Archivio mensile:Febbraio 2017

Venezia e Carnevale.

Sarà per le bancarelle con le maschere appese in ogni stagione dell’anno, ma a Venezia pare di respirare sempre il clima di Carnevale.

A Carnevale però è un’altra cosa: la stazione e il ponte di Calatrava (o meglio il Ponte della Costituzione) sono affollati di maschere che arrivano da ogni parte, con ogni mezzo, con quel sentimento da divertimento “a tutti i costi” che spinge la folla ad infilarsi nei percorsi, opportunamente segnalati con le frecce gialle, verso Rialto e San Marco.

Venezia non è tuttavia una città che si può affrontare a cuor leggero infatti il primo ponte, impervio come un passo dolomitico, crea già una selezione naturale mentre le code ai vaporetti si allungano a dismisura.

Anche a Carnevale, però, Venezia offre angoli silenziosi di grande suggestione che fanno dimenticare l’aspetto da parco dei divertimenti che il turismo di massa le ha appiccicato addosso: basta percorrere la Lista di Spagna e, superato il ponte di Cannaregio, deviare a sinistra per ritrovarsi nel ghetto, silenzioso e tranquillo e scoprire ancora una volta come questa città sia un gioiello prezioso, delicato come un vetro soffiato, elegante come un merletto e incredibilmente unico.

Sono innamorata di Venezia, dei suoi colori, dei suoi odori, della sua bellezza che si offre superba agli sguardi di chi sa scovare un solitario Rio Terà che si insinua tra i palazzi offrendo rii, ponti e campielli di una grazia quasi commovente.

Venezia - Carnevale

Il treno.

Ieri siamo andati a Venezia per il Carnevale, ma il Carnevale e persino Venezia erano un pretesto per viaggiare su un treno speciale (organizzato dall’associazione “Ferrovie Turistiche Italiane”), un treno con i vagoni grigio scuro, con gli scompartimenti per otto viaggiatori dai sedili in velluto, con le stampe retrò appese sopra i poggiatesta, con le manovelle per abbassare i vetri, con le scritte di avvertimento in italiano, francese, tedesco e solo alla fine, ma proprio alla fine, in inglese.

Viaggiare su quel treno è stato un tuffo nel passato, un ritorno a quando salire su un treno era già l’inizio di un’avventura e i viaggi erano lunghi a sufficienza per fare conoscenza con gli altri occupanti dello scompartimento con i quali si condivideva per qualche ora uno spazio limitato: allora, per ingannare il tempo, si leggeva un libro o si scambiavano quattro chiacchiere con gli altri passeggeri (che non avevano neppure uno smartphone in cui tuffarsi).

Mentre il paesaggio fluiva lento fuori dai finestrini, lo scompartimento diventava una sorta di “non luogo” dove si incrociavano storie ed esperienze che, alla fine del viaggio, fatalmente di separavano, ma lasciavano una traccia nel bagaglio di ricordi che tutti noi ci portiamo dietro.

Salire sul treno ieri è stato piacevole, come è stato piacevole il viaggio a prescindere dalla meta, Venezia, che è pur sempre un luogo pieno di fascino.

Venezia - Carnevale

Marghera - Treno storico

Il vero spirito sportivo.

Sta diventando virale un video che racconta la gara di un fondista venezuelano, Adrian Solano, ai campionati mondiali di Lathi in Finlandia.

L’atleta, impacciato in modo quasi “fantozziano”, esce dai blocchi di partenza e sembra non riuscire a stare in equilibrio, sbaglia corsia, incrocia gli sci, si ribalta in malo modo, spezza i bastoncini, rischia di concludere la performance in tempi “biblici”, ma, nel più puro spirito sportivo, pur essendosi ritirato sorride soddisfatto.

Per comprendere la sua soddisfazione bisogna conoscere alcuni particolari della sua storia: l’atleta non ha mai visto la neve in vita sua e si è allenato solo su strada con gli skiroll, inoltre per potersi allenare finalmente sulla neve è arrivato in Europa con un mese di anticipo, ma è stato bloccato in Francia perchè sospettato di essere un immigrato clandestino (in Venezuela, dicevano i poliziotti, non esiste lo sci) e rispedito in patria.

Forse il giovane atleta non avrà mai una gran tecnica, ma ha dimostrato di avere coraggio da vendere.

Piani di Artavaggio

Figli delle stelle.

In molti racconti di fantascienza spesso è narrato un viaggio interplanetario, un viaggio lunghissimo che dura anni e anni con gli astronauti che attraversano lo spazio in una sorta di animazione sospesa per poi risvegliarsi a decine di anni luce dalla terra ancora giovani e nel pieno delle forze.

In altri il viaggio avviene su astronavi enormi, simili a villaggi, dove la vita continua come sulla terra che diventa sempre più lontana, più minuscola nello spazio profondo e i viaggiatori invecchiano e mettono al mondo dei figli che crescono sull’astronave, immaginando che la terra, che non conoscono, sia simile al mondo artefatto in cui vivono.

Questo scenario vagamente inquietante è raccontato anche nel libro “Se il sole muore” di Oriana Fallaci nel quale i “figli delle stelle” diventano uomini e donne che nel cuore portano l’acuta nostalgia per quel pianeta che non hanno mai visto.

Se anche riuscissimo a viaggiare alla velocità della luce (e non è affatto detto che possa mai avvenire) quei sette pianeti, lontanissimi cugini della nostra Terra, di cui la Nasa ha dato ieri l‘annuncio della scoperta, richiederebbero un viaggio attraverso il silenzio siderale di quarant’anni, proprio come avviene nei più classici racconti di fantascienza.

Noi che viviamo oggi sulla Terra non vedremo mai quel viaggio, ma è bello sapere che quei pianeti sono lassù, da qualche parte nel buio e che, da ieri, siamo un po’ meno soli.

Brembate Torre del Sole

Il tempo e i sogni.

Quando i miei ragazzi sono un po’ irrequieti e chiacchierano e si distraggono perdendo tempo, come purtroppo succede abbastanza spesso, di solito interrompo la lezione e faccio una “tirata” che sortisce l’effetto di riportare il silenzio tra i muri dell’aula.

Mi rendo conto di ripetere sempre lo stesso discorso, ma mi piacerebbe che i ragazzi capissero che stanno sprecando del tempo prezioso, il tempo in cui la freschezza delle loro intelligenze può permettere loro di imparare tanto, di comprendere tanto, di acquisire gli strumenti per costruire il loro futuro.

So che hanno tanti sogni, ma i sogni svaniscono se non si lavora seriamente per realizzarli, so che pensano di avere davanti un tempo infinito, ma anche il tempo scivola via se non si usa bene.

Mi piacerebbe poter regalare loro un briciolo della mia lunga esperienza, mi piacerebbe metterli al riparo da sconfitte e delusioni, mi piacerebbe far comprendere loro che domani forse il tempo sarà ancora lì, ma i sogni potrebbero non esserci più.

Milano - Exxperience 2016

Passi silenziosi.

Mi affascinano le architetture sobrie, mi affascinano i palazzi antichi dai portici eleganti dove le colonne si susseguono in un gioco di luci ed ombre.

Mi piace passeggiare sotto le volte, soprattutto quando in giro non c’è nessuno, e il suono dei miei passi scivola leggero nel silenzio, mentre lo sguardo si perde lungo la teoria di colonne che sembrano disegnare sul pavimento un ritmo quasi musicale.

Ci sono luoghi ricchi di fascino e di bellezza che catturano la mia immaginazione e allora penso a quanti passi si sono avvicendati su quelle pietre, a quante storie si sono dipanate lungo quei portici a quante vite hanno riempito di suoni e di sentimenti quegli spazi silenziosi.

La bellezza riesce sempre a liberare i miei pensieri.

Gorizia

Pulizie di (quasi) primavera.

Il portatile nuovo è sul tavolo, lustro e velocissimo anche perché inesorabilmente vuoto.

A poco a poco carico i programmi che sono abituata ad usare, le icone familiari compaiono sulla barra del desktop.

Di fianco c’è un hard disk esterno con tutti i file che da secoli ho accumulato sul vecchio portatile (andato a riposo dopo anni e anni di onorato servizio) e adesso mi tocca l’ingrato (o grato) compito di fare un po’ di ordine tra tutti quei documenti, quelle immagini, quei testi, magari solo abbozzati e lasciati lì, in attesa di tempi migliori.

Ogni file mi riporta indietro, anche di parecchi anni, ritrovo relazioni finali e piani di lavoro di classi ormai uscite dalla scuola da tanto tempo, rileggo i nomi e rivedo i volti, e sento le voci, e mi vengono in mente episodi buffi.

Ogni foto mi ricorda viaggi e momenti felici e luoghi di grande bellezza.

E’ incredibile che anche fare pulizia in un vecchio hard disk possa essere un’occasione per lasciarsi andare ai ricordi.

tasti

Le cattive abitudini.

Basta camminare per strada per osservare tantissimi, giovani e meno giovani, con la testa china e gli occhi puntati sullo schermo dello smartphone, intenti a leggere un messaggio, a chattare, a condividere foto incuranti di ciò che accade intorno, del traffico, delle altre persone che camminano sullo stesso marciapiede.

Anch’io, che fino a due mesi fa avevo resistito alle lusinghe del telefonino, devo farmi forza per non guardare lo schermo ogni volta che sento il suono di un messaggio in arrivo e solo per salvaguardare la mia salute mentale mi impongo di aspettare di avere un po’ di tempo libero per dare un’occhiata, ma la tentazione è comunque sempre dietro l’angolo.

A parte il rischio del doppio mento (da testa china), dell’affaticamento della vista e della sordità incipiente (da musica a palla nelle orecchie) usare lo smartphone quando si cammina per strada può essere anche pericoloso, soprattutto quando si attraversa un incrocio trafficato.

Per questo motivo in una città olandese si è deciso di modificare i semafori rendendoli visibili anche per chi non alza mai gli occhi da terra: da qualche tempo, infatti, una striscia luminosa, rossa o verde a seconda della necessità, viene proiettata sul bordo del marciapiede.

Qualcuno potrebbe obiettare che questo provvedimento asseconda una cattiva abitudine che sarebbe meglio tentare di eliminare, ma purtroppo credo che gli amministratori, con grande realismo, abbiano compreso che è meglio tentare di limitare i danni piuttosto che sperare in un improbabile cambiamento di abitudini dei cittadini.

Continuiamo così: facciamoci del male.

Milano
 

Primi tepori.

Esco di casa, senza guanti, senza cappello, l’aria è tiepida e piacevole e finalmente cammino non per andare da qualche parte o per sbrigare qualche commissione, ma per il gusto di camminare.

Attraverso il parco  ancora vuoto, non è ancora il tempo in cui i vialetti si riempiono di bambini che corrono liberi, di mamme, di nonni.

Mentre cammino mi sembra di ritrovare le forze, come al risveglio dopo un lungo sonno, mi piace questa sensazione di vivere un nuovo inizio.

I primi tepori mi fanno proprio uno strano effetto, mi strappano dal torpore dell’inverno, mi regalano una nuova luce che illumina non solo il giorno, ma anche i miei pensieri.

Cavenago di Brianza - alba

Un attimo di respiro.

Ogni giorno, dopo il suono dell’ultima campanella della giornata, gli insegnanti dell’ultima ora si ritrovano in aula professori per riporre i libri nei cassetti, per sistemare le ultime “sudate carte”, per respirare un po’.

Capita spesso di indugiare, magari per raccontarci come è andata la giornata o per condividere idee e progetti o, più semplicemente, per chiacchierare un po’ tra noi, tra adulti, dopo aver passato tutta la giornata con i ragazzi.

Sembra quasi che non abbiamo fretta di tornare a casa come se la scuola che, a poco a poco, diventa vuota e silenziosa fosse una specie di limbo tra la giornata di lavoro e le mille incombenze familiari, una zona franca, una terra di nessuno dove, per pochi minuti, non siamo più insegnanti e non siamo ancora le persone che saremo fuori di qui.

E’ piacevole scambiare queste quattro parole tra noi, parole che ci permettono di condividere i nostri pensieri quotidiani, pensieri di persone comuni che, pur venendo da storie ed esperienze diverse, si ritrovano ogni giorno a condividere gli spazi e il mestiere più bello del mondo.

pennini