Archivio mensile:Dicembre 2011

Ispirazione.

La luna, da sempre, è stata fonte di ispirazione poetica: la “bella Luna” di Saffo brilla ancora nel cielo e sembra, muta ed enigmatica, ascoltare le eterne domande del pastore di leopardiana memoria.

Poco importa se  l’uomo ha lasciato la sua impronta sulla superficie intatta, rivelandone l’aspetto polveroso e grigiastro, poco importa se ne ha svelato il mistero privandola del suo alone magico e misterioso.

Poco importa.

Basta camminare in una di queste sere algide e limpide e alzare lo sguardo seguendo il profilo dei monti e l’incanto ritorna intatto ad affascinare gli occhi e la mente.

Mi fermo per catturare il mistero di una falce di luna splendente e mi lascio avvolgere dalla meraviglia.

Moggio - Falce di luna

Senza tanta enfasi.

Da quando nostro figlio non è più un bambino si è forse persa quella che, con un po’ di retorica, è definita la “magia” del Natale.

Questa giornata di vigilia è forse un po’ meno magica che nel passato, ma è una giornata quieta, tranquilla, passata in casa, tutti insieme, finalmente tutti insieme, passata tra i fornelli a cucinare, ma senza fretta, senza ansia da performance, mentre la televisione accesa (che nessuno guarda) trasmette gli stessi film di ogni Natale e gli stessi sevizi sulle ultime spese e sui preparativi del cenone.

Per noi che siamo ormai tutti adulti il Natale diventa un momento di serenità da trascorrere insieme, in una gioia silenziosa e un po’ sonnacchiosa, ma calda e avvolgente.

Forse la felicità è proprio questo.

Como

Solstizio

E’ il solstizio: il 21 dicembre (ma quest’anno cade alle 5.30 del 22 dicembre) è il giorno più corto dell’anno, il giorno più buio, ma anche il giorno in cui comincia l’inverno.

Questa mattina, all’alba, il cielo era stupendo, l’orizzonte ad est era striato di rosso e d’oro sfumati nelle strisce di nubi più scure, era un cielo invernale, algido e splendente di una bellezza da togliere il fiato.

Mentre bevevo il caffè lo ammiravo con una vaga allegria: è vero, comincia l’inverno, ma, da oggi, le giornate cominciano impercettibilmente ad allungarsi di qualche minuto ogni giorno, fino a quando, tra pochi mesi, la luce dilagherà libera nei nostri giorni e ci accorgeremo di aver dimenticato questa tenebra che ci avvolge.

ultimo sole

Atmosfera.

A dieci giorni dal Natale il clima è un po’ spento, le luminarie sono (o sembrano) più austere del solito, i telegiornali non hanno ancora dedicato una ventina di minuti a spiegarci come gli italiani spenderanno la tredicesima o quante calorie ingurgiteremo col cenone, nessuno ci ha ancora rassicurato invitandoci a spendere senza patemi (tanto la nostra economia è solida).

Forse mi illudo ma, sotto sotto, spero che questo Natale di crisi ci aiuti a recuperare il senso della festa, la gioia di stare insieme, di regalare un sorriso o un po’ di tempo che, spesso, sono più preziosi di qualsiasi strenna acquistata in un negozio di lusso.

Como

Ostinazione.

Dopo tanto tempo ci si rassegna, non si cerca più la giustizia, non si vuole neppure più conoscere la verità, si preferisce dimenticare, perchè i ricordi sono dolorosi e c’è tutta la tristezza della sofferenza inutile.

Ma io sono ostinata e mi ostino a ricordare quel giorno del 1969, quel giorno in cui, come oggi, Milano si preparava a festeggiare il Natale con tutto l’inevitabile corteggio di luminarie ed acquisti che la festa comporta, una Milano forse più ricca di oggi, sicuramente più innocente o meno consapevole, una Milano irrimediabilmente ferita nella sua essenza più profonda.

Mi ostino a ricordare i diciassette morti e gli ottantotto feriti e la terribile scia di sangue che, da Piazza Fontana, ha attraversato per anni la storia del nostro Paese.

Aggiornamento: oggi Carlo Arnoldi, presidente dell’associazione delle vittime della strage di piazza Fontana, ha consegnato al sindaco Pisapia e alla città i documenti digitalizzati del processo.

Qui gli archivi.

Educare alla responsabilità.

Nessuno evidentemente si è mai preoccupato di educare la ragazzina al senso di responsabilità, nessuno le ha mai spiegato che i nostri gesti, le nostre parole, persino i nostri silenzi si ripercuotono sugli altri, nessuno le ha mai detto che siamo responsabili delle conseguenze dei nostri gesti, delle nostre parole e persino dei nostri silenzi.

Non hanno mai insegnato ai “vendicatori” che nessuno può arrogarsi il diritto di farsi giustizia da solo, giustizia sommaria peraltro, che la convivenza civile non può essere ridotta ad una guerra tra bande, nella quale chi è più forte (o più violento, o più numeroso) conquista il territorio.

Nessuno ha mai spiegato ad un ragazzino che scazzottarsi per futili motivi (ma anche per motivi non futili) è stupido e pericoloso, nessuno gli ha mai detto che le conseguenze possono essere ben più gravi della causa che le ha generate.

Viviamo in una grave carenza di responsabilità, la frase che sentiamo ripetere sempre più spesso è “non volevo, non l’ho fatto apposta”, come se il fatto di “non volere” una conseguenza tragica ne mitigasse in qualche modo la gravità.

E’ indispensabile ricominciare a considerare la responsabilità come un valore fondamentale, è necessario educare i bambini, ma anche educare noi stessi.

Il cielo che non t’aspetti.

Abbiamo passato due giorni a Como, giusto per goderci l’atmosfera del lago e per staccare un po’, sono stati due giorni tranquilli, dedicati a visitare architetture razionaliste, il centro elegante e il museo didattico della seta (me merita sicuramente un po’ di attenzione).

Peccato che il cielo sia stato nuvoloso, sarebbe stato bello ammirare i riflessi azzurri nel lago.

Questa mattina, nonostante il cielo fosse ancora minaccioso, siamo saliti con la funicolare a Brunate in cerca del punto più panoramico della città.

Quale non è stata la nostra sorpresa quando, scesi nella stazione a monte, ci siamo accorti che laggiù, in fondo, le nubi si diradavano e l’arco alpino splendeva nel sole.

Quanta gioia può dare il cielo che non t’aspetti.

Brunate

Messaggi criptici.

Il professor De Mauro ha lanciato l’allarme sulla bassissima competenza nella lettura che affligge, a suo dire, molti italiani.

Secondo due recenti studi internazionali “soltanto il 29% degli italiani è in possesso degli strumenti linguistici per padroneggiare l’uso della lingua italiana“.

Effettivamente anch’io, benchè abbia qualche dimestichezza con l’italico idioma, ogni tanto mi trovo in difficoltà davanti a qualche messaggio che riesco a leggere, ma che stento a decifrare.

Come questo per esempio…

cartello

Quale sarà l’oscuro significato del testo?

Ci sono piastrelle nuove di zecca?

Oppure sono conservate nel banco frigo?

Manuale di sopravvivenza.

Fino a due anni fa sapevo che sarei andata in pensione a sessant’anni, mi sembrava una bella età (soprattutto in considerazione del fatto che alcune mie coetanee sono in pensione da una quindicina d’anni e più), poi di colpo mi sono stati aggiunti quattro anni e, mentre mi stavo ancora abituando all’idea, ne sono caduti dal cielo altri due.

Visto che non è molto utile star qui a recriminare e piangermi addosso sto tentando di elaborare un manuale di sopravvivenza perchè la pensione, una volta raggiunta, vorrei anche godermela.

E’ indispensabile che questi otto anni passino in fretta e non solo per la mia salute mentale, ma soprattutto per la serenità dei ragazzini che hanno diritto ad avere un’insegnante entusiasta e creativa e non una specie di relitto rassegnato.

Quindi è necessario ripartire, da domani, come se fosse il primo giorno del primo anno di scuola, è necessario trovare strategie che rendano il mio lavoro più motivante per me e per loro, studiare nuove attività, nuovi linguaggi, nuovi entusiasmi.

Poi devo imparare a ritagliarmi degli spazi per me, spazi per lo studio, per le letture, per le emozioni, spazi che mi permettano di scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo da dire e da dare.

Solo così, forse, questi anni scorreranno leggeri e quando dovrò andarmene, finalmente, avrò ancora lo spazio per una punta di rimpianto.