La dolcezza di uno sguardo.

Nel Souk gli spazi sono così angusti che è quasi inevitabile incrociare gli sguardi di quanti camminano con noi, accanto a noi: sguardi indifferenti, sguardi curiosi, sguardi amichevoli, sguardi solo molto raramente infastiditi o ostili.

E poi succede di voltare un angolo e di sentirsi addosso uno sguardo incredibilmente dolce, due occhi neri e lucidi in un viso scavato dalle rughe che sembra inciso nel legno.

Mi fermo un attimo e osservo questo venditore di pane, seduto con le spalle appoggiate ad un muro, sotto un fanale dalla luce fioca: mi guarda senza fare un cenno, senza chiedere nulla.

Gli chiedo, accennando alla macchina fotografica, se posso scattargli una foto e lui fa un leggerissimo cenno di assenso, si rassetta un po’ e accenna appena appena a mettersi in posa, senza neppure tendere la mano per chiedere una monetina, come fanno molti.

Gli allungo, con un po’ di pudore, un soldino e lui mi guarda, guarda la moneta posata sulla sua mano e poi rivolge il palmo verso il cielo e comincia a sussurrare delle parole: la guida mi spiega che sta invocando su di me la benedizione di Dio.

Gli sorrido, lo saluto e mi allontano con la sua benedizione e, per molto tempo, con la dolcezza del suo sguardo nel mio.

Marocco - Fes

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