Gli ultimi anni ci hanno abituato ad inverni tutto sommato miti e così il gelo di questi giorni mi ha sorpreso in modo abbastanza spiacevole.
Alla mattina, quando cammino frettolosa e freddolosa verso la scuola, il prato ancora verde luccica di mille aghi di ghiaccio e non posso fare a meno di rabbrividire, stretta nel cappotto, col cappello ben calcato in testa e le mani affondate nelle tasche.
E’ un freddo che mi entra fin nell’anima e che non mi lascia neppure quando il sole illumina la via del ritorno e che si acuisce quando, nel pomeriggio, le ombre si allungano e il sole tramonta veloce all’orizzonte.
Ma forse non è solo il freddo dell’aria che mi colpisce, forse si tratta di un gelo che ho ancora dentro di me, il gelo del vuoto e dell’abbandono che, proprio nel mese di dicembre, sento più rigido perchè si avvicina il Natale e si stringe il cerchio degli affetti e le sedie vuote sembrano ancora più vuote e i silenzi sono più profondi.