E così siamo partiti, destinazione casa (dolce casa), le mie montagne per aiutarmi a combattere la malinconia questa mattina si sono presentate, alle prime luci dell’alba, ammantate di nuvoloni neri.
Ho guardato fuori dalla finestra e ho deciso che, tutto sommato, partire non era proprio così deprimente: ho ammassato le nove (diconsi nove) tra borse, borsoni e valigie (oltre alla sedia a rotelle di mia madre) e ho cominciato a chiudere casa.
Gli spostamenti, nella mia famiglia, hanno sempre un sapore epico bisogna trascinarsi dietro quantità di indumenti per tutte le temperature (si sa in montagna può succedere di tutto) e per tutte le occasioni (se dovessero conferirmi un’alta onorificenza mentre sono in vacanza farei ugualmente la mia porca figura) la radio di mia madre, il mio portatile, medicine per tutte le evenienze, scarpe per tutti i terreni.
Così i nostri trasferimenti ricordano piuttosto un trasloco e richiedono comunque due auto.
Ora siamo a casa (dolce casa), fa caldo da scoppiare, guardo fuori e il panorama è inesorabilmente piatto, in anticamere allignano nove (diconsi nove) tra borse, borsoni e valigie che devono essere sistemate, mi viene un po’ il magone…
…e domani, ore nove, Collegio Docenti….