

Quando i visitatori sono pochi (come è accaduto nel mio viaggio della scorsa settimana) ci si può soffermare con calma in prossimità dell’ingresso della chiesa, ammirare il panorama, ascoltare la voce del vento e dei propri pensieri e, in qualche modo, ritrovarsi a riflettere.

Quando la visita è finita e si torna indietro verso il parcheggio e i rumori quotidiani non si può fare a meno di voltarsi per un attimo e riassaporare quel senso di smarrimento e di pace e provare già un’acuta nostalgia.

Sacra di San Michele

L’età del Bipensiero.

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza“, così recita la dottrina del Socing (in Neolingua  “socialismo Inglese”) dominante dello stato immaginario di Oceania, uno dei tre paesi in cui è diviso il mondo nel capolavoro di George Orwell 1984.

Fondamento dell’ideologia è il Bipensiero che definisce il meccanismo mentale che permette di ritenere vera una idea e il suo opposto, a seconda della volontà del Grande Fratello e del partito da lui incarnato, dimenticando, nel medesimo istante, il cambio di opinione e paradossalmente l’atto stesso del dimenticare.

 «Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera» scrive Orwell per descrivere la necessità del “Ministero della Verità”,  l’ ente pubblico incaricato della censura della storia, della cancellazione di ogni nome ostile o avvenimento difforme dalla narrazione univoca del regime, o, come diremmo noi, dal “pensiero unico”.

In questi giorni, in questi anni, tra pandemia e guerra, sto vivendo l’esperienza straniante di ritrovarmi nel romanzo di Orwell, di non riuscire più a comprendere i fatti e a distinguerli dalle opinioni, di incontrare una grande difficoltà nel ricostruire il passato.

Ho l’impressione che il “Ministero della Verità”, radicato ormai in tutto il mondo, stia lavorando a pieno regime.

Londra - Università di Londra - ( Orwell -1984 - Ministero della Verità)

Questo è l’edificio di Londra che ha ispirato lo scrittore.