Archivio mensile:Settembre 2015

Archeologia industriale.

La manifestazione “Ville aperte in Brianza 2015” quest’anno mi ha offerto l’occasione di visitare la “Centrale idroelettrica Esterle” che sorge nella frazione di Porto d’Adda, sulla riva destra del fiume.

La centrale è stata costruita nei primi anni del ‘900 dalla società Edison ed è ancora in esercizio: le grandi turbine sono mosse dall’acqua dell’Adda che viene captata a monte, nei pressi di Paderno, e incanalata in una condotta sotterranea della lunghezza di quasi cinque chilometri.

La centrale colpisce non solo per le caratteristiche tecniche e per le soluzioni ingegneristiche, ma soprattutto per il suo aspetto che è quello di una grande “villa di delizia” di inizio secolo, costruita in stile eclettico, con mattoni a vista e ceppo dell’Adda, decorazioni in cotto, disegni a sgraffio estremamente eleganti,  grandi finestre a sesto acuto, lampioni e ringhiere in ferro battuto di gusto liberty, colonne dai capitelli romani e loggette che ingentiliscono e alleggeriscono la parte superiore dell’edificio.

Si tratta di un raro esempio di archeologia industriale che racconta come, all’inizio del ‘900, l’attenzione per l’utilità e la funzionalità degli edifici industriali non trascurasse mai la loro bellezza e l’inserimento armonioso nell’ambiente circostante, così come avviene per la “Centrale Taccani” di Trezzo sull’Adda o per il villaggio operaio di Crespi d’Adda.

Insomma la Centrale Esterle è antica, potente, efficiente, ma, soprattutto è una gioia per gli occhi.

Cornate d'Adda - Centrale Esterle

 

Ville aperte 2015.

Ormai è una piacevole consuetudine, un’occasione per approfondire la conoscenza di un territorio stupendo che, tuttavia, nell’immaginario collettivo viene più spesso associato all’idea di operosità che non a quella di arte, cultura e bellezza.

Eppure la Brianza è come uno scrigno discreto che racchiude in sé ville eleganti, luoghi di culto ricchi di storia e di arte, parchi dal fascino silenzioso, siti che raccontano la civiltà del lavoro e “Ville Aperte in Brianza 2015” offre la chiave per aprire questo scrigno.

Come ogni anno ho scelto alcuni luoghi da visitare, luoghi che solitamente non sono  aperti al pubblico, perchè mi piacerebbe, a poco a poco, anno per anno, riuscire a conoscere sempre meglio questa terra in cui vivo ormai da molti anni e che ho imparato ad amare.

Lo scorso anno ho potuto visitare l’ incredibile collezione d’arte contemporanea del “Rossini Art Site” di Briosco e il ricordo mi è particolarmente caro perché è uno degli ultimi luoghi che ho visitato con mio marito che di arte moderna e contemporanea era un vero appassionato.

Da buona cavenaghese consiglio a tutti la visita di “Palazzo Rasini” e della chiesetta di “Santa Maria in Campo” che sono due capolavori veri e propri.

Sul sito è possibile vedere l’elenco dei luoghi e prenotare le visite.

Cavenago di Brianza - Concerto a Santa Maria in Campo

Vorrei vivere nel 1492.

Premetto che non ho visto “Miss Italia”  (che non sapevo neppure fosse trasmessa dalla 7, perché immaginavo, nella mia profonda ignoranza di cose televisive, che fosse monopolio della Rai), ma oggi ho letto qualche commento tra lo scandalizzato, il divertito e il sarcastico sulla neo eletta per la sua affermazione: «Vorrei essere nata nel 1942 per vivere la Seconda Guerra Mondiale. Sui libri ci sono pagine e pagine, io volevo viverla per davvero».

Qualcuno ha anche ironizzato sul fatto che, in altri tempi, le miss si auguravano “la pace nel mondo”: evidentemente non ci sono più le miss di una volta.

In un primo momento ho pensato che avesse scambiato le cifre della data e si riferisse al 1492.

A me sarebbe piaciuto vivere allora e, come Benigni in “Non ci resta che piangere“, partire alla volta della Spagna per diventare un “fermatore di Colombo”.

Oppure avrei voluto tentare di incontrare Leonardo da Vinci per spiegargli il funzionamento del treno.

Milano - Expo 2015

 

Istanbul.

La prima caratteristica della città che colpisce il viaggiatore è il traffico, un traffico caotico, rumoroso, rassegnato, il traffico di una metropoli d sedici milioni di abitanti che, evidentemente, hanno deciso di uscire di casa contemporaneamente.

Attraversare la strada può rappresentare un problema anche perché lo slalom tra i veicoli fermi e quelli in movimento richiede l’agilità dei vent’anni (che purtroppo, per me, è decisamente lontana).

La seconda cosa che colpisce è la luce, una luce chiara e tersa, mossa dal vento, la luce chiara delle città di mare, perché il mare è lì, onnipresente, accende il Bosforo di mille riflessi e si insinua pigro nel Corno d’Oro.

Ed è proprio percorrendo il  Bosforo che si può ammirare la città nei suoi aspetti più caratteristici,, accostandosi alla sponda asiatica scorrono le case di legno eleganti, dai colori tenui, all’orizzonte si stagliano selve di grattacieli tipici di una città moderna e, una volta superato il ponte d’Eurasia, si spalanca davanti agli occhi la città antica, con i suoi cento minareti, con le cupole leggiadre delle moschee, con la mole del Topkapi o con la slanciata Torre di Galata.

E poi colpisce il brulichio di vita, i carretti degli ambulanti che offrono cibo e merci a tutte le ore, i commessi seduti davanti ai oro negozi come se l’abbondanza degli oggetti in vendita li avesse sospinti all’esterno, le centinaia di turisti (magari scesi per poche ore da una nave ancorata in rada) che si aggirano per le strade o si mettono in coda per visitare una moschea, i camerieri di bar e ristoranti che invitano i passanti all’interno, i venditori di magliette, borse, occhiali e quant’altro fermi agli angoli delle strade e i facchini, sempre in movimento con i loro carretti.

E poi, sopra tutto, alle ore canoniche si leva dai minareti il concerto di voci che invitano alla preghiera.

Istanbul è così: una città leggendaria e affascinante, una città antica, ma vivissima dove passato e presente, Europa ed Asia, oriente e occidente si sfiorano, si contaminano e riescono persino a convivere.

Istanbul

Scivolando sull’acqua.

La scorsa domenica la visita alla mostra “Leonardo in Adda”  avrebbe previsto anche la navigazione sul fiume per percorrere i luoghi familiari a Leonardo, che aveva soggiornato a lungo a Vaprio d’Adda, ma il tempo particolarmente burrascoso ci aveva fatto desistere dall’impresa.

La navigazione, tuttavia, non è stata  annullata, ma solo rimandata ad una giornata con un clima più clemente, come oggi, tutto sommato.

Così oggi, in una calda giornata di sole, ci siamo imbarcati su un piccolo battello nello specchio d’acqua prospiciente la centrale Taccani e ci siamo lasciati coccolare dal grande fiume, scivolando sul pelo dell’acqua, sfiorando le coste boscose popolate di folaghe e svassi mentre ci correvano accanto veloci canoe, sotto lo sguardo indifferente dei pescatori seduti sulle rive e dei passanti che passeggiavano sull’alzaia.

E’ stato piacevole percorrere il fiume, mentre la guida, senza distoglierci dalla contemplazione del paesaggio, ci raccontava le bellezze naturali e il rapporto di Leonardo con questi luoghi.

Trezzo sull'Adda

A kind of magic.

Ai ragazzi delle classi prime, che da pochi hanno iniziato a frequentare il nostro istituto, è stata assegnata la lettura estiva di “Harry Potter e la pietra filosofale“, il primo volume della fortunata saga della Rowling nel quale il maghetto, coetaneo dei miei allievi, entra in una scuola nuova per apprendere le arti della magia.

Come i miei ragazzi anche il piccolo Harry incontra nuovi compagni, nuovi insegnanti, nuovi ambienti, nuove materie e, come loro, all’inizio è emozionato e un po’ spaesato, ma è anche entusiasta di iniziare una nuova avventura.

Qualcuno potrebbe pensare che le somiglianze finiscono qui perhè ,mentre a Hogwarts si insegnano magia e stregoneria, nella nostra scuola le materie sono più “normali” e apparentemente (ma solo apparentemente) meno affascinanti.

Però, a ben guardare, anch’io insegno delle arti magiche.

Insegno la magia della parola che permette di comprendere la realtà, di interpretarla, di modificarla.

Insegno la magia del tempo che permette di scorrazzare nei secoli passati senza l’aiuto di complicati marchingegni.

Insegno la magia dello spazio che permette di muoversi a grandi distanze in un attimo e senza teletrasporto.

Se i miei ragazzi avranno la curiosità e la costanza di imparare queste arti diventeranno anche loro dei maghetti, capaci di comprendere, di interagire e di modificare il mondo che li circonda.

Buon lavoro a tutti.

Linz

 

Un po’ di emozione.

Ieri ho visitato la galleria interattiva “Leonardo in Adda” presso la “Casa del custode delle acque” a Vaprio d’Adda: si tratta di una mostra articolata in tre sale che ripercorrono alcuni aspetti del lungo soggiorno di Leonardo in queste zone durante il quale  fece  studi ed esperimenti per il trattato “Delle Acque” e raffigurò nei suoi disegni diversi paesaggi del corso dell’Adda.

La visita si effettua in piccoli gruppi ed è accompagnata dalla voce di attori che, per mezzo di un’audioguida, permettono al visitatore di immergersi nei pensieri del maestro.

Le tre sale presentano il “Catalogo dei moti e delle acque” (una grande vasca di vetro in cui sono riprodotti i movimenti del fiume), il “Trattato del Paesaggio” (un filmato nel quale il paesaggio è rivisitato con gli occhi del genio di Vinci) ed infine il “Teatro del Codice Atlantico” dove è possibile visionare delle copie dei fogli del codice racchiusi in alcune cassettiere.

Poter toccare le copie dei disegni di Leonardo e tentare di decifrarli grazie ad una lente di ingrandimento suscita emozioni uniche: ho esaminato la pagina che ripercorre il corso del fiume, vicino a Paderno, nella zona dei “tre corni”, dove le rapide impetuose impediscono la navigazione e ho ritrovato i luoghi che conosco bene disegnati con precisa attenzione.

Tutto sommato è stato un pomeriggio ben speso.

Vaprio d'Adda

Sembra ieri.

Sembra ieri eppure sono passati tanti anni da quell’undici  settembre quando giunsero le prime frammentarie notizie del Golpe cileno e della possibile morte di Salvador Allende asserragliato nel Palazzo della Moneda.

Allora ero appena ventenne, il mondo era diverso, non c’era internet e le notizie viaggiavano lente e le immagini, anche quelle più violente dello Stadio Nazionale trasformato in un enorme campo di concentramento, erano mitigate dal velo pietoso delle trasmissioni televisive in bianco e nero.

Sembra ieri eppure sono passati quattordici anni dal pomeriggio di settembre, tutto sommato simile ad oggi, nel quale, mentre stavo passeggiando, la mamma di uno dei miei allievi mi fermò per dirmi che le torri gemelle erano state colpite.

E la televisione ci mostrò, in tutta la loro crudezza e a colori, le immagini delle torri avvolte dal fuoco e dal fumo, degli uomini che si gettavano dal grattacielo in fiamme, degli edifici che collassavano crollando su se stessi come castelli di carte.

Sembra ieri eppure è passato tanto tempo, tanto che i ragazzi che ho accolto in classe questa mattina non erano neppure nati, tanto che quelle immagini un po’ sbiadite dal ricordo sono entrate nei libri di storia, tanto che non riusciamo neppure a renderci conto di quanto quel mondo non esista più.

Look per il primo giorno di scuola.

Sui giornali e sulla rete si sprecano i consigli sul look per affrontare il primo giorno di scuola, con indicazioni anche minuziose su indumenti, accessori, trucco e parrucco e altre amenità consimili.

Noi abbiamo cominciato oggi per cui ormai il treno del look l’abbiamo perso.

Per quanti cominceranno lunedì prossimo vorrei anch’io dire la mia.

Non conta tanto presentarsi in classe con abiti all’ultima moda e zainetti griffati, basta essere puliti, ordinati e possibilmente sobri, senza cappellini calati sugli occhi, possibilmente senza capigliature dalle fogge improponibili e dai colori improbabili, senza tacchi a spillo o infradito (in fondo anche l’occhio vuole la sua parte).

Quello che conta veramente, dicevo, non è come si è fatti “fuori”, non è certo l’aspetto esteriore che racconta lo stile di uno studente, ma come si è fatti “dentro” e allora il look indispensabile deve comprendere: un po’ di curiosità, un po’ di attenzione, un po’ di rispetto, tanta voglia di imparare e di crescere, il desiderio di mettersi in gioco, il desiderio di collaborare con i compagni e gli insegnanti, l’attitudine mentale che permetta di rendere il tempo passato a scuola un tempo utile, costruttivo e (perché no?) divertente.

Buon look e buon anno a tutti.

milano scuola elementare 1963 64

 

Andrò a Expo a settembre.

E’ una frase che ho sentito ripetere da molte persone (almeno da molte fra quelle che avevano e hanno qualche intenzione di visitare Expo 2015).

“Perché non prima?”  Mi sono chiesta?

“Perché in maggio non è pronto niente”.

“Perché a giugno c’è di meglio da fare”.

“A luglio ed agosto fa troppo caldo”

Così, adesso che il mese di settembre è arrivato, tutti coloro che avevano rimandato si sono decisi e le code sono diventate chilometriche ai tornelli e anche all’entrata di padiglioni per i quali, fino a poche settimane fa, una coda era un evento impensabile.

I padiglioni più gettonati come il Palazzo Italia, quello del Giappone, degli Emirati Arabi Uniti, della Svizzera o del Kazakistan hanno ormai tempi di attesa biblici e percorrere il decumano, trovare un bagno libero, approvvigionarsi d’acqua richiedono un sacco di tempo.

Peccato!

Peccato per chi ha deciso di rimandare la visita, ma peccato anche per coloro che non hanno mai avuto intenzione di visitare il sito espositivo: hanno perso l’occasione di criticare a ragion veduta.

Milano - Expo 2015