Non mi interessa sapere come hai passato il week end, quanto ti sei divertita o quanto ti sei annoiata.
Non mi interessa essere informata, con abbondanza di minuziosi dettagli, sui tuoi problemi sentimentali, sul tuo rapporto difficile, sulle tue relazioni complicate.
Non mi interessa neppure conoscere con dovizia di particolari i tuoi problemi di lavoro, i tuoi appuntamenti per la prossima settimana, le relazioni che devi stendere e i mille impegni che ti attendono.
Non mi appassionano neppure i tuoi successi o i tuoi insuccessi.
E allora perchè, in nome del cielo, devo conoscere tutte queste imperdibili notizie quando, costretta a viaggiare in metropolitana tra decine di sconosciuti, sono obbligata ad ascoltare le conversazioni telefoniche di tutti i vicini, inevitabilmente urlate per coprire lo sferragliare dei convogli?
Non riesco a comprendere perhè, non appena ci si siede in metropolitana, si senta l’esigenza insopprimibile di comunicare con il mondo intero senza curarsi se le conversazioni possano interessare (o meno) i vicini.
Non viaggio spesso con la metropolitana se non nei periodi in cui mio marito è ricoverato in ospedale, allora il percorso tra Cascina Gobba e Gessate diventa un’esperienza quotidiana e, almeno in tali circostanze, mi piacerebbe riflettere un po’ sui casi miei, ma purtroppo diventa inevitabile essere coinvolta nei casi degli altri.
Forse basterebbe un po’ più di attenzione.