L’ora più buia.

Piangiamo le vittime dell’attentato di Dacca, tra le quali la terribile contabilità dell’orrore conta nove nostri connazionali, donne e uomini che vivevano e lavoravano in Bangladesh, alcuni da molti anni, alcuni per poco tempo, che probabilmente amavano il paese che li ospitava, accomunati da una tragica fatalità che ha fatto sì che fossero lì, proprio quella sera.

Sono le vittime di un odio stupido e oscuro, l’odio per chi è diverso per il colore della pelle, per la religione, per la cultura, per il modo di vivere.

Una donna  piange per la morte di un uomo che era venuto da lontano in questo paese ospitale, che era fuggito da Boko Haram, che aveva attraversato il deserto e il mare con la sua compagna per venire a morire qui, su un marciapiede, ucciso in un contesto che probabilmente non è estraneo allo stesso odio per chi è diverso per il colore della pelle, per la religione, per la cultura, per il modo di vivere.

Forse in questo omicidio non c’entra il razzismo, forse si tratta di un alterco finito nel modo sbagliato, forse è un ennesimo episodio della violenza stupida e cieca che attraversa sempre più spesso la nostra vita e la nostra giornata, forse è solo un caso che la persona uccisa sia di colore e venga da un altro paese, ma comunque non è accettabile morire così.

Viviamo tempi difficili: l’ora più buia è  quella della barbarie.

Rose

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