Mentre arrivano le notizie.

Guardo distrattamente lo schermo del televisore, davanti al bancone del bar, mentre bevo un caffè e mi rendo conto che Bruxelles è vittima di un attentato, sono uscita da casa da poco, da poco ho spento il computer che accendo, di solito, appena alzata per controllare la posta e dare un’occhiata ai quotidiani online, ma i quotidiani riportavano ancora le immagini delle giovani studentesse italiane morte nell’incidente in Catalogna.

Sullo schermo le notizie si susseguono frenetiche, le voci dei cronisti sono concitate, in basso scorrono continui aggiornamenti, arriva la notizia, poi smentita, poi di nuovo confermata di un’esplosione anche nel metrò, di due esplosioni nel metrò, di un orrore che non sembra aver fine.

Mentre guardo le immagini, quasi ipnotizzata, penso alla coda al check-in nell’aeroporto di Smirne, la noia dell’attesa, la valigia spinta avanti  con un po’ di fastidio, fastidio per quei controlli minuziosi (provvidenzialmente minuziosi?), per la puntigliosa lentezza dei poliziotti che ispezionano tutto, ma proprio tutto.

Oppure penso alle attese sul marciapiedi di una fermata del metrò, gremita di gente, attese distratte, senza allarmi, attese ingannate con la lettura di un libro, senza particolari patemi, ma, ancora una volta, con un po’ di fastidio.

E mi scopro a pensare che quella noia, quel fastidio derivano dall’impressione di sicurezza: se non ho paura posso permettermi il lusso della noia e del fastidio, se avessi paura non avrei né il tempo, né la voglia di annoiarmi.

E scopro che, in questi tempi terribili che viviamo, la noia può anche essere un privilegio.

Milano e dintorni Metro

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