Archivio mensile:Maggio 2015

Passato remoto.

Ogni tanto ho l’impressione, riavvolgendo i miei ricordi, che l’era della mia infanzia si perda nella notte dei tempi, in un’epoca felice, una sorta di età dell’oro nella quale, benché fossimo probabilmente un po’ più poveri eravamo, se non altro, un po’ meno ansiosi e stressati.

Era l’epoca in cui vivevo a Milano e, pur abitando in una via dove passavano alcune linee di tram, andavo a scuola da sola, attraversando ben tre strade parallele, ma la mia mamma era tranquilla perché mi aveva insegnato come si fa ad attraversare la strada.

Era l’epoca in cui si beveva l’acqua del rubinetto, in cui la maestra aveva sempre ragione e a scuola si indossava il grembiule bianco con un grande fiocco azzurro, in cui la merenda era fatta di pane e burro (con un velo sottilissimo di marmellata), in casa non c’era il frigorifero e ogni tanto mi chiedo come facessimo a conservare i cibi, che non avevano neppure la data di scadenza (e quindi probabilmente non scadevano mai), in casa non c’era neppure la televisione e, una sera alla settimana, scendevamo al bar sotto casa per vedere “Lascia o Raddoppia”, era l’epoca in cui non mi annoiavo mai: dopo la scuola avevo i compiti e le lezioni, poi  leggevo un libro, aiutavo la mamma in qualche faccenda domestica (per quanto riuscissi a farlo all’età di sette o otto anni), giocavo un po’ con le mie innumerevoli bambole, cenavo e andavo a dormire prestissimo, non frequentavo corsi di danza e di inglese, non praticavo sport, ma correvo veloce come il vento e mi arrampicavo su alberi e rocce (quando andavo in vacanza in montagna).

E’ incredibile, ma sono sopravvissuta a tutto questo (e non avevo neppure il cellulare)

milano scuola elementare 1963 64
 

Parte un bastimento.

A Expo 2015 molti paesi si presentano con filmati che illustrano il loro rapporto con il cibo, il territorio e la storia e in alcuni di essi, soprattutto in quelli di Stati Uniti, Uruguay e Argentina, una delle immagini più toccanti è quella dell’arrivo, sul suolo americano, degli emigranti europei, soprattutto di quelli provenienti dal nostro Paese.

Nei visi di quegli uomini e di quelle donne si può leggere il dolore del distacco, la speranza per la nuova vita che sta per cominciare, lo stupore alla vista del nuovo mondo.

Spesso sono storie di integrazioni non facili, storie di fatica e di dolore, storie di orgoglio e di dignità, storie che spesso dimentichiamo o che preferiremmo dimenticare, storie che ci interrogano sui dolori, sulle speranze, sugli stupori di quanti oggi cercano di raggiungere le coste italiane.

Milano - Expo 2015

Esperienze.

Sono una persona curiosa, anche e soprattutto quando mi siedo a tavola, e mi piace provare nuovi sapori, accostamenti di gusti insoliti, consistenze improbabili senza pregiudizi: penso infatti che, per quanto un cibo possa sembrare estraneo alle mie abitudini, se intere popolazioni ci campano vale sempre la pena di provare.

Nel mio tour tra le forme, i colori, i profumi e i sapori di Expo 2015 mi sono imbattuta, assolutamente non per caso, nel ristorante del padiglione della Corea del sud, il Bibigo, che fa parte di una catena diffusa in oriente, nel Regno Unito e negli U.S.A.

L’ambiente è accogliente, luminoso e molto lineare e sobrio, sia negli arredi che nell’allestimento della tavola, l’esplosione di colori e di forme avviene nel momento in cui i piatti vengono serviti.

Ho una discreta conoscenza delle cucine orientali (anche se declinate secondo un gusto europeo) e non mi aspettavo una simile ricchezza di sapori, delicati e piccanti, freschi ed elaborati per cui mi sono fiondata sul piatto assaporando tutti i gusti che ho trovato estremamente gradevoli.

Per finire la cena, già abbondante del resto, mi sono concessa un dolce: un pesciolino di sfoglia ripieno di marmellata di fagioli rossi, insolita ma buonissima, accompagnato dal gelato e dai lamponi.

Se questi sono i sapori coreani direi che sono pronta a partire per Seul.

Milano - Expo 2015

Tutti i colori.

La primavera scivola velocemente verso l’estate e tutti i colori del mondo sembrano esplodere, accesi dai raggi di sole quando il tempo è buono, esaltati persino dai riflessi tra le nuvole cupe dei temporali che hanno cominciato a spazzare il cielo con una fastidiosa regolarità.

Sono più colorate le magliette dei ragazzi che, ogni mattina, percorrono la mia stessa strada verso la scuola, e anche la scuola sembra più colorata.

Il verde dei prati e degli alberi del parco sembra  un verde più lucido,  anche i fiori sembrano più vivaci e l’arcobaleno che si spalanca una via nel cielo in tempesta è un’esplosione di luce e colori.

Mi piace questo momento di passaggio tra la primavera e l’estate, mi piace persino dovermi infilare gli occhiali con le lenti scurissime per proteggere gli occhi da tutta questa luce colorata che mi avvolge.

Mi sembra quasi che la luce, il colore e il calore mi attraversino risvegliando un desiderio di vita che sembrava assopito tra le pieghe della mia anima.

Milano Expo 2015

 

Tra le dune.

Il padiglione degli Emirati Arabi Uniti, creato da Foster+Partners, è uno dei più emozionanti e dei più visitati, tanto è vero che, nelle mie visite precedenti a Expo 2015,  ho sempre potuto notare una coda infinita di visitatori che si snoda lungo tutta la costruzione.

Ieri sera, visto che sembrava un po’ più accessibile, ci siamo messi in coda anche noi e, dopo più di mezz’ora di attesa, siamo riusciti finalmente ad entrare.

Il padiglione si snoda tra due alte muraglie che riproducono le dune sabbiose del deserto e, subito, presenta una serie di box in cui è presentata la stretta relazione fra terra, cibo, energia e acqua.

Poi la stradina si allarga e si viene accolti in una sala cinematografica dove, in un tripudio di suoni e immagini, un filmato racconta la storia della piccola Sara e del legame della sua famiglia con il deserto e con una gigantesca palma da datteri.

C’è poi uno spazio teatrale interattivo in cui, attraverso effetti tridimensionali, la piccola protagonista del padiglione propone alcune soluzioni innovative  al problema del rapporto tra territorio, cibo, acqua ed energia che gli Emirati hanno sviluppato in tempi recenti.

La visita al padiglione si conclude con il lancio di Expo 2020 che si svolgerà proprio a Dubai.

La visita dura quasi un’ora e la coda, spesso, dura anche di più, ma vale la pena di sobbarcarsi un po’ di fatica.

Milano Expo 2015

 

Il volo delle api.

Il padiglione del Regno Unito a Expo 2015 ci porta attraverso un campo, non un prato all’inglese ben spazzolato, ma un ambiente brulicante di vita, di suoni, di colori.

Il percorso è quello di un’ape che si aggira tra i fiori in cerca di polline e poi conclude il proprio volo in un grande alveare che, di notte, si accende di luci.

L’alveare, visto da lontano, dà anche l’impressione di uno sciame di api.

Ma immergersi nella natura, qualche volta, può risvegliare un po’ di appetito e allora, sulla terrazza alla fine del percorso, è possibile concedersi uno spuntino o un vero e proprio “British Afternoon Tea”  (per intendersi un tè delle cinque in stile romanzo di Agatha Christie) servito con un’alzatina ricca di  tartine salate al salmone, al formaggio e al tonno e piccole crostatine ai frutti di bosco,  brownie e scone con panna e confettura di fragole il tutto accompagnato da una tazza di bevanda aromatica e bollente, da bere senza zucchero per gustarne il profumo.

Se non altro Expo 2015 rappresenta un’occasione per accostarsi agli altri popoli e agli altri paesi attraverso il cibo.

Milano Expo 2015

Consumo responsabile.

Il padiglione della Svizzera a Expo 2015 vuole far riflettere sul tema del consumo responsabile delle risorse alimentari e lo fa, a mio parere, in modo molto creativo.

Il padiglione ha quattro torri che, al momento dell’apertura dell’esposizione, erano piene fino al soffitto di bustine di caffè solubile, cubetti di sale, bicchieri e rondelle di mele, ogni visitatore può prenderne quanto ne vuole, gratuitamente, l’importante è che tenga presente che le torri non verranno più riempite e che ciò che resterà ai futuri visitatori, fino alla fine di ottobre, dipende dal loro comportamento.

Nelle torri, come succede per il pianeta, le risorse non sono infinite ed è il senso di responsabilità di ciascuno che può permettere a chi verrà dopo di godere delle ricchezze che sono di tutti.

Purtroppo, come ci spiegava uno dei ragazzi addetti alle torri, molti dei visitatori dei primi giorni hanno fatto man bassa soprattutto di mele e caffè ed è già evidente che non basteranno per tutta la manifestazione, come si può notare dal livello raggiunto in pochi giorni dai pavimenti che si abbassano via via che le torri si svuotano.

E’ un po’ triste scoprire che molti si approfittano dei beni a disposizione di tutti, ma, in fondo, non succede la stessa cosa anche nel mondo reale?

Milano Expo 2015

Tastiere.

Non riesco a decidermi ad acquistare uno smartphone anche perché continuo a pensare che uno smartphone, in fondo in fondo, non sia altro che un telefonino un po’ più complicato e, personalmente, tendo ad usare il telefonino solo per telefonare.

E poi mi succede uno strano fenomeno: quando cerco di digitare un messaggio sulla tastiera dello schermo i miei polpastrelli sembrano dilatarsi a dismisura, diventano rozzi e goffi e, alla fine, riesco solo a digitare sequenze illeggibili di consonanti, assolutamente inadatte a comunicare.

Sarà forse perché, quando ero una ragazzina, il massimo del “touch” era una “lettera 22” di seconda mano sulla quale ho imparato a scrivere, non senza qualche fatica, i miei compiti, le mie ricerche, i miei racconti che nessuno avrebbe mai letto.

Ci voleva un “fisico bestiale”  per riuscire a scrivere con una “lettera 22” (la macchina per scrivere di Indro Montanelli, Enzo Biagi e Alberto Moravia), bisognava pigiare con una discreta energia sui tasti, si poteva scrivere velocemente, ma non troppo velocemente, per evitare che i martelletti si incastrassero, bisognava ricordare che non c’era un tasto per il numero uno, ma si doveva digitare una “elle” minuscola, così come per scrivere uno zero bisognava pigiare sul tasto della “o” e poi c’era il dramma della carta carbone da infilare tra i fogli per ottenere delle copie e che io riuscivo a mettere sempre alla rovescia, per non parlare poi di quando si doveva sostituire il nastro usurato.

Eppure, benché fosse così scomoda, io adoravo la mia “lettera 22”, amavo il suono dei tasti e il tintinnio del campanello quando il rullo arrivava a fine corsa e tutte le tastiere su cui ho scritto in seguito mi sono sempre sembrate un po’ anonime, troppo silenziose e con poca personalità.

Se Milano avesse il mare…

Oggi sono andata a vedere la Darsena,  il vecchio porto milanese inaugurato lo scorso 26 aprile dopo 18 mesi di lavori, e sono rimasta molto sorpresa non tanto per l’enorme numero di persone assiepate sulle sponde e sui ponti, ma per il traffico di natanti che ingombrava il piccolo specchio d’acqua.

La concomitanza tra la splendida giornata di sole e il salone NavigaMi ha regalato a questo angolo di città l’aspetto di un piccolo porto di mare, mentre sui gradoni lungo le rive sono compari i primi costumi da bagno e la voglia di tintarella (mancava solo la sabbia, ma nessuno sembrava farci caso).

Purtroppo questa  città può permettersi solo un timido “surrogato” di mare, ma sembra intenzionata a sfruttare tutte le occasioni per godersi sole e acqua come se, invece di Milano, fosse Milano marittima.

Come doveva essere bella la città quando era attraversata dai navigli e i marmi di Candoglia, i marmi del Duomo, arrivavano fino al cantiere trasportati dai barconi che scivolavano lungo le vie d’acqua fino a quella che oggi, non a caso, si chiama via Laghetto.

Oggi di tutta quell’acqua non c’è quasi più neppure il ricordo.

Milano - Darsena

 

Auguri mamma!

Auguri a tutte le mamme, anche a quelle che difendono i pargoli anche quando sono indifendibili, anche alla giovane mamma che permette alla bimba di correre tra i tavoli del ristorante, urtando indifferentemente i camerieri e gli altri avventori, anche alla mamma che incontro spesso ogni mattina, ad ore antelucane, mentre porta fuori il cagnolino regalato ai figli per Natale, auguri a tutte le mamme disperate che vedono con timore la fine dell’anno scolastico, quando dovranno prendersi cura dei teneri virgulti h.24 e passeranno l’estate in trepida attesa della riapertura delle scuole, auguri anche alle mamme della pubblicità che si aggirano garrule tra merendine appena sfornate e macchie di sugo sui tessuti delicati senza perdere il sorriso..

Auguri alla mia mamma che mi ha insegnato con amore le regole, che mi ha insegnato a non buttare le cartacce per terra, a rispettare gli altri, ad accorgermi che gli altri esistono, che mi ha visto crescere e diventare madre a mia volta senza mai dimenticare i suo compito di educatrice, di guida, di sostegno.

Auguri alla mia mamma che è stata sempre presente, senza far pesare la sua presenza.

Oggi che i miei occhi sono diventati i suoi occhi, passiamo ore  in cui le racconto il mondo che non può più vedere e io la sento attenta, vivace e un po’ orgogliosa della donna che sono diventata.

Auguri mamma!

Cavenago di Brianza (prove) rosa