Figli delle stelle.

In molti racconti di fantascienza spesso è narrato un viaggio interplanetario, un viaggio lunghissimo che dura anni e anni con gli astronauti che attraversano lo spazio in una sorta di animazione sospesa per poi risvegliarsi a decine di anni luce dalla terra ancora giovani e nel pieno delle forze.

In altri il viaggio avviene su astronavi enormi, simili a villaggi, dove la vita continua come sulla terra che diventa sempre più lontana, più minuscola nello spazio profondo e i viaggiatori invecchiano e mettono al mondo dei figli che crescono sull’astronave, immaginando che la terra, che non conoscono, sia simile al mondo artefatto in cui vivono.

Questo scenario vagamente inquietante è raccontato anche nel libro “Se il sole muore” di Oriana Fallaci nel quale i “figli delle stelle” diventano uomini e donne che nel cuore portano l’acuta nostalgia per quel pianeta che non hanno mai visto.

Se anche riuscissimo a viaggiare alla velocità della luce (e non è affatto detto che possa mai avvenire) quei sette pianeti, lontanissimi cugini della nostra Terra, di cui la Nasa ha dato ieri l‘annuncio della scoperta, richiederebbero un viaggio attraverso il silenzio siderale di quarant’anni, proprio come avviene nei più classici racconti di fantascienza.

Noi che viviamo oggi sulla Terra non vedremo mai quel viaggio, ma è bello sapere che quei pianeti sono lassù, da qualche parte nel buio e che, da ieri, siamo un po’ meno soli.

Brembate Torre del Sole

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