Archivio mensile:Luglio 2011

Ma quanto mi costa?

Ho una domanda forse un po’ ingenua che mi frulla nella testa: quanto ci costa (come cittadini intendo) l’apertura di uffici distaccati di tre ministeri (che presto diventeranno quattro) nella splendida “location” della Villa Reale di Monza?

Di quanto personale in più avranno bisogno i suddetti uffici per funzionare veramente e per non essere solo una operazione di propaganda?

Quali tagli (alla scuola per esempio) si renderanno necessari per finanziare tutto ciò?

Era veramente necessario aprire queste rappresentanze a cui i cittadini si potranno rivolgere per comunicare con il governo “senza fare chilometri per niente”, come ha chiosato il sindaco di Monza ( come se non esistessero telefoni, fax, posta elettronica e piccioni viaggiatori)?

E meno male che, in tempi di austerità, almeno le scrivanie le hanno pagate i ministri.

Castagne a orologeria.

Dal 2014, pare certo, torneremo a pagare l’irpef sulla prima casa: si tratta di uno dei provvedimenti presenti nella manovra finanziaria, non immediatamente percepibile, che un futuro governo dovrà gestire in un’Italia che, possiamo immaginare, sarà ancora più impoverita e ormai stremata dagli aumenti delle tariffe, dalla riduzione dei servizi causata dai tagli a comuni e regioni e quant’altro.

Un futuro governo che sarà accusato, già me lo vedo, fidando sulla memoria corta degli Italiani, di “mettere le mani nelle tasche dei cittadini” e che si troverà la spada di Damocle di provvedimenti a orologeria destinati a sollevare una ondata di malcontento.

Probabilmente il rigore nei conti è inevitabile  (anche se forse esistono altre aree dove far cassa), ma è insopportabile che sia un rigore procrastinato, una promessa di rigore che altri dovranno mantenere.

Si tratta di castagne messe oggi sul fuoco e che dovranno restarci per un paio d‘anni, forse confidando nel 2012 e nella indiscutibile fama di iettatori dei Maya.

La sottile inquietudine.

Ieri sera la terra ha tremato in Pianura Padana e, dalle mie parti, probabilmente pochi se ne sono accorti, io che me ne stavo seduta sul divano, provata da  una giornata di bagagli, ho avvertito una leggera oscillazione e ho guardato subito mio marito come a dire “Perchè ti agiti?”.

Mi sono accorta che anche lui mi guardava con la stessa espressione poi, automaticamente, abbiamo alzato gli occhi al soffitto, ma, visto che c’è un’elegante plafoniera, nessun lampadario, con le sue oscillazioni, poteva confermare il nostro dubbio.

Dalla sua stanza è emerso il pargolo che ci ha chiesto con un po’ di incredulità “E’ stato il terremoto?”, poi, visto che tutto era fermo, non ci siamo agitati più che tanto, ma dentro è restata una sottile inquietudine che ci ha lasciati lì, per tutta la serata, con i sensi attenti ad ogni nuovo evento.

In questi casi mi rendo conto di come noi, con tutta la nostra civiltà e il nostro progresso, al cospetto degli eventi naturali, che non possiamo controllare, siamo ancora uomini primitivi e conserviamo dentro di noi timori ancestrali.

Ogni tanto scoprire di non essere onnipotenti può anche essere salutare.

La location sbagliata.

Parole condivisibili, quelle del Presidente Formigoni, che invoca un maggiore rigore nei costi della politica proprio nel momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini.

Per farsi un’idea della situazione basti ricordare che, nella regione di sua competenza, la mia per intenderci, una visita medica o un esame diagnostico costerà la bellezza di 46 euro (sommando ticket a ticket).

“Bisogna dare segnali forti” sentenzia il governatore dalle recenti improbabili camicie, peccato che la forza del segnale sia un po’ annacquata dal clima vacanziero che si può intuire alla sue spalle, dove ondeggiano lievemente yacht di lusso.

Forse sarebbe stato meglio scegliere un’altra location… giusto per dare un “segnale forte”.

In ascolto.

Dopo un intervento chirurgico delicatissimo al midollo spinale, due settimane di degenza in neurochirurgia e cinque in riabilitazione finalmente domani mio marito torna a casa.

L’operazione è stata un successo e il lavoro dei fisioterapisti è stato accurato e attento così mio marito ora cammina, un po’ incerto naturalmente, ma con una postura migliore di prima e con un equilibrio ritrovato.

Oggi, nel reparto del centro di riabilitazione, c’era un po’ un clima da fine vacanza, c’erano saluti e congratulazioni da parte dei medici, degli infermieri e anche degli altri pazienti con i quali abbiamo condiviso le ultime settimane,  anch’io ho passato molto tempo in ospedale, ho imparato ad aggirarmi nella quiete dei corridoi, tra tanta sofferenza, disperazione e speranza e ho imparato a esercitare la preziosa arte dell’ascolto.

Spesso chi è sofferente ha bisogno di raccontare le proprie paure e le proprie speranze, condivide il desiderio di tornare ad una qualità della vita accettabile, ma soprattutto ha bisogno di qualcuno che ascolti, con interesse, con partecipazione.

Quante storie ho ascoltato, storie di malattia, di incidenti, dei piccoli preziosi progressi quotidiani, delle piccole vittorie e delle piccole sconfitte.

In questi giorni ho sfiorato tante vite, mi sono arricchita di tanti incontri.

Milano giugno

Shopping.

E’ tempo di saldi e una ragazzina poco più che maggiorenne (che chiameremo Renata per comodità) ieri è partita con un’amica, lancia in resta e bancomat brandito come un’ascia, per un tuffo tra i negozi del centro.

Prima ha passeggiato soffermandosi ad ogni vetrina per valutare prezzi e modelli, poi si è infilata in una boutique dove ha provato diversi capi, sennza trovare nulla che la ispirasse veramente, ma decisa ad acquistare comunque qualcosa perchè non sia mai che si torni a casa, in periodo di saldi, a mani vuote.

Alla fine, un po’ provata, ma trionfante, si è incamminata sulla via del ritorno munita di sportine di carta debitamente griffate.

Peccato che non ci fosse un congruo numero di fotografi a immortalare gli acquisti!

E chi se ne frega, direte voi…

Appunto.

A cena con Yoghi e Bubu.

Dov’è finito il tempo felice e spensierato nel quale gli orsi erano protagonisti di cartoni animati e vagavano per il parco di Yellowstone (anche allora erano una specie protetta) in cerca dei cestini delle merende dei turisti?

Evidentemente quel tempo non c’è più tanto che gli orsi, oggi, li possiamo incontrare a tavola, tra un piatto di canederli e un cesto di mele, ma non in qualità di commensali, bensì con la poco invidiabile funzione di pietanza.

La notizia è così paradossale da non sembrare neppure vera.