Archivio mensile:Maggio 2012

Giuro, non mi interessa.

Non mi interessa sapere come hai passato il week end, quanto ti sei divertita o quanto ti sei annoiata.

Non mi interessa essere informata, con abbondanza di minuziosi dettagli, sui tuoi problemi sentimentali, sul tuo rapporto difficile, sulle tue relazioni complicate.

Non mi interessa neppure conoscere con dovizia di particolari i tuoi problemi di lavoro, i tuoi appuntamenti per la prossima settimana, le relazioni che devi stendere e i mille impegni che ti attendono.

Non mi appassionano neppure i tuoi successi o i tuoi insuccessi.

E allora perchè, in nome del cielo, devo conoscere tutte queste imperdibili notizie quando, costretta a viaggiare in metropolitana tra decine di sconosciuti, sono obbligata ad ascoltare le conversazioni telefoniche di tutti i vicini, inevitabilmente urlate per coprire lo sferragliare dei convogli?

Non riesco a comprendere perhè, non appena ci si siede in metropolitana, si senta l’esigenza insopprimibile di comunicare con il mondo intero senza curarsi se le conversazioni possano interessare (o meno) i vicini.

Non viaggio spesso con la metropolitana se non nei periodi in cui mio marito è ricoverato in ospedale, allora il percorso tra Cascina Gobba e Gessate diventa un’esperienza quotidiana e, almeno in tali circostanze, mi piacerebbe riflettere un po’ sui casi miei, ma purtroppo diventa inevitabile essere coinvolta nei casi degli altri.

Forse basterebbe un po’ più di attenzione.

Sono un po’ stanchina.

“Sono un po’ stanchino” sussurrava Forret Gump, nel bel mezzo della Monument Valley, dopo aver attraversato gli Stati Uniti di corsa per tre lunghi anni.

Anch’io, di ritorno dall’Ospedale San Raffaele, dopo l’ennesimo ricovero di mio marito e in vista dell’ennesima operazione, dopo aver assistito mia madre in ospedale per due settimane e dopo aver optato per una casa di cura (scelta abbastanza traumatica per entrambe dopo sei anni di assistenza in casa), anch’io, dicevo, mi sento un po’ stanchina.

Comincio a sognare qualche giorno di quiete come il regalo più grande che la sorte mi possa riservare.

Così questo blog diventa lo spazio di uno sfogo un po’ impotente, di una stanchezza che non vede la fine mi scuso con tutti perchè mi rendo conto di essere inevitabilmente lagnosa.

Vigliacchi.

Ci sono veramente poche cose più vili dell’attentato ad una scuola perchè una scuola è il luogo dell’educazione, della crescita e della maturazione culturale, civile e personale dei nostri bambini, dei nostri ragazzi e dei nostri giovani .

Una scuola è un luogo sacro perchè lì si costruisce il futuro di un paese nel quotidiano percorso educativo.

L’attacco ad una scuola è un delitto orribile e vigliacco.

In piedi sulla cattedra.

Nel film “L’attimo fuggente” il professor Keating invita gli allievi,prima piuttosto stupiti e vagamente allarmati poi timidamente divertiti, a salire in piedi sulla cattedra per sperimentare l’importanza di vedere la realtà da un diverso punto di vista.

Ho molto amato quella scena anche perchè esplicitava in modo concreto e molto “visivo” un concetto che mi sembrava di conoscere e condividere da sempre.

Ogni tanto però mi distraggo e mi dimentico di cercare di interpretare ciò che mi circonda con lo sguardo di un altro.

Mi sono sempre chiesta, ad esempio, a chi potessero mai realmente interessare quei programmi, spesso trasmessi da minuscole e molto locali televisioni private, nei quali orchestrine piuttosto attempate interpretano canzoni che hanno più di mezzo secolo di vita.

Oggi, mentre facevo compagnia alla mia mamma nel saloncino della casa di riposo, ho assistito allo spettacolo di una decina di signore che intonavano, insieme all’attempata orchestrina, “Vola colomba” con un trasporto che manco Nilla Pizzi.

Ho capito, all’improvviso, che anche queste trasmissioni hanno un loro perchè.

Bisogna ricordarsi sempre di cambiare punto di vista.

Amore in brodo.

Dopo qualche giorno in ospedale, senza alcun segno di miglioramento, mia madre verrà dimessa domani e, con la morte nel cuore, mi vedo costretta a ricoverarla (spero per breve tempo, mi illudo per breve tempo) in una casa di riposo.

Per sei anni abbiamo vissuto insieme e ho cercato di permetterle di vivere, pur nella sua menomazione, una vita “normale”, mi sono sempre rifiutata di vedere i piccoli grandi peggioramenti che si sono inesorabilmente susseguiti, mi sono illusa di riuscire sempre a far fronte alle difficoltà, ma alla fine ho dovuto arrendermi.

Mio marito ed io ci siamo ritrovati improvvisamente come svuotati e ci siamo resi conto che per sei anni la nostra vita ha ruotato intorno alle esigenze, ai tempi e, persino, alle piccole manie di mia madre.

Mia madre adora mangiare i raviolini in brodo e spesso, alla sera, mio marito ed io abbiamo condiviso il suo menù di consistenza vagamente ospedaliera.

Oggi, mentre facevamo la spesa, mio marito mi ha chiesto di acquistare dei ravioli al brasato di dimensioni più normali “Sai?” mi ha spiegato “Non posso soffrire i raviolini in brodo”.

E li ha mangiati per sei anni, senza mai protestare per non costringermi a cucinare piatti diversi.

Ditemi voi se questo non è amore.

Essere anziani.

Ultimamente tendo a scrivere sempre meno, ma non si tratta di pigrizia o di scarsità di argomenti: semplicemente la vita mi è piombata di nuovo addosso, la mia mamma non sta bene ed è stata ricoverata in ospedale dove passo molto del mio tempo (e che assorbe molte delle mie energie).

Lei che è sempre stata lucidissima e si è sempre mossa per casa con i suoi passettini incerti (anche a causa della cecità) di colpo ha smesso di reggersi in piedi e di riconoscermi.

I medici, dopo una serie di accertamenti, hanno concluso che non è successo niente di nuovo: semplicemente la mia mamma è anziana ed è normale che gli anziani declinino.

Peccato che, poco più di una settimana fa, mia madre, pur essendo ugualmente anziana, stesse molto meglio, ma la vita va così: ho l’impressione che l’età avanzata qualche volta diventi un buon alibi per non approfondire l’origine dei disturbi e per non cercare i rimedi.

E così una giovane, simpatica dottoressa mi ha comunicato che intende dimettere mia madre visto che, per quanto compete i sanitari ospedalieri, non c’è altro da fare, non c’è nulla da indagare, c’è poco da capire: è anziana.