Archivio mensile:Aprile 2009

Coincidenza.

E’ una ben strana  coincidenza che proprio oggi, a un giorno dalla festa dei lavoratori, la lezione di storia prevedesse la Rivoluzione Industriale e la teoria della divisione del lavoro di Adam Smith.

Così nonostante gli sguardi un po’ perplessi dei ragazzini i quali davanti a concetti complessi tendono ad andare in crisi abbiamo letto l’esempio da manuale della “manifattura di spilli”.

Sicuramente avrebbero preferito guerre e trattati di pace, si tratta di una storia più semplice, dove succedono delle cose, dove qualcuno vince e qualcuno perde, invece, da quando abbiamo imboccato il ‘700, la strada si è fatta scoscesa.

Prima hanno dovuto affrontare l’Illuminismo, i pensieri di Voltaire, Montesquieu e Rousseau, la ragione che squarcia le tenebre dell’ignoranza, mi guardavano preoccupati chiedendosi perchè dovessero addentrarsi in concetti cosi spinosi.

Poi è stata la volta della Rivoluzione Americana dove, per lo meno, succedeva qualcosa.

Ora è la volta della Rivoluzione Industriale, un capitolo dove si susseguono idee complicate, ma hanno cominciato a capire che quella storia lì va studiata, ma soprattutto va capita, per capire il mondo del lavoro e le dinamiche che lo regolano.

Di colpo si sono sentiti “grandi” perchè stanno affrontando “discorsi da grandi”, tanno attrezzandosi per capire il mondo che li circonda.

Studiare il lavoro mi sembra un buon modo per festeggiare il primo maggio.

Auguri ragazzi.

Bagaglino, bellezze a spasso ed elezioni.

Mi spiace per la signora Veronica che ha definito “ciarpame” la presenza di personaggi dello spettacolo (al femminile) nelle liste elettorali, mi  spiace per lei, ma temo che le sue speranze vadano deluse, soprattutto ora che il calo i audience del Bagaglino rischia di lasciare a spasso tante “belle del reame”.

Mi spiace soprattutto che la “quota rosa” sia sempre abbastanza risicata e che, troppo spesso, sia ispirata al motto “anche l’occhio vuole la sua parte”.

D’altra parte chi non vorrebbe essere rappresentato da donne belle, colte, intelligenti? E’ ora di sfatare il mito che una donna bella non possa anche essere in gamba (e non solo in gambe): se una signora ha due lauree e una importante esperienza professionale alle spalle l’avvenenza non può e non deve essere un ostacolo alla sua carriera politica.

Vorrei però sommessamente far notare che anche tra le “bruttine” ci sono donne colte e intelligenti e magari con particolari competenze che non devono essere oscurate dalla poca avvenenza.

Si rassegni la signora Veronica, così va il mondo, si rassegni e attenda le inevitabili scuse accompagnate da un fascio di rose.

Ma chi te l’ha fatto fare?

Francamente ero un po’ restia a parlarne, non perché fossi in imbarazzo, ma perché sentivo l’esigenza di fare un po’ d’ordine nei miei pensieri: perché ho deciso di aderire ad una lista civica e di partecipare alle elezioni amministrative del mio paese?

Senza false modestie so di avere delle competenze, maturate in lunghi anni di lavoro nella scuola, so di avere molti interessi, che vanno dalla tutela dell’ambiente alla salvaguardia delle tradizioni e del patrimonio artistico e culturale e penso di poter mettere le mie competenze e il mio impegno a disposizione di tutti.

Non è questo, però, che mi ha spinto a decidere di impegnarmi, ma un sentimento più profondo, una specie di sfida con me stessa, sono stanca di sentire persone che si lamentano di come vanno le cose, sono stanca di sentire che “tanto sono tutti uguali”, voglio verificare se è possibile fare politica restando se stessi, se è possibile concepire la politica come servizio.

Questo voglio provare a me stessa ed ho scelto una squadra di persone competenti fra le quali, per inciso, ci sono sette donne, persone che si sono riunite frequentemente per stendere un programma che non è solo di facciata, persone che hanno voglia di fare e fare bene.

Chi vivrà vedrà.

cavenago  di brianza

Perché non andrò in Abruzzo.

L’Aquila è una delle città dove avevo intenzione di fare un viaggio, era da un po’ che se ne parlava, ma poi, come spesso succede, non se n’era fatto nulla, per mancanza di tempo soprattutto.

Tra i monumenti che mi affascinavano c’era la basilica di Santa Maria in Collemaggio che avevo imparato a conoscere negli ultimi anni di Liceo, quando, attraverso la lettura di Dante e della “Avventura di un povero cristiano” di Ignazio Silone avevo incrociato la figura di Celestino V.

Ora guardo le rovine della città, con profonda tristezza, e devo dire che non mi attira l’idea del turismo sensazionalistico post-catastrofe: ritengo che la gente d’Abruzzo vada aiutata, sostenuta e protetta dalla curiosità.

Non serve che i politici intasino le strade con le loro scorte perchè gli abruzzesi sentano lo Stato vicino: la vicinanza delle istituzioni si concretizza in aiuti rapidi, professionali, efficienti.

Non servono giornalisti e turisti in cerca di emozioni perchè la tragedia dell’Abruzzo non sia dimenticata e non scivoli nelle ultime pagine dei giornali.

Non è il tempo delle parole e della commiserazione, ora è il tempo del lavoro e della ricostruzione.

Paderno.

Camminando lungo l’Adda, ad un certo punto, si incontra l’arditissimo ponte di Paderno, metallico come la Torre Eiffel, della quale è coevo.

E’ un ponte amato e leggendario (si racconta che il progettista si sarebbe suicidato per timore della sua instabilità, ma in realtà l’architetto morì diversi anni più tardi di morte assolutmente naturale), un ponte “ballerino” che il treno deve percorrere con estrema lentezza, un ponte che scavalca il fiume in uno dei suoi angoli più pitottoreschi.

Venendo da Imbersago lo si scorge, lassù, aereo e bellissimo incorniciare  in modo armonioso il panorama con la sua arcata perfetta gettata sul verde degli alberi e dell’acqua, contro l’azzurro pulito del cielo.

Sotto il ponte il fiume scorre veloce, mosso da dighe, chiuse, canali, punteggiato dalle centrali idroelettriche antiche ed eleganti, con i loro decori in cotto, con i fregi in ceppo.

Mi piace questo angolo di fiume, tranquillo, ma vivacee, che testimonia di una operosità  antica e di una fede nel progresso e nella tecnica che hanno il sapore d’altri tempi.

Adda fra Paderno e imbersago Adda fra Paderno e imbersago

Lezioni di educazione civica.

Il 25 Aprile, al mio paese, si celebra seguendo un rituale immutato da anni: ci si ritrova in Municipio, si va a Messa, poi, accompagnati dalla banda cittadina, si va a rendere omaggio a quanti hanno sacrificato la propria vita per l’Italia al cimitero, al monuento dei caduti, al monumento alla Resistenza.

Qui, dopo che la banda ha suonato l’inno nazionale, il sindaco e il presidente dell’A.M.P.I. salutano i presenti, poi, di solito, è la volta di un membro della locale biblioteca che legge un brano significativo e infine la cerimonia si conclude con un breve discorso di un rappresentante provinciale dell’A.M.P.I.

Nella piccola folla che circonda il monumento, fra le bandiere dei partiti, dei sindacati e delle associazioni di volontariato ci sono tante persone di età diverse, giovani coppie con i bambini, anziani che ricordano ancora i giorni della guerra, il signore che, all’età di sette anni, ha visto suo padre sparire per sempre, durante un rastrellamento e l’altro che il padre, caduto in Russia, non l’ha mai conosciuto.

Quest’anno, però, c’è stata una piccola variante al cerimoniale consolidato, una variante piccola, ma importante: alcuni ragazzi della scuola media hanno letto alcuni articoli della Costituzione accompagnati dai commenti che avevano elaborato in classe.

La lettura ha fatto comprendere a tutti come la nostra Costituzione sia un testo vivo e attuale, ancora capace di trasmettere i propri valori ai giovani i quali sono in grado di studiarla, capirla, interpretarla, discuterla e di chiederne la completa attuazione.

Oggi è stata veramente una bella lezione di educazione civica.

Domanda senza risposta.

Resto sempre sconvolta quando sento che un adolescente si toglie la vita perché, per quanto gravi possano essere le cause del gesto, nulla può essere così tragicamente insormontabile da far intuire, come unica via di fuga, come unica soluzione, l’annullamento di sè.

Mi chiedo cosa possa spingere un adolescente a gettarsi nel vuoto: forse la paura di sentirsi inadeguato, forse la delusione, l’angoscia della solitudine, la paura del futuro, o forse nulla di tutto questo, ma si tratta di un sottile  quanto disperato “male di vivere” che si insinua come una serpe nell’animo e lo avvelena.

Come insegnante mi sento chiamata in causa perchè sono consapevole che non mi posso limitare a passare ai miei ragazzi delle nozioni, più o meno importanti, ma che il mio compito è più ampio e più profondo.

Spesso incontro ragazzi fragili, pur nella loro apparente sicurezza e indifferenza, ragazzi che si ricoprono di una scorza assolutamente fittizia, per non mostrare le loro debolezze, le loro paure, sono ragazzi che chiedono aiuto, che hanno bisogno di avere accanto adulti che insegnino loro ad affrontare la vita, senza sconti, senza scorciatoie, adulti che dimostrino loro che la vita può essere molto difficile, ma è sempre bellissima e merita di essere vissuta.

Certe volte il mio “mestiere” è proprio difficile.

Quel cielo di Lombardia…

così bello quand’é bello. (A. Manzoni: I Promessi Sposi)

C’è poco da fare, mi piace proprio tanto la mia regione e quando c’è un po’ di vento e l’aria è pulita (succede di rado, ma succede) il cielo è bello anche qui.

Cavenago

Microcriminalità al pistacchio.

E’ stata approvata, in Regione Lombardia, una legge che prevede il divieto di consumare cibi all’esterno della bottega artigianale dove sono stati prodotti (e logicamente venduti).

Sarà quindi vietato consumare per strada non solo il kebab, ma anche un trancio di pizza e, udite udite, un cono gelato.

Vedo già orde di teppistelli, calati in centro dalle scuole materne della periferia, aggirarsi con fare protervo in Galleria o al Cordusio, leccando in modo provocatorio un gelato “da passeggio” (…lo dice la parola stessa).

Immagino gruppetti di anziani, su una panchina dei Giardini Pubblici, consumare furtivamente il loro cono mentre uno di loro, in piedi come il palo della banda dell’Ortica, controlla che all’orizzonte non compaia un “ghisa”.

Dai, non scherziamo, non può essere stata votata una legge così!

(N.B. se non si trattasse di un pesce d’aprile a scoppio ritardato propongo un atto di disubbidienza civile: tutti davanti al Pirellone con il nostro bel gelato in evidenza)