Ho passato (e molti altri con me) tutti i week end dal 4 al 24 novembre sotto un gazebo, lasciando andare alla deriva la casa, con una montagna di vestiti da stirare, ma mi dicevo “Pazienza! Bisogna dare a tutti la possibilità di registrarsi per votare alle primarie”.
Ho passato molte serate a trascrivere nomi e a convalidare gli iscritti online perché non ci fosse la possibilità di irregolarità e di errori.
Ho aiutato alcuni miei vicini di casa, non troppo avvezzi alla rete, ad iscriversi online per tempo, mettendo a disposizione il mio computer e qualche minuto.
Ora leggendo che molti vorrebbero iscriversi perché impossibilitati a farlo durante i ventuno giorni precedenti il voto e/o nel giorno delle votazioni un po’ di nervoso mi viene.
Mi chiedo quante persone, effettivamente, siano state lontane dal loro comune di residenza per tre settimane o per tre settimane non abbiano avuto la possibilità di avvicinare un pc neppure per sbaglio.
Ma, in fondo, la faccenda non mi interessa molto; quello che mi interessa e mi amareggia è l’impressione di essere un po’ presa in giro e che siano presi in giro tutti quelli che hanno perso cinque minuti del loro preziosissimo tempo per iscriversi regolarmente e tutti i volontari che hanno permesso alla macchina di funzionare.
Anche se mi piacerebbe andarmene in montagna so già che domenica sarò lì, al mio posto, a far funzionare il seggio un po’ perchè ho quasi sessantanni (e quindi sono in odore di rottamazione) e sono abituata ad assumermi le mie responsabilità, un po’ perché mi sento tanto “apparato”(orrore!), ma so benissimo che l’apparato significa anche “organizzazione” e senza organizzazione una faccenda come le primarie non si mette in piedi.
Posso solo assicurare che cercherò di essere rigorosissima e che farò rispettare le regole.