Archivio mensile:Maggio 2014

Maledetta distrazione.

Sono sempre stata distratta, forse perché ho troppi pensieri, forse perché faccio troppe cose contemporaneamente (qualcuno direbbe che sono multitasking), se non firmassi tutte le mattine un registro probabilmente farei fatica a ricordarmi che giorno è, infatti, quando sono in vacanza, qualche problema con le coordinate spazio-temporali ce l’ho.

Così succede che mi dimentichi di ricorrenze (familiari o civili) anche importanti.

Sarà forse per questo motivo che, pur essendo lombarda D.O.C., ieri non mi sono accorta della celebrazione della prima festa della mia regione, fissata, dalla giunta Maroni,  appunto per il 29 maggio, il giorno della battaglia di Legnano.

Nella mia vita di cittadina lombarda ieri nulla è successo e nulla è cambiato: ho lavorato come sempre, non ho cucinato piatti tipici, non ho rivolto neppure un breve pensiero al Carroccio.

Evidentemente sono proprio distratta.

L’anno prossimo qualcuno mi usi la gentilezza di avvisarmi per tempo.

Grazie.

Milano

 

Galleggiare nei ricordi.

Oggi, mentre chiacchieravo con mia madre nella saletta della casa di riposo che la ospita, si è seduta accanto a noi una signora che, con l’espressione seria e un po’ preoccupata, mi ha rivolto poche parole:

“Signora, mi aiuta ad andare a casa? E’ quasi mezzogiorno, devo ancora fare la spesa e cucinare perché i bambini stanno per tornare da scuola e non ho ancora preparato il pranzo e poi ho un mucchio di vestiti da stirare”.

Ho cercato di tranquillizzarla, perché l’ho vista veramente angosciata, mi sono sforzata di rassicurarla dicendole che i suoi figlioli se la sarebbero sicuramente cavata anche senza il suo aiuto, ma la signora non mi ascoltava neppure, tutta presa da quei ricordi di una vita ormai lontana che continuavano ad affiorare nella sua mente, come gocce di passato, di un passato evidentemente importante, coinvolgente ed esclusivo.

Ho immaginato una vita dedicata alla cura della famiglia, all’educazione dei figli, alle faccende di casa, sempre uguali, ma sempre urgenti, una vita che, pur essendo passata, è sempre lì, presente come una vivida realtà nella mente segnata dall’oblio.

E poi ho immaginato il mio futuro, se e quando anche la mia mente non distinguerà più presente e passato, quali saranno le mie urgenze.

Forse cercherò temi da correggere, come l’indomita protagonista di “A spasso con Daisy” nelle ultime scene del film, o registri da compilare, o relazioni da consegnare.

Perchè, quando gli anni spingono il pensiero lontano dalla vita è il cuore che fa ritrovare la strada, e il cuore ci guida verso ciò che nella nostra vita ha avuto più rilevanza e spessore.

cavenago scuola

 

 

La geografia ritrovata.

Nella scuola secondaria di primo grado (come nella scuola media in passato) la geografia è un po’ la Cenerentola delle materie di studio.

I libri di testo allineano informazioni su demografia, problemi economici e politici, organizzazione degli stati troppo spesso superati dall’attualità: la cronaca entra a piè pari nello studio della geografia e impone un modo diverso di raccogliere informazioni, dai giornali, più che dagli atlanti, dai siti istituzionali, dagli studi statistici.

Se in classe si può disporre di una LIM e di una connessione lo studio della geografia si può costruire di giorno in giorno e, di conseguenza, il lavoro dell’insegnante non consiste solo nel fornire dati e informazioni, ma nell’offrire gli strumenti per un lavoro di ricerca che diventa una ricerca sul campo, fatta attraverso fonti attendibili e documentate.

In questi giorni i miei ragazzi hanno lavorato un po’ in questo modo elaborando ricerche non su materiali scopiazzati da questo o quel libro, da questo o quel sito, ma costruendo presentazioni ricche di immagini e di dati essenziali.

Magari non parlano più di risorse economiche sempre tutte uguali (ovini, bovini, suini e la fantomatica bauxite), ma illustrano le nazioni europee attraverso immagini che raccontino le loro peculiarità.

E’ solo un tentativo, ma forse può servire a rendere la geografia un po’ meno Cenerentola.

Strasburgo (Francia)

Ulisse.

L’Ulisse di Dante è un uomo vecchio, giunto al limite del suo viaggio, stanco, ma non appagato nella sua sete di conoscenza, un uomo che vuole fortemente superare il limite, che cerca nuovi orizzonti, ma che ogni volta che sembra giungere alla meta, come accade nella realtà, si rende conto che la linea dell’orizzonte si è spostata più in là e che  c’è un nuovo traguardo da raggiungere.

Non è l’avventuriero un po’ cialtrone dell’Odissea, curioso e astuto, capace di inganni e passioni, ma è un uomo “bello di fama e di sventura“, incapace di lasciarsi imprigionare dagli affetti familiari e dal minuscolo orizzonte di Itaca.

La storia di Ulisse è una storia di orizzonti sempre più lontani, di conoscenza sempre più vasta e più profonda, di desiderio e timore di non arrivare mai.

E la montagna che si erge dal mare, bruna per la distanza racchiude in sè la il senso della grandezza e del limite.

Vedere i miei ragazzi appassionarsi alla vicenda di Ulisse non ha prezzo.

Bergeggi (ottobre 2011)
 

Nel segreto della cabina elettorale.

“Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede e Stalin no” è lo slogan coniato da Giovannino Guareschi durante l’accesa campagna elettorale del 1948.

Erano tempi lontani in cui la contesa politica era animata da passione, erano tempi in cui l’Italia affluiva compatta alle urne, forse per rifarsi del ventennio precedente, o forse perchè c’era la consapevolezza dell’importanza del voto, di ogni singolo voto che era vissuto come un’occasione per determinare il futuro della nazione.

Nessuno si sognava di mettere in dubbio la segretezza del voto, la ritualità fatta di regole precise e minuziose e il voto era sentito come un diritto prima che come un dovere.

Io appartengo ad una generazione che si accostava al voto per la prima volta con emozione (ricordo che nel ripiegare la mia prima scheda mi tremavano le mani) e con profondo rispetto, ma in fondo sono nata solo cinque anni dopo le elezioni del ’48 e sono cresciuta un po’ in quel clima.

Che differenza con lo svogliato e infastidito plotoncino che si avvia alle urne in questa giornata di elezioni europee (e, nel mio paese, comunali, il che aumenta un po’ la partecipazione), che differenza con i selfie e i video ripresi e postati contro tutte le regole sui social network.

Io sono andata a votare, dopo averci pensato su bene, con lo stesso rispetto di tanti anni fa, sapendo di esercitare un diritto, con la (ingenua) consapevolezza di contribuire a determinare il futuro di Cavenago e dell’Italia.

A proposito: prima di votare ho consegnato il telefonino come da regolamento.

E dire che non fa neppure le foto!

Milano - Celebrazione del XXV Aprile

Dolce sera.

Le prime avvisaglie d’estate mi mettono addosso un desiderio irrefrenabile di uscire di casa per assaporare il fresco della sera mentre il giorno sembra durare sempre di più e il sole non si decide a tuffarsi dietro la linea dell’orizzonte.

Se la giornata è serena, come oggi, il cielo al crepuscolo diventa di un azzurro luminoso, dove occhieggiano le prime stelle e gli aerei lasciano le loro scie (chimiche?) di vapori leggeri che sembrano disegnare la volta celeste.

Anche se la stanchezza si fa sentire il fresco della sera, i profumi della terra, il canto dei grilli hanno il potere di rasserenarmi, soprattutto se i miei passi mi portano ai margini del paese, dove i campi mostrano lunghe file diritte di spighe non ancora mature e gli alberi si stagliano contro l’ultimo chiarore del cielo.

E’ un’ora di silenzio e di tranquillità, un’ora di pensieri un po’ malinconici un po’ dolci, un’ora di ricordi struggenti.

Poi il buio della notte mi avvolge.

Cavenago di Brianza

 

Al voto!

Di solito le stanze d’ospedale sono silenziose e in penombra, viene naturale parlare sottovoce in un ambiente ovattato fatto di lenzuoli bianchi e gocce che scendono lentamente senza far rumore.

E’ così, o almeno, così dovrebbe essere sempre.

Ma siamo in campagna elettorale, a pochi giorni dal voto, e le ragioni dell’uno e dell’altro, urlate nelle piazze o nei salotti televisivi, sono entrate anche in questo spazio solitamente protetto e così, dalla stanza vicina, arrivano le grida di un gruppetto di visitatori, parenti e amici di un malato, che incuranti di tutto litigano a voce altissima.

Il paziente, costretto per forza di cose nel suo letto, sembra non vedere l’ora che se ne vadano e lo lascino in pace o che, per lo meno, si occupino un po’ di lui.

Dalle porte lungo il corridoio si affacciano visi incuriositi e un po’ seccati dalle voci sempre più alte, fino a quando una infermiera con piglio deciso richiama all’ordine il gruppetto urlante .

Le grida si smorzano in un brontolio.

La vigilia del voto è anche questo.

Vimercate

 

Transumanza.

Oggi è raro incontrare un gregge in movimento soprattutto nella nostra terra stretta tra autostrade e capannoni industriali, e quando succede desta curiosità e stupore nei  grandi e, a maggior ragione, nei più piccoli che non sono più abituati a vedere da vicino gli animali della fattoria e al massimo, identificano i maialini con Peppa Pig.

Il gregge fa subito “presepe”, è inusuale e estraneo all’esperienza quotidiana di molti di noi affascina con i suoi ritmi lenti così poco adatti alla vita frenetica che ci circonda.

Se poi succede di vedere un agnellino, nato da pochi minuti, muovere i primi passi incerti guidato dalla presenza rassicurante della mamma si ha l’impressione di assistere ad uno spettacolo grande e antico come il mondo: lo spettacolo del miracolo della vita.

Qualche volta succede ed è meraviglioso.

Cavenago di Brianza - gregge

I molluschi, questi sconosciuti.

No ragazzi, non ci siamo.

Vorrei ricordarvi che l’olio che si ricava dai fiorellino giallo che, fino a pochi giorni fa, imperversava nelle nostre campagne non è l‘olio di cozza.

Vorrei altresì ricordarvi che se decidete di fare un giro romantico-turistico dalle parti del Canal Grande o sotto il Ponte di Rialto non è il caso che vi imbarchiate su una vongola.

E’ incredibile, ma i ragazzi di prima riescono ancora a stupirmi, eppure, nella mia lunga carriera, ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare.

Trezzo sull'Adda

La sveglia.

Mi piacerebbe sapere a che ora suona la sveglia nelle case delle garrule famigliole della pubblicità.

A casa mia suona intorno alle sei e mezza, mi trascino fuori dal letto imprecando contro le ciabatte sempre imboscate da qualche parte, ancora insonnolita mi preparo un caffè che bevo, di solito in piedi, sempre da sola, guardando il giorno nascere dalla finestra.

Poi, dopo le quotidiane abluzioni, faccio colazione, mi vesto, controllo che mio figlio abbia capito che deve alzarsi,  preparo la tavola per la colazione di mio marito (con le medicine ben allineate vicino alla tazza e ai biscotti) e vado a lavorare.

Molto raramente facciamo colazione insieme, intorno alla tavola apparecchiata, e solo alla domenica.

Le famiglie della pubblicità, invece, fanno colazione sedute ad una tavola inondata di sole, apparecchiata con lini di fiandra, con latte, burro, marmellata, succhi di frutta, e biscotti (quelli pubblicizzati, naturalmente), sono tutti vestiti di tutto punto, ben pettinati (la mamma è anche truccata), mangiano con calma scambiandosi battute e sorrisi e poi si avviano, chi a scuola, chi al lavoro, sempre con estrema calma tra interminabili baci e abbracci.

Se anche nel mondo felice della pubblicità la campanella suona alle otto, ho calcolato che, più o meno, la sveglia debba suonare verso le cinque.

Mi chiedo cosa abbiano da ridere tanto!

Muffin e ciambella