Le buone cose di pessimo gusto.

Come nel salotto dell’amica di nonna Speranza, descritto da Gozzano, un tempo le case di molti erano ingombre di soprammobili, posati su vezzosi centrini (per non graffiare il piano lucidissimo del buffet), che ai nostri occhi di contemporanei appaiono un po’ tristi e goffi e ingombranti.

Chi appartiene alla mia generazione non può non ricordare i cavallini di vetro di Murano o le bamboline in costume regionale o i carrettini siciliani che sembravano creati solo per attirare polvere, muti testimoni di epici viaggi, che facevano bella mostra di sé nei salotti “buoni” destinati a restare vuoti e silenziosi e tirati a lucido nell’attesa dell’arrivo di qualche ospite di riguardo.

Mi vergogno un po’a dirlo, ma a me è restata la passione per il souvenir di pessimo gusto tanto è vero che, quando sono in viaggio, non mi do pace finché non acquisto una di quelle palle di vetro che, una volta capovolte, lasciano cadere una fitta nevicata su monumenti ed edifici celebri.

Ho capito di aver toccato il fondo quando ho riportato a casa da Marrakech una palla di vetro con la neve che si posava leggera sulle palme di un’oasi e sui dromedari.

Le mie palle di neve, con la loro ingenuità disarmante, stanno tutte lì a prendere polvere su una mensola nel salotto della casa in montagna e quando le guardo provo un po’ di vergogna e tanta tenerezza.

Roma

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