E’ normale sentirsi piccoli, piccoli davanti alla maestosità di una montagna o all’immensa superficie del mare o ad un cielo stellato in una notte algida d’inverno o ad un bosco dalla mille sfumature autunnali: sono paesaggi che, se abbiamo un po’ di sensibilità, ci raccontano la nostra pochezza, ci richiamano alla nostra condizione imperfetta di creature, anche se continuiamo ad illuderci di essere i signori del mondo.
Mi perdo davanti alla bellezza della natura e non trovo neppure le parole per esprimere il senso di vertigine che mi prende, ma resto lì con gli occhi e la mente incapaci di abbracciarla e di comprenderla.
La stessa sensazione mi cattura quando mi fermo ad osservare una foglia, un fiore o, come oggi, uno splendido germano reale intento a sistemarsi le piume della sua livrea dagli accostamenti di colore arditi ed eleganti.
Sarà che ho bisogno di bellezza e di perfezione forse per contrastare la zavorra dell’imperfezione umana.