Duri risvegli.

Una delle cose che mi preoccupa da sempre  è il timore di non sentire la sveglia e restare tra le braccia di Morfeo quando devo iniziare a lavorare alla prima ora, o quando mi devo recare in aeroporto per partire ad ore improbabili, o quando ho un appuntamento importante.

Quando ero una ragazzina avevo una sveglia enorme, metallica, con due campanelli che, all’occorrenza, venivano percossi da un martelletto, una sveglia piena di personalità, dotata di un ticchettio che mi provocava tutti i sintomi dell’insonnia tanto che, di solito, mi addormentavo quando era quasi mattina e allora la sveglia malefica, forse anche a causa della mia imperizia nel programmarla, si dimenticava di suonare, mancando clamorosamente lo scopo per cui era stata creata.

In compenso se decideva di suonare aveva una potenza tale da svegliare l’intero condominio.

Quando è andata in pensione per sopraggiunti limiti di età (sua e mia) è stata la volta di una radiosveglia dal suono anonimo, che, in caso di improvvisa mancanza della corrente, mi abbandonava proditoriamente.

In compenso se partivo per il weekend e mi dimenticavo di spegnerla, suonava per ore infastidendo vicini e lontani.

Solo negli ultimi tempi ho deciso di farmi svegliare dall’allegra musichetta dello smartphone che incredibilmente, nonostante abbia un suono delicato, riesce a strapparmi dal sonno, ma forse l’età che avanza ha semplicemente reso il mio sonno più leggero.

Milano - Orologio

 

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