Essere o non essere (Charlie).

Dopo l’ondata di orrore, pietà, riprovazione, condivisione sull’onda emotiva per i fatti avvenuti a Parigi, è arrivata l’ora dei “distinguo” e qualcuno comincia a farsi delle domande (e a darsi delle risposte).

Come ho scritto una settimana fa io non apprezzo certa satira che attacca in modo violento le religioni, la mia come quelle di altri, ma non mi sognerei mai di limitare o censurare la libertà di chi ritiene giusto esprimere in questo modo le proprie idee.

Semplicemente mi limito a non acquistare il giornale (neppure adesso che è diventato un oggetto di culto) e, al limite, a criticarlo.

Ritengo che tutte le idee meritino rispetto, ma non per questo sono disposta ad accettare tutte le idee, a condividerle, a difenderle, tuttavia sono disposta a difendere la libertà di esprimerle.

Parimenti ritengo che il senso religioso di molte persone meriti rispetto, così come meritano rispetto i sentimenti di chi religioso non è, anche perchè penso che il nostro essere o non essere religiosi sia un fatto privato che, tuttavia, ha un’importante ripercussione sul nostro agire quotidiano.

In conclusione penso che avvicinarci alla complessità di questi temi, alla delicatezza di  idee come fede e libertà richieda una grande umiltà, una grande voglia di conoscere e di comprendere, una grande lucidità.

 

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