Archivio mensile:Luglio 2018

… a riveder le stelle

L’eclissi di luna “del secolo” è arrivata ed è passata, lasciando un po’ di delusione in molti perchè, almeno dalle nostre parti, la luna si  è fatta attendere non poco, nascosta sotto l’orizzonte e poi dietro un velo di nubi che si erano date convegno per l’occasione.

In fondo però quello che conta è che molte persone siano uscite di casa per guardare il cielo e si siano fatte affascinare da un fenomeno che da sempre cattura la fantasia degli uomini e crea in essi una sorta di turbamento con il suo mistero.

Ho visto per la strada tanti bambini un po’ stanchi, ma incuriositi ed eccitati, con lo sguardo rivolto al cielo desiderosi di vedere, di capire, di conoscere.

E’ stata una bella esperienza stare per la strada nell’afa della notte estiva e scambiare quattro chiacchiere in attesa di uno spettacolo tanto annunciato quanto aleatorio perchè gli eventi naturali non si verificano a comando, sfuggono al nostro controllo e, forse, presentano il grande vantaggio di riportarci alle giuste dimensioni, di renderci consapevoli di quanto siamo piccoli, noi che ci crediamo i padroni del creato.

Eclissi di luna 2018

I diritti degli animali.

I cani, si sa, hanno il “diritto” di abbaiare anche se, logicamente, deve essere cura dell’umano con cui convivono mettere in atto tutte le condizioni che permettano agli animali di non provare disagio, paura, dolore e aggressività e che consentano loro di vivere in modo sereno.

Chi decide, più o meno consapevolmente, di accogliere nella propria famiglia e nella propria casa un animale deve sapere che si assume la responsabilità del benessere di un essere vivente che richiede cure, affetto, condivisione, deve sapere che non si tratta di un oggetto, di un “giocattolo” da regalare a Natale e dimenticare a Capodanno.

Per questo motivo la notte scorsa mi sono inquietata nell’udire, per ore, fino a notte fonda, un cane che latrava disperatamente, con una voce che esprimeva disagio e dolore.

Non ce l’avevo con il cane, ma con l’essere umano che lo aveva lasciato solo, probabilmente smarrito e spaventato.

Il suo latrato dolente mi ha riempito di tristezza.

cane

Le signore che si fermano.

Un tempo, quassù in montagna, usare il cellulare era un’impresa, la copertura era un po’ “ballerina” e alcune zone in centro paese sembravano il “triangolo delle Bermuda” (quando si attraversavano alcune vie i telefonini entravano magicamente in stato catatonico).

C’erano però le cabine telefoniche che, soprattutto alla sera, erano animate di piccole folle di nonni e nipotini in attesa di comunicare con il resto della famiglia.

Poi anche qui la copertura è migliorata e, a poco a poco, sono comparsi gli smartphone e così capita abbastanza spesso di incrociare eleganti signore, capelli candidi, borsetta al braccio e occhiali da lettura sul naso, ben piantate in mezzo alla strada (per fortuna qui il traffico è poco) intente a chattare.

Ormai chi si muove per il paese, a piedi o con un qualsiasi mezzo di trasporto, deve mettere in conto il rischio di tamponare un signora che si ferma all’improvviso nel bel mezzo della strada.

“L’uso dei cellulari sta diventando un vero e proprio pericolo” ho scritto ad un’amica su WhatsApp… logicamente digitando il messaggio immobile in mezzo alla strada.

Ritorno.

Era da sette anni che non tornavo in Val Biandino e l’ultima volta che ho attraversato la vallata verdissima sopra Introbio, ai piedi del Pizzo dei Tre Signori, non ero sola.

Qui sono stata bene, sono stata serena, ma negli ultimi anni non sono riuscita a tornare quassù per paura di essere travolta da ricordi felici e dolorosi al tempo stesso, per paura di sentire più intensa la mia solitudine.

Oggi, con la complicità di una giornata tersa come avviene raramente, ho deciso di vincere i miei timori e di riempirmi la mente e il cuore del verde di questa conca erbosa dove il silenzio è una presenza, dove i fiori sembrano più profumati.

Ho camminato verso la chiesetta della Madonna della Neve con una presenza silenziosa al mio fianco, ma non ho provato dolore o tristezza, ho provato solo una struggente tenerezza e sono stata avvolta da una dolcissima ondata di ricordi.

Ancora una volta le mie montagne hanno avuto il potere di mettere un cerotto sulla mia anima.

Val Biandino 2018

Compiti delle vacanze.

Mentre mi godo gli ultimi raggi di sole che filtrano tra gli alberi dal balcone vicino al mio arrivano le voci di due bimbe e di un nonno impegnati nel rito estivo dei compiti delle vacanze.

“In un cortile ci sono sette galline ed ognuna becca dodici chicchi di mais, quanti chicchi di mais beccheranno in tutto?” legge con impegno la più piccola delle due e, dalla sua vocina piena di punti interrogativi, mi chiedo quante galline abbia visto in vita sua e quanti chicchi di mais allo stato brado (e non rigorosamente inscatolati).

Con qualche difficoltà si arriva al risultato e intanto mi chiedo che senso abbiano questi problemi così avulsi dalla realtà quotidiana di due bimbe di questo secolo (probabilmente cittadine).

Ho sempre assegnato pochi compiti per le vacanze, anche perchè memore della tortura a cui siamo stati sottoposti per anni mio figlio, mio marito ed io, ho sempre preferito consigliare qualche lettura o invitare i ragazzi ad osservare attentamente i luoghi delle vacanze per poterne poi parlare una volta tornati in classe (esercizi di osservazione, descrizione, approfondimento lessicale e chi più ne ha più ne metta).

In fondo è inevitabile che i ragazzi dimentichino durante l’estate, ma se hanno lavorato bene durante l’anno, dopo pochi giorni i ricordi riaffiorano e si può ricominciare ad imparare.

Cavenago di Brianza - Festa di Saracch

Un po’ di relax.

La funivia che sale in Artavaggio è vuota in questo lunedì di metà luglio, con il tempo incerto e le nuvole che avvolgono le cime, forse avrei dovuto aspettare un giorno migliore, un tempo migliore, ma non avevo voglia di aspettare e poi la giacca a vento è nello zaino e se dovesse piovere pazienza, prenderò un po’ di pioggia.

I primi passi in quota mi regalano un silenzio profondo, rotto a tratti dal soffio del vento e dal suono di campanacci lontani,  le nuvole corrono nel cielo e a tratti il sole torna a brillare, caldo e confortante.

Anche il rifugio è quasi vuoto, ma forse è anche per questo motivo che l’accoglienza è calorosa e gentile e mi sembra subito di trovarmi tra vecchi amici.

Mentre scambiamo discorsi e parole gli occhi si riempiono di verde e di azzurro e scrutano attenti tutti i dettagli, da una parte un fiore dai colori splendenti, dall’altra un uccellino impegnato nella cattura di un bruco, e la mente finalmente si libera e può galleggiare tra pensieri oziosi.

Questo è veramente relax.

Piani di Artavaggio - lo stagno

Piani di Artavaggio - Caccia grossa

La passione per il viaggio.

Come più volte ho ripetuto amo viaggiare in aereo, mi piace persino il rituale del check-in e dell’imbarco, mi piacciono  i sorrisi un po’ tirati degli assistenti di volo, le istruzioni mentre l’aereo imbocca la pista (sto persino attenta ed individuo le uscite di sicurezza anche se dubito che, in caso di emergenza, riuscirei a servirmene), accetto di buon grado le attese e i preliminari perchè adoro il momento in cui il carrello si stacca dal suolo e il velivolo si arrampica nel cielo.

Mi piace guardare il mondo piccolo piccolo piccolo laggiù, ma ogni tanto chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal rombo dei motori che mi concilia il sonno e intanto aspetto l’atterraggio e l’inizio della nuova avventura.

Negli ultimi tempi, però, ho ricominciato a viaggiare in treno, possibilmente con l’alta velocità (quasi sempre servendomi di Italo) per raggiungere le città a poche centinaia di chilometri da casa.

Anche nel caso del treno amo molto il “prima”, mi piace arrivare in Centrale per tempo, bere un caffè, tenere d’occhio i tabelloni e avviarmi con calma sul binario tra la folla dei viaggiatori.

Salgo sul treno, raggiungo il mio posto e aspetto il momento in cui comincia a muoversi lentamente pregustando l’immagine del paesaggio che scorre sempre più veloce al di là del finestrino e intanto che il treno scivola sui binari do un’occhiata al giornale, bevo un succo d’arancia e guardo fuori.

E’ proprio vero  che l’avventura inizia quando ci chiudiamo la porta di casa dietro alle spalle.

In Treno (Milano)

In volo verso Baku

Ritrovarsi.

Mi capita abbastanza spesso di ritrovarmi a cena, davanti ad una pizza e ad una birra, con qualche vecchio amico: si tratta di rimpatriate tra “vecchi” ragazzi, cresciuti insieme, o tra persone con cui ci si è persi di vista per un po’, ma che hanno condiviso con noi un percorso lungo o breve, sono occasioni per ricordare, per rivivere il passato, per ritrovarsi e fare il punto della situazione con quelli che erano e sono i nostri coetanei ed è anche piacevole il gioco del “ti ricordi?” vissuto con una sdrucciolevole sensazione di nostalgia.

Non mi era mai capitato, invece, di cenare con degli ex allievi che avevo lasciato poco dopo gli esami di terza media e che ritrovo all’indomani della maturità.

Ieri sera è successo ed è stato bellissimo trovare giovani donne e giovani uomini proiettati verso il futuro, consapevoli delle loro speranze e delle aspettative, che non vivono la malinconia del ricordo, ma che non rinnegano i ricordi.

E’ stato bellissimo rivedere i loro occhi attenti, come tanto tempo fa, ma allora era un gravoso dovere, oggi è affetto e simpatia e voglia di condividere e non c’è più il distacco naturale tra scolari e insegnanti, ma c’è una nuova rispettosa confidenza.

Grazie ragazzi per come siete, per quello che siete diventati, per le piccole tracce di me che ritrovo in voi.

La Scala.

Il teatro alla Scala è uno dei gioielli della mia città, conosciuto in tutto il mondo, apprezzato in tutto il mondo e di cui Milano va giustamente orgogliosa.

Quando i turisti arrivano nella piazza tra Palazzo Marino e la Galleria, raggruppati intorno alle guide, e sostano davanti alla sobria eleganza  della facciata del Piermarini restano a bocca aperta.

Poi entrano nel Museo Teatrale alla Scala e si aggirano tra costumi di scena, quadri, cimeli quasi con reverenza, perchè questo è veramente il tempio della musica e ogni oggetto racconta una storia.

Non ci sono italiani, nel museo, forse perchè non siamo tanto appassionati ai musei, ed è un vero peccato soprattutto perchè, ad un certo punto del percorso, ci si trova in un palco, al cospetto della sala tutta illuminata ed è una  emozione di cui è un peccato privarsi.

Milano - Museo teatrale della Scala
Milano - Museo teatrale della Scala

Civiltà… e attenzione.

Le Gallerie d’Italia di Milano rappresentano una raccolta molto ricca di opere d’arte che coprono un arco di tempo che va dall’inizio dell’800 al ‘900, collocate in palazzi prestigiosi che, da soli, meriterebbero una visita.

Al di là dell’importanza delle opere, appartenenti alle collezioni del gruppo Intesa San Paolo, mi ha particolarmente colpito un aspetto dell’allestimento che denota una grande attenzione anche per chi, essendo non vedente, non potrebbe in alcun modo accostarsi alle opere.

Nella sezione “Da Canova a Boccioni” tutte le sculture dell’artista di Possagno sono accompagnate da una tavoletta con una riproduzione (logicamente ridotta) dell’opera accompagnata da una scritta in Braille che illustra l’immagine.

Chi non ha la fortuna di vedere può sfiorare con le dita la tavoletta riuscendo ad assaporarne l’armonia delle forme.

Mi sembra un bell’esempio di civiltà.

Milano - Gallerie d'Italia