Archivio mensile:Maggio 2011

Ballottaggi.

Sale la febbre dei ballottaggi e si passa dal prospettare un futuro cupo e minaccioso (che neanche le profezie Maya), alle aggressioni più o meno dubbie, agli insulti (questa volta i votanti di sinistra sarebbero “decerebrati”) ai colpi sotto la cintura.

C’è poi una propaganda più sottile e meno facile da controbattere (come quella che racconta Sergio) che mi sembra una prova concreta del nervosismo del centro destra.

Credo che sia il momento di tenere i nervi a posto, di usare il cervello (vale anche per chi non ce l’ha) e di non vendere la pelle dell’orso (di qualsiasi orso di tratti) prima di averlo catturato.

Per fortuna fra meno di due giorni entreremo nel “silenzio elettorale”, non se ne può quasi più.

Aspettando domani.

Non ho voglia di andare a dormire, non ho voglia di trascorrere l’attesa dell’alba rigirandomi nel letto: vorrei che fosse già domattina, vorrei già essere lì, in quella calda stanza di ospedale, per salutare mio marito con un sorriso rassicurante.

E poi vorrei che fosse già pomeriggio, vederlo tornare nella stanza e sapere che tutto è andato bene, che quella piccola nuova scintilla di luce nella risonanza magnetica è stata cancellata e la vita può tornare a scorrere serena, pur con un sentore di inquietudine nel fondo della mente e del cuore, quell’inquietudine che, quando hai conosciuto la paura del dolore e della malattia, non ti abbandona più.

Vorrei non dover attendere, ma l’attesa fa parte del gioco della vita.

Che paura!!

Ultimi giorni di campagna elettorale e si agitano gli spettri più mostruosi: Milano diventerà “zingaropoli”, ci saranno più minareti che campanili, la droga scorrerà a fiumi, gli immigrati aumenteranno in modo spropositato, non si potrà più parcheggiare l’auto per timore che qualche assessore (emulo indegno del primo cittadino) la involi proditoriamente.

E di pari passo lievitano le promesse: due (tre, quattro ministeri a Milano), no solo dei dipartimenti, sì due ministeri, azzeramento delle multe (con buona pace di quanti hanno già pagato), scomparsa dell’ecopass.

E poi ci sono preoccupanti e imbarazzanti disattenzioni come quella in cui è caduta il sindaco Moratti (o chi per lei) che ormai è diventata un cult in rete.

Che dire?

E’ una strana campagna elettorale dai toni sopra le righe, dove l’esagerazione, lo sberleffo, la pernacchia sono all’ordine del giorno.

Meno male che di giorni ormai ne mancano veramente pochi.

A parte Milano.

Le analisi del voto amministrativo, da parte degli accigliatissimi coordinatori del PdL rilevano che “a parte Milano” si tratta di un sostanziale pareggio.

“A parte Milano” come se il capoluogo lombardo fosse un piccolo centro al confine con il Canton Ticino, “a parte Milano” come se il premier non avesse lanciato proprio a Milano, la culla del suo partito, un vero e proprio referendum sul suo governo e sulla sua leadership.

Come si fa dire “a parte Milano” e restare seri?

Persino il tg4 ha cercato di dare i dati (e per quattro minuti ci è persino riuscito) prescindendo da Milano e da ciò che l’apertura delle urne stava manifestando.

Potremmo dire che “a parte Milano” va tutto bene.

Non mi hai fatto niente, faccia di serpente.

Ormai da anni le campagne elettorali sono improntate a una disinvoltura di linguaggio e di concetti che, ogni volta, sembra spostare il ricordo del buon gusto, delle buone maniere e della buona politica in un passato ormai remoto e quasi mitico.

Ogni volta si ha l’impressione di aver raggiunto il fondo e ogni volta si scopre che è possibile scavare ancora un po’, in un crescendo rossiniano di attacchi e di battute che con il dibattito politico, sui temi del buon governo e della buona amministrazione, nulla hanno ormai più a che fare.

Si è passato nel volgere di pochi anni dall’insulto diretto all’elettore della parte avversa fino a definire i p.m. milanesi un “cancro” della democrazia, con tutto ciò che  di terribile il vocabolo evoca nell’immaginario collettivo.

Solo di ieri sono la notizia che gli esponenti del centro sinistra puzzano (perchè  logicamente non si lavano) e l’attacco, senza possibilità di replica, che diffama il candidato sindaco di Milano.

Al “non mi hai fatto niente, faccia di serpente”, tanto caro ai bimbi di seconda elementare, manca veramente poco.

Se per voi è un problema.

Siamo all’ennesima battuta di un esponente del Pdl sulla scarsa avvenenza delle elette del centrosinistra: evidentemente i nostri parlamentari hanno un sacco di tempo a disposizione per riuscire a stilare classifiche e compilare graduatorie.

Ammesso (e non concesso) che la bellezza delle elette sia una priorità degli elettori (… e non la loro competenza e preparazione) mi piacerebbe sapere se il dato sbandierato dall’esponente del centrodestra  sia frutto di una osservazione empirica o un dato statistico verificabile.

E che dire poi dell’aspetto degli eletti? Non ci sono dati statistici e classifiche? Il ministero delle pari opportunità non dovrebbe forse preoccuparsi anche di verificare i quoziente di avvenenza e fascino dei maschietti che siedono in parlamento?

Personalmente non ritengo che la bellezza sia una qualità indispensabile per legiferare e governare, ma se per qualcuno è un problema allora mi sembra chiaro che tutti quanti (senza differenze di sesso, lingua, razza e religione) vengano valutati (da un’apposita commissione parlamentare).

Così, almeno, al momento del voto sapremo come regolarci.

Penso.

In questo primo maggio la mia mente si affolla di pensieri.

Il primo pensiero va a quanti lavorano (e hanno sempre lavorato) in questo giorno di festa: medici, anestesisti, infermieri, forze dell’ordine, ferrovieri, lavoratori del trasporto locale e tutti coloro che permettono che la nostra giornata possa trascorrere nella più normale serenità.

Il secondo pensiero va a coloro (giovani e meno giovani) che non hanno un’occupazione, nè oggi, nè in nessun altro giorno dell’anno, con la speranza che possano realizzare la legittima aspirazione al lavoro che è la via per l’affermazione della dignità umana.

Il terzo pensiero va a quanti di lavoro sono morti, a quanti non vedono riconosciuti i loro diritti, a quanti lavorano in nero, senza sicurezza, senza un salario regolare.

Ed infine un pensiero va ad un primo maggio di tanti anni fa e alla prima strage della nostra storia repubblicana.

Buon primo maggio a tutti.