Con gli occhi bassi.

Mi sono accorta, sedendo al ristorante, su un mezzo pubblico, su una panchina del parco, ma anche camminando per strada, che è sempre più difficile incrociare gli sguardi delle persone che ci circondano e non perchè le persone siano diventate improvvisamente timide o abbiano qualche colpevole segreto da nascondere, ma più semplicemente perchè gli occhi di molti sono ormai ineluttabilmente incollati agli schermi degli smartphone.

Spesso mi capita di osservare gruppetti di ragazzi, seduti in cerchio intorno ad un tavolino, impegnati a leggere e rispondere ai messaggini, con le dita che corrono frenetiche sugli schermi, senza mai alzare la testa, senza mai alzare lo sguardo, compresi e prigionieri di una nuova solitudine.

Sono ragazzi connessi col mondo, ma paradossalmente soli anche quando stanno in gruppo.

Non alzano lo sguardo e non si accorgono del mondo che li circonda (come il ragazzino impegnato in un videogame nella piazza più bella di Praga, al cospetto dell’orologio astronomico che probabilmente ha visto solo su internet).

Non alzano lo sguardo e non si accorgono degli infiniti occhi che potrebbero incrociare, delle infinite espressioni di felicità, di dolore, di gioia, di amore che non conosceranno mai (a meno che qualcuno non condivida un selfie).

Mi sbaglierò, ma ho l’impressione che si stiano perdendo qualcosa.

Praga

 

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