Gennaio.

“Ianuarius” lo chiamavano i Romani con un chiaro riferimento a Giano, la divinità bifronte preposta a alle porte e ai ponti e, simbolicamente, a tutto ciò che rappresenta un passaggio, un nuovo inizio.

Gennaio dovrebbe essere  il mese del freddo pungente e della neve, ma la scorsa notte sono stata svegliata dai fulmini e dai tuoni di un temporale dal sapore estivo, scoppiato quasi per smentire in modo beffardo quanti continuano a ripetere che i cambiamenti climatici sono solo un’impressione (in compenso la neve è caduta sul Sahara algerino).

Gennaio è il mese delle buone intenzioni, delle promesse per il nuovo anno, del desiderio di rinnovamento, è un mese che, di solito, inizia tra brindisi e scoppi di fuochi d’artificio perchè ogni inizio, anche se non sappiamo dove ci porterà, viene salutato con gioia forse solo per esorcizzare il timore del futuro.

Quest’anno ho salutato il nuovo anno sulle rive del Caspio, in mezzo ad una folla festante, con lo sguardo rivolto ai fuochi d’artificio e l’impressione un po’ straniante di essere tanto lontana da casa che, mentre festeggiavo la mezzanotte, i miei cari stavano ancora preparando la cena.

Gennaio è anche il tempo in cui le giornate si allungano in modo sempre più evidente e racchiude in sè la promessa della primavera.

Baku (Azerbaijan) - Notte di Capodanno

 

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