E’ una ben strana coincidenza che proprio oggi, a un giorno dalla festa dei lavoratori, la lezione di storia prevedesse la Rivoluzione Industriale e la teoria della divisione del lavoro di Adam Smith.
Così nonostante gli sguardi un po’ perplessi dei ragazzini i quali davanti a concetti complessi tendono ad andare in crisi abbiamo letto l’esempio da manuale della “manifattura di spilli”.
Sicuramente avrebbero preferito guerre e trattati di pace, si tratta di una storia più semplice, dove succedono delle cose, dove qualcuno vince e qualcuno perde, invece, da quando abbiamo imboccato il ‘700, la strada si è fatta scoscesa.
Prima hanno dovuto affrontare l’Illuminismo, i pensieri di Voltaire, Montesquieu e Rousseau, la ragione che squarcia le tenebre dell’ignoranza, mi guardavano preoccupati chiedendosi perchè dovessero addentrarsi in concetti cosi spinosi.
Poi è stata la volta della Rivoluzione Americana dove, per lo meno, succedeva qualcosa.
Ora è la volta della Rivoluzione Industriale, un capitolo dove si susseguono idee complicate, ma hanno cominciato a capire che quella storia lì va studiata, ma soprattutto va capita, per capire il mondo del lavoro e le dinamiche che lo regolano.
Di colpo si sono sentiti “grandi” perchè stanno affrontando “discorsi da grandi”, tanno attrezzandosi per capire il mondo che li circonda.
Studiare il lavoro mi sembra un buon modo per festeggiare il primo maggio.
Auguri ragazzi.