Archivio mensile:Gennaio 2012

Benaltrismo.

Sui controlli della GdF a Milano si sono levate voci di assenso, ma anche voci discordanti:

  • E’ una buffonata
  • Bisogna fare i controlli anche al sud
  • Bisogna fare controlli anche su altre categorie
  • Si poteva fare in modo meno scenografico

Qualcosa di vero c’è, probabilmente si può fare di più e meglio, ma dopo secoli di immobilismo finalmente si è fatto qualcosa e tutto fa sperare che non si tratti di casi isolati o di seplici operazioni di immagine.

Comunque i risultati del cosiddetto “bliz” hanno dimostrato (se ce n’era bisogno) che qualche controllo andava fatto.

Il “benaltrismo” (…si dovrebbe fare ben altro…) è uno sport nazionale tra i più diffusi.

Lo scontrino.

Il week end ha visto una nuova ondata di controlli, questa volta nel mirino della guardia di finanza sono entrati, ieri sera, i locali delle vie più vivaci di Milano (movida la chiamano) e oggi i negozi.

I risultati sono quelli che molti cittadini, come me del resto, conoscono bene: alcuni battono lo scontrino con naturalezza, altri lo consegnano solo se richiesto, altri ti guardano, se chiedi il fatidico pezzetto di carta, come se venissi da Marte oppure fanno finta di niente e ignorano bellamente la richiesta.

Nei commenti agli articoli ho letto anche parole di rabbia, la rabbia di chi, pagando tutte le tasse, non accetta che altri non lo facciano: c’è in giro un’aria da liste di proscrizione, da caccia all’untore che non mi piace molto.

Mi piacerebbe, invece, che venissero segnalati coloro che lo scontrino lo fanno da sempre (…e ne conosco molti), come se si trattasse di una guida Michelin  (tre stelline a chi è in regola col fisco…) credo che, nel momento di scegliere un bar, un ristorante, un negozio, un artigiano, potrei usarla con profitto.

Mi piace pensare che se una persona è onesta con lo Stato, magari lo sarà anche con me.

Finalborgo

Questo è stato.

Un giorno per ricordare ciò che non dovremmo mai dimenticare.

Forse è poco, forse c’è qualcuno che pensa che sia inutile, forse qualcuno vorrebbe che non si fosse nessun “giorno della memoria” perchè ormai è una storia vecchia e tanto vale lasciar perdere e persino negare.

Eppure dovremmo tener sempre a mente il monito di Primo Levi:

“Meditate che questo è stato”

Mauthausen

L’importante è sapere (…cosa fare).

Ore 9 (più o meno): la classe è silenziosa e impegnata in una complicata verifica di storia sul ‘600, la scuola comincia a tremare.

Un ragazzino dall’aria furba impallidisce e mi guarda per un attimo, poi, con naturalezza, si infila sotto il banco, nel giro di pochissimi secondi, senza una parola di spiegazione, anche gli altri scivolano sotto il banco.

Venerdì scorso abbiamo effettuato una prova di emergenza terremoto.

Evidentemente i ragazzi, anche se apparentemente non ascoltano mai, avevano capito bene cosa fare.

Ti faccio uno squillo.

L’ho sentito trillare spesso, insistente, nel silenzio generale, in chiesa, a teatro, al cinema, durante un consiglio di classe e il genitore, senza neanche scusarsi, ha risposto seraficamente per alcuni minuti, mentre l’insegnante di turno spiegava, un po’ provata, la situazione didattico-disciplinare.

Spesso il cellulare trilla per una fatale distrazione, o per una inveterata maleducazione, o per tutte e due.

Non è facile reagire in modo sereno, ma qualcuno ci riesce…

Certo l’ironia è un’arma formidabile.

L’isola dei curiosi.

Si sa che, nel nostro paese (ma forse anche altrove), gli omicidi efferati, i disastri, le catastrofi attirino un gran numero di persone in cerca di un brivido, di una testimonianza o, forse, per poter semplicemente dire “c’ero anch’io”.

E’ successo ad Avetrana, a Cogne e ora al Giglio temono che questa propensione al sensazionale possa trasformare la loro splendida e quieta terra in “un’isola dei curiosi” in cerca di emozioni forti davanti al mastodontico relitto, così a portata di mano.

Nelle parole della presidente dell pro loco si sente un fermo e cortese invito a visitare l’isola per il suo fascino, per la sua atmosfera, per le emozioni che la bellezza di questo lembo di terra in mezzo al mare riesce  a suscitare e non solo per condividere l’orrore del disastro, immortalato in centinaia di foto e filmati, visibile anche dal satellite, terribile ma già entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo.

Pensierino (un po’ depresso) della sera.

A ben vedere quella nave coricata su un fianco, i passeggeri smarriti che non sanno a chi affidarsi e di chi fidarsi, la catena di comando vacillante, il clima da “si salvi chi può” sono un po’ la metafora di questo paese.

In fondo qualche mese fa l’immagine del Titanic era stata da più parti evocata per descrivere la situazione economica di questa Italia sempre in bilico.

E noi abbiamo un tale bisogno di leadership da considerare “eroe” chi sa fare semplicemente e responsabilmente il proprio mestiere.

E si impegna a farlo.

Basta accontentarsi.

Negli ultimi due giorni il mio paese si è risvegliato cosparso da un velo di neve, che neve non è, “nevicata chimica” la chiamano perchè si tratterebbe di un fenomeno legato alla presenza di smog in concomitanza con le correnti gelide provenienti dall’est.

Ad una prima osservazione gli aghi di ghiaccio, adagiati su tutto, potrebbero far pensare al fenomeno della galaverna, ma, a parere degli esperti, si tratterebbe di particelle di solfuro di rame, l’ossido di rame, gli ioduri di mercurio, di piombo o di cadmio e i silicati che hanno una struttura esagonale simile ai cristalli di neve e sono prodotti dell’inquinamento industriale.

Chimica o no la nevicata ha avuto il potere di attirare l’attenzione dei miei allievi che se ne stavano lì incantati a fissare i fiocchi (o i non fiocchi).

Non sarà una vera nevicata, ma ha comunque il suo fascino.

Cavenago (galaverna)

Eroismo e responsabilità.

Non è solo tradizione del mare, ma è scritto a chiare lettere nel Codice di navigazione Italiano (un regio decreto del 1942), all’articolo 303, che il comandante deve abbandonare la nave per ultimo.

E’ evidente che, con una nave come la Costa Concordia, con più di 4500 persone a bordo, tra passeggeri e equipaggio, l’obbligo di abbandonare la nave per ultimo, rischia di condannare a morte il comandante.

Non credo che nessuno si aspetti atti di eroismo e abnegazione sovrumani, ma sicuramente un’assunzione di responsabilità che è insita nel ruolo e nella funzione del comando.

Per questo sono agghiaccianti le telefonate, diffuse oggi, tra la guardia costiera e il comandante della nave, per questo lascia senza parole l’ordine perentorio di “tornare a bordo” e lascia senza parole il fatto che l’ordine sia stato in qualche modo disatteso.