Archivio mensile:Aprile 2013

Dignità.

E’ da più di sei anni che ho aderito all’associazione Kiva.

Kiva è un sito sul quale, dopo una breve procedura di registrazione, è possibile dare una mano a persone, sparse per il mondo, che hanno bisogno di cifre abbastanza modeste per avviare o ampliare un’attività imprenditoriale che permetta loro di vivere in modo dignitoso nel loro paese di origine.

Il contributo minimo ammonta a venticinque dollari che, in genere, vengono restituiti nel giro di dodici o diciotto mesi, si tratta quindi di una cifra irrisoria che, tuttavia, proprio perchè l’ammontare di ogni prestito si raggiunge grazie alla collaborazione di molti, permette di offrire un aiuto concreto a persone in difficoltà che non chiedono l’elemosina, ma un gesto di solidarietà che permetta loro di vivere grazie al loro lavoro e alla loro intraprendenza.

Quando il denaro viene restituito si può investire in un nuovo prestito e così si continua all’infinito: per ora ho contribuito a realizzare ventisette progetti, tutti declinati al femminile, distribuiti equamente in tutti i continenti, ma soprattutto in quelli in cui è più duro vivere.

Kiva mi sembra una buona idea per festeggiare il Primo Maggio.

Sprecare la vita.

Fuggire davanti alle proprie paure invece che affrontarle può rovinarci la vita, come racconta Buzzati in uno dei suoi racconti più ispirati “Il Colombre“.

Il giovane Stefano portato per mare dal padre, ufficiale di marina, scorge all’orizzonte un colombre, un mitico, gigantesco squalo che sceglie la sua vittima e la insegue, per tutti i mari, fino a divorarla.

Nessuno, tranne la vittima, può scorgerla e Stefano, incapace di vivere lontano dal mare, scruta l’orizzonte nella sua continua fuga, che non è solo fuga dal mostro, ma anche da se stesso e dalle proprie paure.

La vita trascorre in un continuo frenetico vagare per i mari del mondo, nel tentativo di sottrarsi ad un destino segnato in un clima da tragedia greca: nessuna colpa ha il giovane, nulla ha provocato l’inseguimento da parte dello squalo, nulla può scongiurarlo.

L’epilogo, come spesso avviene nei racconti di Buzzati, è inaspettato e tristissimo e Stefano, ormai giunto alla fiine della vita, scopre con disperato disappunto che se avesse affrontato subito le sue paure, avrebbe vissuto una esistenza felice.

Il racconto è una gran bella metafora della vita.

Bergeggi (ottobre 2011)

Imbecillità.

Leggo in rete commenti agghiaccianti sull’attentato a Palazzo Chigi:  in questo momento scrivere “E’ solo l’inizio” oppure “L’attentatore ha sbagliato bersagli” oppure “Mentre si spara i ministri fanno festa” serve solo a gettare benzina sul fuoco ed è un comportamento imbecille se non addirittura criminale.

L’accaduto non deve per forza farci accettare il nuovo Governo, non deve spegnere le critiche, ma, d’altra parte, non deve essere occasione per rinfocolare le tensioni: lasciamo almeno che il nuovo Governo cominci a lavorare.

Lasciamo le critiche e\o i plausi ad un secondo tempo quando avrà senso la valutazione dell’operato dei Ministri.

Ora è il tempo della solidarietà con i feriti.

Tragico e surreale.

Lo schermo televisivo rimanda un’immagine impressionante, due schermate appaiate: da una parte la cerimonia solenne del giuramento del nuovo Governo, dall’altra la scena della sparatoria davanti a Palazzo Chigi.

Immagini surreali ed inquietanti che, in qualche modo, simboleggiano il momento difficile che stiamo attraversando.

E’ surreale vedere affiancati i sorrisi composti dei neoministri (che non sono stati avvertiti dell’accaduto durante la sobria cerimonia) all’urlo delle sirene delle ambulanze che soccorrono i feriti.

Per ora…

Domani giurerà il nuovo Governo, nato dopo sessanta giorni di passione, nato tra mille controversie e compromessi come era prevedibile nella situazione di stallo del Parlamento.

Premetto che i Governi non si giudicano sulla carta a priori, ma sul programma e sulla capacità di realizzarlo tuttavia qualche osservazione si può anche avanzare (con somma cautela).

Innanzitutto si tratta di un gruppo nel quale la maggior parte dei componenti è più giovane di me (che veleggio verso i sessanta) il che non è automaticamente un segnale positivo, ma fa sperare che tiri un’aria un po’ più nuova.

Poi va sottolineato che ci sono sette donne: anche questo non è un fatto automaticamente positivo perchè non credo che abilità e competenza siano necessariamente appannaggio del gentil sesso (come non lo sono necessariamente dei giovani), ma mi piace che le donne siano un po’ più rappresentate, visto che sono una presenza fondamentale nella vita delle famiglie e nel lavoro.

Mi ha un po’ stupito la nomina del ministro Kyenge che, come c’era da aspettarsi, la Lega ha pacatamente contestato, si tratta di una cittadina italiana di origine congolese, medico, laureata in Italia, penso che sia una persona che, proprio perchè ha alle spalle un cammino di integrazione, ne conosca le delicate problematiche e sia in grado di gestire il ministero assegnatole.

Una piacevole sorpresa è la nomina di Josefa Idem, una donna forte e determinata che tante volte ha dato lustro al nostro Paese gareggiando in tante Olimpiadi con una longevità sportiva incredibile.

Ora è bene che il Governo cominci a lavorare: ogni giudizio sarebbe decisamente prematuro.

 

Fastidio.

Non mi è simpatico l’onorevole Brunetta, non l’ho apprezzato come ministro e non mi piace il suo modo di interloquire con gli avversari politici, ma non sopporto il dileggio della sua statura.

Non sopporto l’attacco politico che, per mancanza di argomenti, attacca l’avversario su questioni che nulla hanno a che fare con i programmi e le scelte politiche, tanto più che, nei confronti dell’ex ministro, c’è materiale sufficiente per la critica senza indulgere nella comicità un po’ malvagia che prende di mira l’aspetto fisico.

La politica deve tonare ad essere scontro e confronto di idee, non una gara a chi la spara più grossa.

Milano XXV Aprile.

C’è un sole quasi estivo a Milano, mentre il corteo si snoda lento dai Bastioni di Porta Venezia al Duomo, cammino accanto al gonfalone del Comune, tra tanti altri gonfaloni di Comuni grandi e piccoli.

Proprio dietro di noi sfilano i cartelli neri della vergogna e dell’orrore con i nomi dei campi di sterminio e mentre il corteo scivola tra due ali di folla sempre più fitte si levano applausi calorosi.

Ci sono canti, sorrisi, sguardi, i colori delle bandiere che sventolano nel sole e poi gesti composti e parole di pace e di libertà.

Nel cielo azzurro, lassù, la Madonnina guarda la piazza piena di gente e sembra sorridere.

Milano - Celerazione del XXV Aprile

Rinnovamento.

Cosa significa “rinnovamento”?

Significa forse buttar via ciò che ci appare vecchio, anche i valori su cui è fondato il nostro Stato?

Significa forse buttar via la Costituzione che, almeno anagraficamente, è un po’ datata?

Significa forse evitare di celebrare la Festa ella Liberazione, come se non si trattasse di una festa di tutti gli italiani, ma solo della festa di una parte di essi e di una parte connotata politicamente?

Mi spiace che il M5S di Roma abbia deciso di non partecipare alla celebrazione del 25 Aprile (leggo: “per sottrarsi alle solite commedie di chi vuole strumentalizzare la ricorrenza“).

Mi spiace che non comprendano che la Liberazione è all’origine della nostra Repubblica e della Carta Costituzionale e, per questo motivo, è origine di rinnovamento, perchè nel ritrovarci a celebrarla, noi Italiani possiamo rinnovare i motivi e i valori del nostro vivere insieme, del nostro essere Nazione.

Mi spiace che, per evitare di essere confusi con i “vecchi” partiti (l’odiata casta), non rendano il giusto tributo alla memoria di tanti “giovani” grazie al sacrificio dei quali oggi tutti noi (anche gli esponenti del M5S) siamo liberi e godiamo dei diritti garantiti dalla Costituzione.

Come succede spesso in questi frangenti vorrei ricordare le parole di Calamandrei:

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lí, o giovani, col pensiero perché lí è nata la nostra costituzione

Grillo.

Prima degli ultimi frangenti politici, prima dell’avvento dei cittadini pentastellati sugli scranni più alti delle istituzioni repubblicane, prima persino dei “vaffaday”, più o meno ai tempi delle performance teatrali che non erano ancora comizi, nella mia esperienza quotidiana, nel lessico familiare “Grillo” era il simpatico ortottero che animava, con il suo canto continuo, le notti  in montagna, punteggiate dalla diafana luminescenza delle lucciole.

Ci sono ancora i grilli nelle mie notti estive e, ogni tanto, si avventurano in casa, balzando fuori dal bosco, ma si pentono subito e cercano di tornare nel buio amico che li cela alla vista e li protegge.

Ora provate a digitare “grillo” su un motore di ricerca e vedrete che, per pagine e pagine, del piccolo ortottero non c’è più traccia.

Grillo

Strane sensazioni.

Oggi non ho spiegato la storia, oggi sono stata, per i miei ragazzi, una testimone oculare e la sensazione è stata stranissima, proprio perchè ho sempre insegnato loro che la  storia si studia sui documenti ed è impressionante sentirsi “documento”.

Oggi ho raccontato gli anni di piombo dal punto di vista di chi c’era e attraversava una Milano percorsa dalle manifestazioni, presidiata dalla polizia, turbata dall’urlo inquietante delle sirene.

Ho raccontato l’orrore di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia,  dell’Italicus e della stazione di Bologna.

Ho rievocato la paura dei giorni di Seveso.

Ho ripercorso la stagione del compromesso storico e il trauma del rapimento di Moro e della strage della sua scorta.

Non si riesce a raccontare ciò che si è vissuto con la stessa serena scientificità con cui si parla di Giulio Cesare o di Napoleone, la Banca dell’Agricoltura emoziona  più della guerra dei cent’anni.

Milano Piazza Fontana