Udite, udite: da settembre entreranno in vigore i registri digitali.
Basta con i quintali di carta, basta con i vecchi registri (branditi come una clava nella quotidiana impari lotta tra insegnanti e studenti), basta con l’appello fatto scorrendo l’indice lungo una teoria di nomi.
La scuola italiana finalmente si modernizza.
Peccato che, come al solito, si tenti di fare le nozze con i fichi secchi: se non ci sarà, da settembre, un pc (o un tablet) su ogni cattedra gli insegnanti dovranno munirsi di un numero spropositato di fogli e foglietti dove prendere appunti provvisori che poi dovranno riversare, in un secondo momento, nel computer preposto alla bisogna allogato, immagino, in aula professori (logicamente non in orario di servizio).
E che dire delle prove di evacuazione?
Bisognerà fare l’appello dei presenti a memoria? o trascinarsi appresso il pc?
Qualche dirigente paventa anche una scarsa dimestichezza con il mezzo da parte del personale docente (il che non è del tutto escluso), ma io temo che il vero problema sia infrastrutturale.
Chi mi conosce sa che non ho problemi nell’uso del computer, sa che ho imparato a gestire la Lim con entusiasmo, sa che ormai leggo praticamente solo e-book (anche a scuola): in sostanza io sono una fautrice delle “nuove” tecnologie, ma solo quando mi semplificano la vita.
Se me la complicano o mi obbligano ad un lavoro supplementare il mio gradimento crolla.