Archivio mensile:Ottobre 2013

Tempo di dolcetti, scherzetti e tortelli.

Con tutte le zucche sacrificate in nome della festa di Halloween mi aspetto un’ondata di tortelli, peraltro buonissimi.

Da parte mia ho acquistato una zucca, ma non fa bella mostra di sé sul balcone, non saluta con un ghigno luminoso la notte che viene, la mia zucca diventerà una torta salata, la polpa profumata e coloratissima, cotta a vapore, insaporita in un soffritto di porri, legata con uova e parmigiano e stesa su una sfoglia sottile, dopo un passaggio in forno domani troneggerà al centro della tavola in festa.

Decisamente mi pare una sorte migliore.

zucca

 

Vite parallele.

Mi piace, quando vado a trovare mi madre, alla fine di una giornata di lavoro, starmene lì a fare quattro chiacchiere anche con gli altri ospiti, quelli che, magari, sono un po’ più soli perchè i parenti abitano lontano o lavorano fino a tarda sera e possono venire a trovarli solo al sabato o alla domenica.

C’è un signore che, quando mi vede, si fionda sulla poltrona accanto alla mia, saluta gentilmente mia madre e me e se ne sta lì, in compagnia, silenzioso, come se non volesse disturbare.

C’è il signore che passa in corridoio verso l’ora di cena e si sofferma ad aggiornarmi sui risultati delle partite di campionato, di coppa, delle amichevoli e di quelle benefiche con particolare entusiasmo se l’amatissima Juve ha vinto (non ho cuore di confessargli che io tengo al Milan).

C’è una signora dal volto dolcissimo di bambina, con gli occhi chiari chiari che mi ripete spesso che vuole salire al piano di sopra (peccato che ci troviamo all’ultimo piano e sopra non c’è che il tetto)

C’è una signora, apparentemente lucida e tranquilla, che ogni sera mi saluta perchè deve andare a casa ad accudire i numerosi figli che stanno per tornare da scuola.

E poi c’è un vecchietto simpaticissimo e molto colto che se ne sta sempre in disparte a leggere un romanzo o un saggio storico ed è un piacere parlare con lui perchè di libri ne ha letti veramente tanti e ci scambiamo letture, commenti, suggerimenti.

Mi piace parlare con queste persone, ascoltare i loro racconti qualche volta confusi, ma che restituiscono frammenti di vite lunghe e difficili, ma anche felici, racconti di lavoro, di guerra, di emigrazione, di quieta serenità familiare.

Mi piace ascoltare e so che a loro, ai miei amici, piace che qualcuno li ascolti anche se dopo pochi minuti può anche succedere che abbiano scordato tutto.

I migliori amici.

Non mi stancherò mai di ripeterlo ai miei ragazzi: non ci sono al mondo amici migliori dei genitori, anche se spesso i preadolescenti vivono con loro relazioni conflittuali.

Certamente ci sono i compagni di scuola e di giochi, c’è il gruppo dei pari, ci sono gli allenatori e persino gli insegnanti, ma a nessuno i ragazzi stanno più a cuore che ai loro genitori.

I genitori sono lì nei momenti di gioia, ma soprattutto nei momenti di difficoltà: basta solo che i ragazzi trovino il coraggio di affidarsi a loro, confidando nel fatto che per quanti errori possano commettere, nessuno sarà in grado di comprenderli, di aiutarli e anche di perdonarli quanto mamma e papà.

Sicuramente i genitori possono anche sbagliare, possono trovare risposte non adeguate, posso farsi prendere dall’ansia del fallimento, ma agiranno sempre e comunque spinti dall’amore per quelle persone a cui hanno dato la vita.

Devono solo stare ad ascoltare, lasciandosi guidare dal cuore.

Malpaga.

Abbiamo visitato ieri il castello di Malpaga, la stupenda residenza di Bartolomeo Colleoni che in questo luogo alloggiava l’esercito e teneva la corte, simbolo del potere politico e del prestigio sociale che aveva conquistato.

Si tratta di uno dei tantissimi luoghi degni di una visita che rendono stupenda la mia regione, un castello meta di un turismo “minore”, un po’ offuscato da città e borghi più grandi e più illustri, ma che è rivalutato da un turismo scolastico attento alle ricchezze del territorio e alle particolarità della storia locale.

Al turismo scolastico il castello si offre con iniziative dedicate alle varie età della scuola dell’obbligo: basti pensare che la guida ci  ha accolti abbigliata con un prezioso abito di broccato e velluto e ci ha accompagnato per le sale dove erano stati allestiti dei semplici arredi atti a far meglio comprendere la destinazione d’uso dei vari locali.

Penso spesso che la nostra Italia ( e la Lombardia) è ricchissima di luoghi che meriterebbero una maggiore attenzione, ma spesso chi visita il nostro paese non può che rivolgere la propria ammirazione a città come Firenze, Venezia, Roma.

L’Italia è così bella che non basta una vita per gustare tutte le sue meraviglie.

Malpaga

 

Voglia di leggere.

Il gruppo di lettura che ogni mese, con qualsiasi tempo (di solito tempestoso) si incontra nella saletta della biblioteca del mio paese compie cinque anni di attività.

Io sono una frequentatrice poco assidua anche se, spesso, mi tengo informata sulle letture proposte attraverso il blog e, anche se da lontano, partecipo alle attività del gruppo.

Quando ho un po’ di tempo (e non vengo traviata dalla stanchezza e dalla pigrizia) mi piace partecipare di persona, mi piace discutere dell’ultimo libro condiviso, mi piace scoprire differenze o affinità con le altre lettrici (sì lettrici: perché si tratta di un gruppo per la stragrande maggioranza al femminile), mi piace confrontare i gusti e gli stili di lettura così, in modo amichevole, senza pretese di critica letteraria, mentre fuori piove (piove quasi sempre).

Poi c’è la proposta dei titoli per il mese seguente, la votazione con le mitiche “mele” e la possibilità preziosa di raccogliere nuovi spunti, nuove idee, di conoscere nuovi autori, di coltivare la curiosità per nuove letture.

La serata si chiude sempre con quattro chiacchiere, una tisana e qualche dolcetto: un’occasione in più per conoscersi, per scambiarsi idee, per uscire dalla routine che per molti di noi è fatta di casa e lavoro (almeno per me è così).

Il gruppo di lettura è una splendida opportunità: mi piacerebbe che molti riuscissero a coglierla.

(Nel quinto anniversario  un caro ricordo va a Patrizia, cofondatrice e anima del gruppo, che non è più fisicamente tra noi, ma che ci ha lasciato una grande eredità)

 

 

 

Propensione al letargo.

Il cielo grigio e umido, il selciato bagnato, le foglie che scolorano e si tingono di nuove tinte, come ultimi bagliori di vita, prima di staccarsi definitivamente dai rami e accumularsi dove le trascina il vento, l’aria freddina che ti  sfiora non appena spalanchi la finestra sono tutti sintomi che ci avvertono che l’autunno è tra noi e che ci attendono mesi sempre più freddi, giorni sempre più bui.

Oggi è proprio una giornata così e io guardo sconsolata il mondo fuori dai vetri chiusi e sento fortemente il desiderio di rintanarmi nel tepore della mia casa, in un angolo amico e di aspettare lì, tra il sonno e la veglia, che torni la primavera.

Purtroppo la nostra specie non è programmata per il letargo e io rabbrividisco all’idea di uscire di casa col buio, imbacuccata in sciarpe, guanti e cappello, di lavorare in classe con la luce sempre accesa mentre fuori, in giardino, gli alberi diventano sempre più stecchiti e il cielo si svuota, di respirare la nebbia che tutto avvolge e rende quasi inconsistente.

Oggi mi piacerebbe essere un orso.

Lago d'Endine

Un po’ di coccole.

Dopo l’ennesimo ricovero ospedaliero, l’ennesimo intervento al cervello, l’ennesimo spavento ci siamo concessi una giornata “normale”, una gita nella zona dei laghi d’Endine e d’Iseo, qualche architettura contemporanea un po’ ardita, un pranzo delizioso in un ristorante “vista lago” (e che vista!).

Ci siamo coccolati e siamo stati coccolati dall’infinita cortesia della proprietaria del ristorante che ci ha offerto cibi prelibati, vini ricercati e tante piccole gentilezze come i due vasi enormi pieni di pezzi di liquirizia da assaggiare in zona caffè.

Abbiamo mangiato con calma (anche perché la lentezza è la parola d’ordine del ristorante) assaporando i cibi e il panorama del lago velato dalle nebbie autunnali, ma punteggiato dai colori accesi delle foglie che, ormai, cominciano a seccare sui rami, pronte ad abbandonarsi al primo refolo di vento.

Abbiamo scambiato chiacchiere oziose e un po’ disimpegnate, gustando la tranquilla gioia di essere ancora insieme, ancora lì, ancora noi.

Per le preoccupazioni, per il dolore c’è tempo.

Oggi è il tempo della pacata dolcezza.

Fonteno (Lago d'Iseo)

Apprendere per diletto.

Negli appunti, scritti con un’elegante grafia rotonda, da una maestra di più di un secolo fa si leggeva che è consigliabile “che i fanciulli apprendano per diletto”, che, in buona sostanza, significa che se i discenti si divertono hanno maggiori probabilità di comprendere e imparare.

E’ elementare, ma non sempre è semplice trovare dei modi divertenti e appassionanti per coinvolgere i ragazzi.

Oggi abbiamo visitato il Duomo di Milano e siamo saliti sul tetto per osservare non solo il panorama della città, ma gli elementi architettonici dei fregi e delle guglie.

Vedendo i bambini di prima  trascinarsi un po’ distrattamente tra le guglie, ho organizzato, lì per lì, una caccia al tesoro alla ricerca di alcuni particolari che avevamo studiato in classe: i pugili, le racchette da tennis, le scimmiette, la rana e alcuni personaggi più o meno celebri.

Certamente è stato un po’ destabilizzante vedere i ragazzini correre vocianti da un punto all’altro del tetto, tra gruppetti di turisti turbati da un tale caos, alla ricerca delle sculture, ma, essendo costretti dal gioco ad osservare attentamente le architetture, hanno potuto notare (e annotare) una serie infinita di figure che, altrimenti, probabilmente non avrebbero notato.

Li ho visti eccitati ed interessati additare questo e quel particolare.

Probabilmente non dimenticheranno ciò che hanno imparato oggi e, in fondo, è questo che conta.

Milano -  il Duomo

 

 

La rosa e il suo nome.

Non voglio parlare del celeberrimo e celebrato romanzo di Umberto Eco, “Il nome della Rosa“, che ho amato tantissimo e ho riletto molte volte trovando sempre qualcosa di nuovo.

Vorrei fare riferimento a qualcosa di più attuale.

Se si cancellano alcune tasse e tariffe e se ne introduce una nuova, con un nuovo nome, ho la vaga impressione che in realtà nulla cambi: un nuovo nome e una nuova rimodulazione rischia di sembrare un’abile operazione di restyling.

L’aveva capito persino l’ingenua Giulietta.

What’s in a name? that which we call a rose by any other name would smell as sweet

(Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. (Giulietta: atto II, scena II)

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Pentimenti

“Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei” così Dante (Purgatorio 3, 103-145) fa dire a Manfredi, morto scomunicato e, come tale, non sepolto in terra consacrata, ma accolto in Purgatorio dalla misericordia di Dio che ha accettato il suo tardivo pentimento.

In questi giorni, mentre si fa un gran parlare delle esequie di Erich Priebke, mi sono tornati alla mente questi versi immortali e mi sono chiesta, al di là dei proclami, dei testamenti più o meno spirituali, delle dichiarazioni, mi sono chiesta, dicevo, chi può veramente conoscere il segreto di un’anima.

Anche se Priebke ha sempre affermato di non essere pentito e, addirittura, ha negato la verità della Shoah, mi ostino a pensare, proprio perché credo (come Anna Frank, giovane vittima dell’orrore che si vorrebbe negare) che nessun uomo possa e riesca ad essere tanto malvagio, soprattutto alla fine di una lunghissima vita.

È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere.

(Anna Frank, Diario).

Spero con tutto il cuore che la Provvidenza gli abbia concesso la consolazione del pentimento.