Archivio mensile:Maggio 2017

Intervallo.

Agli albori delle trasmissioni televisive, quando si verificava qualche problema tecnico o c’era una pausa tra due programmi, andava in onda l’intervallo, lo stacchetto breve o lungo che penso molti della mia generazione ricordino persino con un po’ di tenerezza.

Fino agli anni sessanta si trattava di immagini, logicamente in bianco e nero, di greggi di pecore che pascolavano placidamente in un’Italia che allora era molto meno cementificata di oggi, proiettate con il sottofondo musicale dell’Allegro dalla Sonata VI in la maggiore di Pietro Domenico Paradisi eseguito con uno xilofono che ricordava vagamente il suono di un clavicembalo e la scritta “intervallo”  vergata in un elegante corsivo.

Più tardi le placide (… e un po’ soporifere) pecore furono sostituite da vedute in stile cartolina di borghi italiani appollaiati su colli erbosi o adagiati in una vallata soleggiata o affacciati sulle sponde di un lago o del mare con il toponimo messo in bella evidenza e l’accompagnamento della Passacaglia dalla suite per clavicembalo di Handel.

Non c’era ancora la pubblicità a rompere e interrompere le trasmissioni e i pochi minuti di intervallo erano un’interruzione quasi piacevole.

Anche oggi, quando mi capita di incrociare un gregge, improvvisamente mi tornano alla mente quelle immagini di un’Italia ancora ingenua e apparentemente serena e tranquilla.

Cavenago di Brianza - Domeniche in collina

Invecchiare bene.

Una vita lunga, una vecchiaia serena senza gravi patologie sono il sogno di tutti, ma non sempre è così: spesso la speranza di vita si allunga a scapito della qualità.

Per questo è una bella notizia scoprire che una persona anziana riesce a vivere la quotidianità come se lo scorrere degli anni fosse rallentato.

In questi giorni il “Piccolo Teatro della città di Milano” compie settant’anni e anche per una istituzione culturale si tratta di una gran bella età.

Tra gli spettacoli messi in scena per celebrare il compleanno di quello che per Milano è un vero e proprio fiore all’occhiello c’è il mitico “Arlecchino servitore di due padroni”  di Carlo Goldoni che è lo spettacolo italiano più visto al mondo.

La buona notizia consiste nel fatto che ancora oggi nel ruolo di Arlecchino recita  (anche se non in tutte le rappresentazioni in programma) Ferruccio Soleri che alla ragguardevole età di ottantasette anni si muove ancora con destrezza sul palco che calca dal lontano ’67.

E’ bello pensare che un uomo di ottantasette anni abbia ancora la forza di reggere uno spettacolo di tre ore, è emozionante incontrare tanto amore per il teatro e per il lavoro ben fatto.

Milano

Incanto.

Uno dei motivi che mi fanno amare le mie camminate tra i prati e i boschi è la possibilità di lasciarmi catturare dall’incanto dei colori e delle forme della natura.

Nei petali dei fiori, nelle ali variopinte delle farfalle che si posano leggere sugli steli incontro una bellezza e un’armonia che inevitabilmente mi catturano e quasi mi commuovono.

Allora ho bisogno di silenzio e di solitudine quasi per potermi raccogliere davanti alla perfezione della natura, quasi per trovare dentro di me una sorta di gratitudine per la bellezza donata a piene mani.

E’ difficile trovare le parole quando gli occhi sono prigionieri dello stupore.

DSC_0011

DSC_0005

DSC_0001

…. e non l’abbiamo presa bene…..

Eurovision Song Contest 2017, la manifestazione organizzata dalle televisioni europee che è una sorta di Erasmus della canzone, si è chiusa con la vittoria  del brano “Amar pelos dois” del portoghese Salvador Sobral deludendo la aspettative italiane che, forti dei pronostici, fino all’ultimo momento favorevoli, di “esperti” e bookmakers puntavano sulla vittoria di “Occidentali’s Karma”.

Al di là delle valutazioni di merito sulla canzone vincitrice,  un brano in lingua lusitana che si ispira vagamente alla tradizione del fado, dolcissima e per certi versi affascinante, quello che, come ogni anno, mi ha colpito è l’andamento delle votazioni.

Durante l’esibizione dei cantanti il clima è improntato a sportività e simpatia fra le nazioni, ma poi, quando è il momento di votare, spesso indipendentemente dal valore delle canzoni, le nazioni scandinave si votano fra loro, la Moldova vota la Romania e viceversa, Cipro e Grecia si scambiano favori, le nazioni nate dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica si sostengono, come pure quelle nate dalla fine traumatica della Yugoslavia mentre l’Italia è un po’ esclusa da questi destini incrociati e, di solito, può contare solo sull’appoggio quasi incondizionato di Albania, Malta e San Marino.

Quest’anno  la delusione più cocente è arrivata proprio dalla piccola Repubblica del Monte Titano che ci ha decisamente snobbato, come d’altra parte era legittimo che facesse.

Nel più puro spirito sportivo non abbiamo reagito con classe, eleganza e sobrietà e, nel cuore della notte, sono partite le ritorsioni così aprendo la pagina di Wikipedia dedicata a San Marino si poteva leggere:

Capitale: Lisbona
Lingua ufficiale: Portoghese
Inno nazionale: Amar pelos dois

No, decisamente non l’abbiamo presa bene.

Cavenago

Lezione concerto.

Visto che nella nostra scuola non ci facciamo mancare proprio niente oggi si è svolta la “lezione concerto” nello splendido Salone di Apollo, perché la buona musica è ancora più buona  se ascoltata in un ambiente adeguato, elegante e dall’acustica perfetta.

La lezione consiste in un breve concerto in cui si esibiscono musicisti esperti spesso giovani e ogni anno si affrontano stili musicali diversi e strumenti diversi con l’obiettivo evidente di avvicinare i ragazzi all’esperienza della musica ascoltata dal vivo e da vicino, tanto vicino da poter vedere bene gli strumenti e i movimenti delle mani degli artisti, tanto vicino da farsi coinvolgere dalle note che si spandono libere nell’aria.

Quest’anno si sono esibiti quattro giovani che compongono un raffinato quartetto d’archi che hanno saputo coinvolgere i ragazzi soprattutto con l’esecuzione della “Aria sulla quarta corda” di Bach che è un brano molto noto anche per dei giovanissimi visto e considerato che, da sempre, è la sigla di apertura delle trasmissioni di divulgazione di Piero Angela.

E’ stato emozionante “sentire” il silenzio quasi palpabile dei ragazzi catturati dalla magia di una musica che, solitamente, non fa parte della loro quotidianità, ma che sempre riesce ad esercitare il suo fascino potente.

 

In canoa.

Il progetto sport della nostra scuola prevede che le terze vadano all’Idroscalo (il mare di Milano) per la lezione di canoa e quest’anno, anche se non insegno in una terza, ho accompagnato un gruppo a causa di una serie di coincidenze e di incidenti.

La lezione di canoa è tradizionalmente l’ultima “gita” del corso di studi e si svolge tra maggio e giugno nella speranza, spesso disattesa, di incappare in una giornata quasi estiva, ma l’esperienza degli ultimi anni spesso ci ha rivelato che il clima balneare può essere solo una pia illusione.

Anche questa mattina l’Idroscalo ci ha accolto con un cielo minaccioso e un freschino da mese di marzo che non facevano sperare nulla di buono, per fortuna non c’è stata la pioggia tanto temuta, anzi, dopo la lezione di canoa, il cielo si è rasserenato permettendoci di fare una bella passeggiata, di quasi sei chilometri, intorno allo specchio d’acqua.

Come ogni anno i ragazzi hanno affrontato l’acqua e i movimenti di pagaia con un po’ di titubanza e qualche timore, come ogni anno sono tornati a riva un po’ intirizziti, ma contenti come pasque.

E’ una bella esperienza, è l’ultima esperienza insieme, è un ricordo che li accompagnerà a lungo.

Milano - Idroscalo

Meno di un mese.

E’ incredibile, ma ormai alla fine dell’anno scolastico manca meno di un mese e poi cominceranno le vacanze (sempre brevi purtroppo) e poi i miei cuccioli rientreranno a scuola come ragazzi di terza media, già proiettati verso la scelta della scuola superiore.

L’esigua manciata di giorni che ci divide dall’ultima campanella si trasforma fatalmente nella sagra delle verifiche, nel festival delle interrogazioni, nei tentativi quasi disperati di “tirar su” in extremis qualche voto traballante.

Sono senza respiro questi ultimi giorni, sono giorni di corsa, sono giorni corti corti in cui il tempo sembra non bastare mai.

Poi ci sarà la calma dei giorni caldi dell’estate, il meritato (per alcuni) riposo, il limbo dei giorni senza compiti da svolgere, senza lezioni da studiare, senza scadenze, la piacevole noia un po’ vuota della vacanza.

E il desiderio che le vacanze non finiscano mai e il desiderio che finiscano subito.

Bergeggi (ottobre 2011)

Eurovision 2017: comunque vada … πάντα ῥεῖ.

La prossima settimana sarà la settimana di “Eurovision Song Contest 2017“, la manifestazione canora europea che quest’anno si svolgerà a Kiev (visto che lo scorso anno ha vinto l’Ucraina) con il motto “celebrate diversity”.

Pare che l’Italia rischi di dover accettare l’idea di ospitare la manifestazione  il prossimo anno visto che la canzone “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani è data per favorita dai bookmakers di mezza Europa, ma in fondo sarebbe anche ora di darsi una mossa dal momento che l’ultima vittoria italiana risale al 1990 con un giovanissimo Toto Cotugno e prima ancora al 1964 con una Gigliola Cinquetti che, evidentemente, “non aveva l’età”.

La canzone in concorso (poi qualcuno mi spiegherà il senso del genitivo sassone nel titolo) è allegra e fa venir voglia di ballare, ha un testo accattivante che per una volta non sfrutta la rima cuore/amore, anzi riesce a creare un’assonanza tra il greco antico e l’inglese moderno associando Eraclito a Gene Kelly e poi porta in scena la “scimmia nuda” che balla strizzando l’occhiolino a Desmond Morris.

Se Gabbani non dovesse vincere probabilmente se ne farà una ragione a giudicare dal verso “comunque vada: πάντα ῥεῖ” che sembra richiamare tutti all’idea che la competizione è solo un gioco e che tutto scivola via.

L’importante è che se dovessimo incontrare un signore indiano che ci saluta con la formula tradizionale “Namastè” non ci venga in mente di rispondere “alè”.

Marocco - Ouzoud

Maggio.

Nella più pura tradizione cattolica maggio è il mese dedicato alla Madonna, il mese in cui si recita con più fervore il rosario e la gente del paese (sempre meno numerosa per la verità) si spinge spesso a piedi al di là dell’autostrada per partecipare alle funzioni nella chiesetta antica di Santa Maria in Campo.

Fino a qualche anno fa la Messa veniva celebrata ogni sera e molti, approfittando del clima finalmente primaverile, si concedevano una passeggiata al calar delle tenebre per raggiungere il piccolo luogo di culto.

Quando ero bambina, invece, durante il mese di maggio, nella chiesa vicina alla scuola, si celebrava una breve funzione prima dell’inizio delle lezioni, si pregava un po’, ci si impegnava a fare dei “fioretti” (così si chiamavano le piccole rinunce che allora erano parte integrante dell’educazione), si riceveva un mitico tagliandino che avrebbe permesso, alla fine del mese, di partecipare ad una gita ambitissima e poi si andava a scuola.

Non mi dispiaceva alzarmi un po’ prima del solito per ritrovarmi in chiesa con le mie compagne e condividere un momento di preghierae: forse, a ben guardare, la cosa importante non era pregare, ma stare insieme qualche minuto di più.

Anche quei momenti, quei fioretti, quella condivisione mi hanno aiutato a crescere.

Cavenago di Brianza - Chiesa di Santa Maria in campo