Arimo.

Non so se si usa ancora la magica parolina “arimo” (o arimortis) che si usava, e forse si usa ancora, durante i giochi infantili allo scopo di chiedere una sospensione   per piccoli “incidenti” come una stringa slacciata, la chiamata materna per la merenda, una improvvisa fitta alla milza o uno scivolone con relativa sbucciatura di un ginocchio.

Era una specie di “time out” che permetteva di riprendere fiato.

Ecco, in questo momento avrei bisogno di un “arimo” per riprendere le forze in vista della fine dell’anno scolastico, perchè adesso la stanchezza comincia a farsi sentire, bisogna tirare le somme, cominciare a pensare ad una serie infinita di adempimenti burocratici (sempre più infinita, sempre più burocratici) e intanto la vita continua, bisogna entrare in classe ogni mattina, ma bisogna anche sbrigare le faccende domestiche, stirare, preoccuparsi di un sacco di commissioni che affollano le righe del calendario (stiamo entrando nella diabolica spirale 730, imu, tasi e via dicendo).

Anche se mi sembra di vivere giornate lunghissime, ho l’impressione che il tempo non mi basti mai.

Per questo vorrei gridare “arimo” e trovare un po’ di tempo per prendermi cura di me stessa, per dedicarmi a ciò che voglio e non solo a ciò che devo fare.

1 pensiero su “Arimo.

  1. sontyna

    Che ricordo mi hai risvegliato!
    Quante volte “arimo!” risuonava nei cortili dove giocavano decine di bambini!
    Comunque hai ragione…sarebbe bello se si potesse ordinare un “arimo” anche nella frenesia delle nostre giornate…

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