Saudade è nostalgia e attesa, è ricordo e struggente desiderio di rivivere ciò che non è più, è accettazione del passato e fiducia nel futuro.
Nel farci gli auguri per l’inizio dell’anno scolastico la nostra psico (pedagogista) ci ha augurato anche di resistere alla inevitabile saudade di questa serata che precede il ritorno a scuola.
A pensarci bene i sentimenti che provo in questo momento sono molto simili alla saudade: c’è un po’ di nostalgia per i giorni di vacanza passati, c’è un po’ di rimpianto per le persone che non incontrerò più (almeno tra i corridoi e le classi), ma c’è anche l’attesa fiduciosa del futuro, il desiderio di ritrovare i ragazzi e i colleghi, la voglia di ricominciare.
C’è un po’ di tristezza e un po’ di entusiasmo, è come stare sospesi tra passato e futuro.
So già che non ritroverò una collega con la quale lavoro praticamente dal 1984 (l’anno del passaggio in ruolo) e con la quale, logicamente, c’era una grande sintonia: mi mancheranno le sigarette fumate insieme nel parcheggio e la condivisione di idee e progetti, sempre un po’ folli.
Ha fatto il grande balzo e, da domani, insegnerà filosofia in un liceo, sono contenta che abbia realizzato una sua annosa aspirazione, ma so che da domani mi mancherà e provo già una grande nostalgia.
Da domani lavorerò con una nuova dirigente (per intenderci con una nuova Preside) e, per la prima volta, si tratterà di una persona più giovane di me e questo fatto un po’ mi stupisce e un po’ mi riempie di aspettative.
Come quando ero bambina ho già preparato l’astuccio e un quaderno nuovo (che perderò nel giro di una settimana).
Bando alla saudade: sono pronta a partire.