Archivio mensile:Febbraio 2009

Coprifuoco e cornetto.

Ho letto del provvedimento secondo il quale, dalla metà di marzo, per motivi di sicurezza, a Roma sarà proibito vendere cornetti, gelati, pizza al  trancio e altri “generi di conforto” oltre l’una di notte.

Premetto che concordo col divieto, precedentemente assunto dall’amministrazione comunale romana, della vendita di alcolici in orario notturno, ma penso che, in questo caso si corra il rischio di svuotare le strade e le piazze dalla presenza di gente assolutamente innocua, magari un po’ rumorosa, ma pacifica.

Ho sempre pensato che, per aumentare la sicurezza, sia necessario occupare gli spazi della notte: strade e piazze buie e vuote mi riempiono di ansia, preferisco muovermi in mezzo alla gente, sentire voci e risate piuttosto che i miei passi che echeggiano nel silenzio della città deserta.

Mi piace, soprattutto nelle sere estive e primaverili, uscire di casa e vedere gente, gruppi di giovani, coppiette o famiglie che passeggiano, magari fino a ora tarda mangiandosi un gelato.

Adoro quando mio figlio, rientrando a tarda notte, porta a casa i cornetti caldi che sono ancora fragranti all’ora di colazione.

Spero di incontrare, nelle mie uscite notturne, ronde di volontari armati di cornetto o di pizza: sono convinta che mi sentirei più sicura.

cavenago

Canta che ti passa.

Evidentemente non è così visto e considerato che una signora ghanese, in Italia da vent’anni e da diciassette occupata con mansioni di operaia nella stessa azienda, è stata licenziata perchè con il suo canto disturbava i compagni di lavoro.

Il giornale non riporta se fosse intonata o no, sta di fatto che le sue performance canore non sono state considerate una giusta causa di licenziamento, visto che l’azienda ha dovuto accordarsi per un risarcimento (che tuttavia non prevede il reintegro nel posto di lavoro).

Devo immaginare che la ditta, specializzata nella produzione di oggetti in ferro battuto, ottone e rame, dovesse essere silenziosa come un chiostro di carmelitane se il canto della donna ha avuto il potere di creare un tale disturbo da provocarne l’allontanamento.

Forse creava fastidio che una persona fosse  in vena di cantare nonostante il clima economico  che stiamo attraversando o peggio forse il fastidio non era legato solo al canto.

Mentre leggo questa notizia sento la ragazza, che mi aiuta nelle faccende domestiche e nella cura di mia madre, cantare a squarciagola nella stanza accanto e devo osservare che, tutto sommato, mi mette tanta allegria.

Sciopero virtuale.

Alzi la mano chi, abbandonato in mezzo alla città sconvolta dal caos del traffico, non ha imprecato, almeno una volta, contro lo sciopero dei mezzi pubblici.

Quando si fermano autobus, tram e metrò il disagio è immenso, soprattutto perchè, spesso, gli orari di astensione dal lavoro non coincidono con quelli della ferrovie per cui capita che quando finalmente si raggiunge la stazione sono entrati in agitazione i ferrovieri.

Anche a me è capitato, anch’io ho imprecato, ma è evidente che lo sciopero ha significato se crea disagio, se attira l’attenzione degli utenti, che si trovano ad essere le vittime della situazione, sulle condizioni di lavoro e sulle retribuzioni.

Se lo sciopero nel settore produttivo crea un danno all’impresa, lo sciopero nel terziario si risolve, per forza di cose, in un danno per l’utenza.

Per questo motivo mi sembra “originale” la proposta dello sciopero virtuale: i sindacati proclamano lo sciopero (dopo aver indetto un referendum), i lavoratori aderiscono (preventivamente, come già avviene nella scuola) e poi vanno tranquillamente a lavorare (magari con una trattenuta sullo stipendio  assolutamente reale) così è garantita la libertà di tutti e tutti sono felici e contenti.

Mi chiedo, a questo punto, che senso abbia questa sorta di sciopero simbolico, l’importante è che, con i tempi che corrono, almeno il lavoro non sia virtuale e, già che ci siamo, neppure il salario.

Quaresima.

Qualche anno fa nella mensa della mia scuola nei venerdì di quaresima venivano serviti abitualmente piatti a base di carne.

Ricordo che alcuni ragazzi chiesero ed ottennero un menù alternativo in osservanza del precetto al quale, peraltro, non erano tenuti visto che avevano meno di quattordici anni.

Ho appoggiato la loro “battaglia” così come ho sempre difeso il diritto dei ragazzini islamici di non mangiare carne di maiale o di rispettare il ramadan.

La mensa scolastica deve offrire a me e ai miei allievi la possibilità di rispettare i precetti della religione in cui crediamo, non deve imporli.

Ogni tanto fa bene alla salute….

Ieri, giornata serena, ma freddissima, era prevista una visita guidata a Bergamo e così le tre seconde sono partite di buon mattino alla volta della città.

Dopo aver raggiunto la stazione e aver caricato sui pullman le tre guide (una per classe) abbiamo percorso le mura veneziane e siamo saliti in città alta dove è iniziata la visita.

Appena la guida ha iniziato a spiegare la storia dell’insediamento urbano sono comparsi quaderni, registratori e macchine fotografiche e, nonostante il freddo pungente, i ragazzi hanno cominciato ad ascoltare e prendere appunti con un’attenzione incredibile.

La visita è durata più di tre ore, la spiegazione è stata esauriente e approfondita e i ragazzi hanno fatto domande, hanno chiesto chiarimenti, hanno proposto interpretazioni e osservazioni: insomma tutto si è svolto in un clima di partecipazione veramente particolare.

Alla fine la guida si è profusa in sperticati complimenti sul comportamento e sull’interesse dimostrati dai miei pargoli.

Ecco: in giornate così ho l’impressione che il mio lavoro serva a qualcosa, sono giornate che fanno bene alla salute.

Bergamo

Si segnala la prematura scomparsa della terza I.

Chi si ricorda la scuola delle tre I (impresa, inglese, informatica) cavallo di battaglia nei dibattiti sull’istruzione di qualche anno fa (stile riforma Moratti per capirci)?

Per ora comincia a sparire la I di informatica che non viene più considerata una priorità nella scuola primaria e secondaria di primo grado (viste la scomparsa delle compresenze e la riduzione dell’orario della cattedra di tecnologia).

Tanto i ragazzini sono già “smanettoni” per conto loro e pazienza se l’approccio a internet non è più mediato da un insegnante preoccupato di richiamare l’attenzione dei teneri virgulti sui rischi della navigazione online o dell’uso indiscriminato delle chat o dell’uso “compulsivo” del p.c.: prima o poi i ragazzi impareranno da soli, magari commettendo qualche errore, ma si sa che l’uomo impara soprattutto per tentativi ed errori.

Se poi, come capita nella mia scuola, il computer viene utilizzato per un approccio più diretto allo studio della geometria o alla risoluzione dei problemi matematici e geometrici si potrà ovviare alla mancanza di tempo e di risorse tornando a studiare sui libri, come si è sempre fatto per secoli.

E la  I di impresa?…..(Non pervenuta)

Quelle donne.

Ho cercato per tanto tempo “L’enciclopedia della donna”, un’opera ciclopica pubblicata a dispense, dalla Fratelli Fabbri Editori, dal ’62 al ’66: si trattava di un ricordo d’infanzia molto preciso, dei libri quasi mitici che mi era capitato di sfogliare, ma non in casa mia visto che mia madre, dovendo far quadrare un bilancio familiare non floridissimo, non aveva pensato neppure lontanamente di acquistarli.

Poi è successo che la scorsa settimana una zia, dovendo traslocare in un appartamento più piccolo, mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto avere i venti monumentali volumi: non mi sembrava vero.

Ora posso finalmente leggere questo prezioso documento di un’epoca nella quale le donne, di famiglia borghese o aspirante tale, cercavano qualche istruzione per l’uso, con un occhio rivolto alle padrone di casa d’oltreoceano viste nelle commedie americane.

Ci sono consigli su come diventare veri e propri angeli del focolare, su come cucinare, arredare, cucire, ma anche vestirsi e truccarsi in modo impeccabile: c’è una visione della donna arcaica, prevalentemente casalinga, totalmente subordinata al marito, alla quale bisogna spiegare anche come si compila un assegno o un modulo di conto corrente, che deve trasformarsi in cuoca, sarta, infermiera, arredatrice, ma che deve anche saper accogliere ospiti che arrivano, logicamente all’ora di cena, senza preavviso o organizzare una festa da ballo nel salotto domestico senza farsi prendere dallo sconforto o aprire il fuoco con un fucile a pompa.

Ne traspare un mondo rassicurante fatto di regole, di doveri, di comportamenti corretti, un mondo dove loro, i maschi, passano solo di striscio, come una presenza vagamente ingombrante e misteriosa, un mondo dove la donna può persino aspirare ad una carriera nel mondo del lavoro come commessa, dattilografa, indossatrice, hostess.

E’ una lettura divertente ed istruttiva perché ci riporta il sapore di un mondo e di una visione della donna che, per fortuna (mi auguro) non c’è più.

Enciclopedia della donna.

Il mondo nello specchietto.

Quando sono in automobile, visto che mi rifiuto di guidare, di solito mi perdo a guardare il paesaggio, anche quando attraverso luoghi conosciuti, perchè il paesaggio non è mai lo stesso, anche quando si procede lentamente, in coda, perchè è il momento in cui si scoprono dettagli sconosciuti.

Poi succede che, mentre l’auto accelera, improvvisamente il cielo si tinge dei colori del tramonto e più il cielo è splendido meno si trova un angolo per fermarsi.

Il sole all’orizzonte corre insieme all’auto poi, ad una svolta, di colpo sembra svanire, scivola dietro le spalle per occhieggiare nello specchietto retrovisore.

Mentre sta per immergersi nell’ombra cerco la macchina fotografica ed eccolo inquadrato nel suo trionfo di colori, un attimo per scattare e l’immagine resta lì, indelebile, nella memoria, nella mia memoria.

Tramonto

Sense of humor.

Evidentemente siamo proprio in tempi di crisi nera e i nostri governanti si preoccupano di tenerci allegri (mai demoralizzare le truppe) così dopo le barzellette per le quali ormai va giustamente famoso il nostro premier è stata la volta del premier della Repubblica Ceca annunciare, per scherzo, lo schieramento di carri armati intorno ai palazzi governativi.

Non è ancora chiaro se si sia trattato di uno scherzo (innocente) di carnevale o di una gaffe, ma, davanti alle proteste dell’opposizione, il ministro degli interni (anch’egli coinvolto nell’increscioso giochetto)  si è giustificato confidando nel senso dell’umorismo dei concittadini.

Chissà forse domani qualcuno ci dirà che anche le ronde sono uno scherzo di Carnevale.

La ronda.

Rispetto al 2006/2007 gli stupri sono diminuiti, ma comunque è necessario procedere alla decretazione d’urgenza sull’onda del clamore degli ultimi avvenimenti.

Come dire: non c’è una emergenza vera e propria, c’è però un’emergenza “percepita” e allora bisogna fare in fretta, e il Parlamento, con tutti i suoi sistemi di controllo, con le sue discussioni, con gli emendamenti, è troppo lento, meglio saltare un passaggio tanto se si è sicuri di fare la cosa giusta non bisogna stare tanto a discutere.

Si prende un provvedimento d’urgenza sulla spinta dell’emotività collettiva e non c’è bisogno di perdere tempo nel confronto fra le diverse possibili posizioni.

Ho sempre pensato che l’emotività e la fretta non fossero buone consigliere, ma forse fermarsi e riflettere non è sintomo di efficienza.

Speriamo solo che la cura non sia peggiore del male.