Il colore del risotto.

Oggi è una tipica giornata novembrina, piovosa quanto basta (almeno dalle mie parti, altrove la pioggia sta facendo disastri), freddina e grigia, è una giornata da stare chiusi in casa, giornata da polenta e funghi, giornata da risotto.

E risotto sia, risotto allo zafferano che, in assenza di ossobuco e midollo, dovrà accontentarsi di una salsiccia, non proprio un risotto alla milanese tradizionale, ma ugualmente buono, bastantemente “confort food”, mantecato al punto giusto, “all’onda” comme il faut.

E mentre il profumo dello zafferano si spande in cucina, mi lascio catturare dal colore acceso e brillante, un colore che da solo basta a mettere allegria.

Il giallo è il colore della tradizione dal giorno in cui un giovane assistente del Mastro Vetraio del Duomo, Valerio di Fiandra, soprannominato “Zafferano” per il vezzo di aggiungere in abbondanza la spezia nell’impasto del vetro, indispettito e geloso per le nozze della figlia di Valerio di cui era innamorato buttò nel risotto preparato per il banchetto una manciata di zafferano inventando così il piatto più tipico della cucina meneghina.

Milano

 

 

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