Riservatezza.

In questa epoca dominata dai social network quando grandi dolori bussano alla  porta, quando accadono immani tragedie sembra naturale esprimere il dolore, il turbamento attraverso brevi frasi sincere, ma spesso intrise di retorica.

Io non ci riesco.

Solo raramente, molto raramente, riesco a trovare le parole per commentare o forse non mi sforzo neanche di cercarle perchè di fronte al dolore, mio o di altri, mi chiudo in una sorta di timida riservatezza, di pudore dei sentimenti che non significa certo che io non provi sentimenti ed emozioni, anzi è proprio vero il contrario,: i miei sentimenti ci sono e sono profondi e sono strettamente privati.

Di fronte al dolore tutte le parole, le migliaia di parole che potrei dire o scrivere, mi sembrano inadeguate a consolare, a rassicurare, a confortare.

Se le circostanze lo consentono preferisco esprimere la mia solidarietà con un gesto, un sorriso, una stretta di mano, una carezza.

Oppure con un rispettoso silenzio.

Milano - Monumentale

 

 

2 pensieri su “Riservatezza.

  1. sontyna

    Anch’io come te, in circostanze dolorose, faccio fatica a trovare le parole; temo sempre di risultare scontata o retorica.
    Come te preferisco una stretta di mano o un abbraccio…e poi dallo sguardo si capisce tutto.

  2. Rita

    Condivido quanto detto prima.
    Anche solo la parola “condoglianze” , rivoltami con delicatezza in una sala di pronto soccorso da una infermiera (alla quale certo non rivolgo alcun rimprovero) , mi ha reso più difficile affrontare
    quel momento. Cercavo di costruirmi una corazza per un’ inutile corsa al pronto soccorso e fulmineamente è emersa tutta la mia fragilità. Il silenzio è per me la migliore partecipazione.
    Certo però altri avranno invece bisogno di un dialogo.
    E’ sempre molto arduo aiutare qualcuno, una persona di fronte ad un lutto è veramente sola.

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