Archivio mensile:Giugno 2015

πάντα ῥεῖ.

“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume” diceva Eraclito ( almeno credo che fosse Eraclito) sottolineando come l’uomo non possa mai fare la stessa esperienza due volte perché ogni esperienza umana ubbidisce alla legge inesorabile del mutamento.

E così, pubblicati i tabelloni con gli esiti degli esami, la mia esperienza di tre anni con la terza C diventa inesorabilmente irripetibile e, triste a dirsi, diventa un pezzetto del mio passato, della mia storia personale di insegnante un ricordo che per ora è un po’ penoso, ma che ben presto si tramuterà in qualcosa di molto tenero e dolce come lo sono i ricordi di tante classi che ho incontrato e con le quali ho condiviso pezzi importanti di vita.

Che resteranno nel mio cuore i ragazzi lo sanno già, ciò che forse non sanno è che con la loro serenità, con la loro presenza discreta, ma affettuosa di adolescenti mi hanno aiutato in un momento non facile della mia vita e per questo mi saranno sempre cari in un modo un po’ particolare.

L’acqua del fiume scorre e lava il cuore, il vento soffia e trascina con sé le nuvole che mutano forma e colore ogni istante eppure ci affascinano con la loro grazia, con la loro bellezza.

Nuovi cieli, nuove forme, come nuove forme assume la mia vita.

πάντα ῥεῖ, appunto.

Cavenago - Nubi

Un po’ di musica.

Rientro in casa e le stanze mi sembrano sempre più vuote, vuote e silenziose, avvolte nella leggera penombra delle tapparelle quasi completamente abbassate per lasciare fuori il sole estivo.

Anche i miei passi sembrano silenziosi mentre mi aggiro per casa e non basta il suono delle stoviglie che tintinnano quando le ripongo negli armadietti della cucina e neppure quello dell’acqua che scorre nel lavello o che borbotta nella pentola e anche i suoni che provengono dagli appartamenti vicini mi giungono attutiti, quasi irreali.

Allora accendo la musica.

Vecchie canzoni, legate a tanti momenti della mia vita, o nuove canzoni che non riconosco mi avvolgono e riempiono il mio silenzio, canzoni belle e brutte, canzoni emozionanti o inutili poco importa, quello che importa è che la musica riempia i miei vuoti, mi accarezzi le orecchie e il cuore, mi facciano dimenticare il silenzio, quando il silenzio diventa ingombrante.

Mi muovo al ritmo della musica e intanto sbrigo le faccende domestiche senza farmi troppo coinvolgere.

Sia sempre benedetta la musica.

radio

Nella notte.

Le notti d’estate sono così avvolgenti: dalla finestra aperta entrano i suoni, le voci, e la brezza carica di fruscii e di profumi e il brontolio dei tuoni lontani e il canto della pioggia con il suo aroma di terra smossa.

Spengo tutte le luci e scivolo nella notte e il buio dà  sollievo ai miei occhi, le palpebre si fanno pesanti, mi lascio cullare da suoni lievi, da pensieri lontani e anche il mio cuore trova sollievo e riposo.

Così, mentre il sonno mi avvolge delicato, la mente quasi persa nelle distanze ritrova altre notti, notti passate su una spiaggia mentre un falò si spegne lentamente, notti passate su una montagna, nel buio totale, dove la via lattea si allarga nel cielo così pieno di stelle da sembrare finto, mentre lontano, laggiù nella vallata, un paese minuscolo spegne ad una ad una le luci, notti di gioia e notti di paura, notti di dolore e notti serene.

In questa notte che cattura la mia anima affiorano tutte le notti e passato e presente si fondono in un unico spazio e in un unico tempo nel misterioso limbo del dormiveglia.

Milano - Expo 2015

Un po’ di ottimismo.

“Potrebbe andare peggio… potrebbe piovere” credo sia la battuta più tristemente esilarante del film “Frankenstein junior“, una battuta che, ultimamente, mi torna spesso alla mente e o solo perché scoppiano violenti temporali praticamente ogni giorno, ma soprattutto perché mi capita un po’ troppo di frequente di imbattermi in persone affette da un inguaribile pessimismo.

Effettivamente viviamo in un mondo in cui c’è poco da stare allegri, ma affrontare la vita pensando sempre al peggio non aiuta anzi, a lungo andare, temo che possa contribuire ad attirare gli strali della sorte, quasi che il pessimismo fungesse da calamita di tutte le calamità.

Non sopporto più quelli che salgono in funivia e sbottano “speriamo che non cada”, quelli che non vanno a Expo “… perchè, non si sa mai, potrebbe esserci un attentato”, quelli che “potrebbe andare peggio … potrebbe piovere” appunto.

Credo che nella vita ci voglia un po’ di ottimismo, certamente non bisogna essere incoscienti o incauti, ma è assurdo precludersi possibilità e occasioni per conoscere o per capire o anche solo per trascorrere un po’ di tempo serenamente solo perchè spinti dalla paura di ciò che “potrebbe succedere”,

Mi piace pensare che, se dovesse piovere, in fondo basta portasi un ombrello.

Milano - Expo 2015

Una mattina all’improvviso.

Suona la sveglia, come tutte le mattine, e all’improvviso mi accorgo che mi è piombato addosso l’ultimo giorno di scuola, che poi quest’anno è anche l’ultimo giorno del triennio il che significa che l’ennesima “mitica” terza C sta per andarsene.

In classe, poco prima che inizi lo spettacolo previsto per le undici, sullo schermo della lavagna sfilano le foto dei ragazzi accompagnate da una musica struggente (c’è sempre qualcuno che si prende la briga di organizzare una serie di slide strappalacrime), intorno ho solo volti sorridenti e occhi lucidi e le risate un po’ forzate di chi non ha il coraggio di ammettere la propria commozione.

Ma un po’ di commozione, mischiata con una sottile paura per l’esame, la provano tutti, anche i più “duri e puri”, perché tre anni insieme non passano senza lasciare il segno.

Anch’io sono un po’ commossa all’idea di non trovarmi più davanti la ragazzina dai capelli rossi, la bruna con gli occhi assassini, la piccolina tutto pepe, quello più lungo che largo, quello tutto ossa, quello più largo che lungo, quello dolcissimo e sensibile, quello che non studia neanche sotto tortura, i due profughi (per amore?) nella classe vicina, quella silenziosissima e quella che non tace mai, quella sempre sorridente (per fare onore al suo nome) e “l’imperatrice” delle presentazioni e la ragazza che vive in simbiosi con il suo computer e il ragazzo che è cresciuto “dentro” ed è inaspettatamente maturato,  la ragazzina col sorriso più radioso del mondo e quella con la timidezza più intrigante,  la ragazzina che sogna lo spazio e la ragazza che si sente già grande e quella che ha negli occhi una saggezza antica e una libertà nuova e l’ultimo arrivato che, in questo gruppo così affiatato, si è sentito subito a casa propria e la dolcissima piccola principessa venuta dall’est.

Così uguali e così diversi sono cresciuti, ciascuno con i propri tempi, i propri talenti e la propria personalità ed ora sono pronti a spiccare il volo.

E io resto qui, testimone del loro passaggio.

 

Un sorriso.

Ad ogni padiglione di Expo 2015 si viene accolti da un sorriso che quasi sempre ha la consistenza di un sorriso vero, di un saluto accogliente che non si può fraintendere: si comprendono i saluti in tutte le lingue del mondo se sono accompagnati da un linguaggio universale dei sorrisi.

Dove trovino la voglia di sorridere queste ragazze e questi ragazzi che, in queste giornate torride, se ne stanno in piedi agli ingressi, abbigliati con i costumi tradizionali dei loro paesi o con divise impeccabili, è un mistero, ma continuano imperterriti, anzi, se le code si allungano, si adoperano per alleviare le attese, scambiano qualche battuta  quasi sempre in inglese, forniscono notizie e informazioni con infinita pazienza e sorridono, sorridono sempre.

E’ piacevole essere accolti con un sorriso, è rilassante, mette di buon umore e aiuta a credere che se tutti sorridessimo di più forse staremmo tutti meglio.

Milano - Expo 2015