Nel parco.

Il parco Arcobaleno, che sta proprio davanti alla casa dove vivo, al pomeriggio, dopo l’orario i chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, si riempie di bambini vocianti, di mamme, di ragazzini, di nonne e nonni e di qualche sparuto papà, allora il suono delle voci, delle grida, degli scampanellii delle biciclette, dei tonfi di qualche pallone arriva fino al mio balcone e, in qualche modo, mi tiene compagnia.

Nelle prime ore del pomeriggio, invece, è completamente vuoto e noi lo percorriamo in silenzio, ultima tappa del nostro “giro del caffè”, quasi per non turbarne la pace, e mentre le ruote scivolano dolcemente sull’asfalto liscio, senza fretta, possiamo sentire cinguettii, ronzii, schiocchi: i suoni della natura che riprendono il sopravvento sulle voci umane.

Mentre la sedia a rotelle avanza lenta tra sprazzi di luce e angoli ombrosi il parco ha il languore dei luoghi vuoti, come un palcoscenico prima dello spettacolo o il campetto di calcio prima della partita, un languore che sa di attesa, di un tempo quasi sospeso.

Mi piace attraversare il parco in questi momenti, se il clima e il mio orario di lavoro lo consentono, perchè ho l’impressione di ritrovare uno spazio tutto mio (tutto nostro) che non è solo fisico, ma è soprattutto interiore.

E il mutare del fogliame degli alberi ci racconta ogni giorno che il tempo scorre, senza soste.

Cavenago Parco

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