Archivio mensile:Marzo 2008

Guardate quanto è bella.

milano il pozzo

Non so se Milano riuscirà a contendere a Smirne l’organizzazione dell’Expo 2015, non conosco l’avversaria, non l’ho mai visitata, può darsi che sia una città fantastica, ma Milano, con la sua storia millenaria, la sua cultura, la sua eleganza, i suoi angoli nascosti che i turisti, a caccia delle vetrine del triangolo della moda, scoprono quasi per caso e ne restano incantati, Milano, insomma, così com’è, Milano vicina all’Europa, Milano ai piedi della Madonnina, Milano dove si sentono mille dialetti e mille lingue, Milano che lavora, che non si ferma mai: è la città più bella del mondo.

O forse non lo è, ma come si fa a non amare la città dove si è nati, il panorama che ha riempito i miei occhi di bambina, le vie che percorrevo da studente, quando andavo alla Statale, l’unica università al mondo che abbia un indirizzo così fantasioso (via Festa del Perdono) e una sede così prestigiosa.

Milano è bella in queste giornate di primavera quando, dalle guglie del Duomo, si può intravvedere attraverso il velo di smog che la avvolge l’arco alpino e le Prealpi così vicine che sembra di poterle toccare, ma è bella anche in autunno quando i monumenti sono sfumati dalla nebbia o lucidi di pioggia.

Non so se Milano meriti di ospitare l’Expo, ha tanti problemi, ha molti difetti, ma vorrei invitare i giurati a darle un’occhiata e a guardare quanto è bella.

Milano il duomo

Ci sono cose…

Ci sono cose che mi fanno imbestialire, che mi lasciano addosso un nervosismo incredibile, una stanchezza indicibile e mi lasciano la bocca amara.

Una di queste è sicuramente, alla fine di una giornata stressante, passata fra accettazioni, ricoveri, prelievi e attese, nell’atmosfera un po’ ovattata e un po’ asettica di un ospedale, avviarsi verso casa con un vago senso di inquietudine, perché non è mai piacevole separarsi e scoprire, allungando la mano per prendere le monete per pagare il parcheggio, che la borsa è aperta e il portafogli non c’è più.

Non sono arrabbiata per i soldi spariti (ne porto sempre pochi con me), non sono preoccupata per la carta di credito, che ho bloccato a tempo di record, nè per i documenti che tengo rigorosamente separati dal denaro e neppure per l’estenuante iter burocratico della denuncia ai carabinieri, quello che mi fa arrabbiare è l’idea che mi abbiano fatta fessa proprio in un momento in cui mi sento in difficoltà, in cui le  preoccupazioni mi rendono insicura, è come se qualcuno avesse “sentito” la mia vulnerabilità e ne avesse approfittato nel modo più vile.

Che tristezza.

Erode?…riparliamone.

Coda al supermercato, quello del paese, purtroppo lo spazio tra le casse è limitato, ma la cassiera è efficiente e non c’è molto da aspettare, per guadagnare tempo, comunque, comincio a posare gli acquisti sul banco e intanto sistemo il cestello al suo posto, all’improvviso vengo spintonata e rischio di perdere l’equilibrio.

Mi volto inviperita e mi trovo davanti un bimbetto, dall’età apparente di otto o nove anni, munito di zaino voluminoso e lecca lecca appiccicoso, che insiste a spingermi da parte per infilarsi in una fessura di una decina di centimetri, tra la mia persona e l’altra cassa, nel tentativo di raggiungere la madre che, evidentemente, non si è accorta di averlo lasciato indietro.

Lo guardo accennando un sorriso, mentre vorrei incenerirlo, e gli chiedo con un tono di voce improntato a tutta la dolcezza che riesco a raccattare: “Ti sembra brutto chiedere permesso?”.

Il pargolo mi guarda attonito, come se non avesse compreso le mie parole, mi fissa con gli occhioni sgranati come se venissi da Marte, non muta espressione, non dice una parola e ricomincia a spingere con rinnovata lena.

Un po’ esasperata mi appiattisco per lasciarlo passare e poi mi giro a guardare la madre, che nel frattempo ha finito di pagare e di sistemare la sua spesa in alcune buste di plastica, il tutto senza smettere di parlare al telefonino.

Qualche volta non so se prendermela di più con i figli o con le madri.

Una casa per tutti.

Uno dei problemi di cui si parla molto in questa campagna elettorale è quello dell’abitazione, si parla di giovani che, con i loro stipendi precari e flessibili, non riescono ad affrontare un affitto e un mutuo e quindi non possono crearsi una famiglia o andare a vivere da soli, si parla di abitazioni di edilizia popolare fatiscenti, di una vera e propria guerra fra poveri per l’occupazione di un alloggio.

La casa di proprietà per tutti i cittadini è vista come l’obiettivo primario per risolvere questo problema, ma io mi chiedo, e vorrei capire, come si concilia il possesso di un’abitazione con la mobilità richiesta dal mercato del lavoro?

Se lavoro a Milano per tre anni e poi mi trasferisco a Firenze o a Belluno come utilizzo l’abitazione che ho acquistato a Savona? La devo affittare nella speranza di ricavare una cifra sufficiente per pagare, a mia volta, l’affitto della casa dove abito? Oppure mi devo rassegnare a cercare lavoro in un raggio di trenta chilometri da casa mia, anche se sono consapevole che avrò poche possibilità di trovarlo? Non sarebbe forse meglio immettere sul mercato un numero congruo di abitazioni, che possano essere affittate con canoni di locazione umani perché possano viverci giovani lavoratori e studenti, come accade in molte nazioni europee?

liguria

Mi si consenta…

Vorrei segnalare un blog “politico”, quello di Pippo Civati, giovane consigliere regionale della Lombardia e candidato nelle liste del P.D.: è un blog assolutamente da non perdere anche per chi la pensa in modo diverso o non la pensa proprio per niente.

E i vincitori sono….

Dopo aver ricevuto ben due nomination da Enrico e dalla Legionaria a mia volta mi accingo a segnalare i miei blog (o almeno dieci fra i miei blog) preferiti secondo le semplici regole del meme:

“Dai il premio a 10 persone che hanno un blog capace di trasmetterti gioia ed ispirazione, un blog che ti faccia sentire bene quando lo visiti. Fai sapere a queste persone di averlo vinto lasciando un commento sul loro blog. Attenzione: puoi vincerlo più’ volte!”

  1. Silenzi d’Alpe (inutile spiegare perchè)
  2. D’anima, d’acqua e di respiro (un caro amico)
  3. Bloggando s’impara (un altro caro amico)
  4. Brikebrok (uno sguardo particolare sull’Africa)
  5. MyLife (una ventata di simpatia)
  6. Nel BoScHeTTo (come non premiare un bosco?)
  7. Filosoffessa (che bella atmosfera!)
  8. Gallina vecchia fa buon brodo (una lettura rilassante)
  9. Alberto Cane (Ispirato)
  10. Il blog di Chit (un posto dove si sta bene)

Visto che, con la chiusura (momentanea?) di blogbabel i link non servono più per scalare le classifiche mi sono divertita a segnalare alcuni blog che leggo con particolare interesse (logicamente non sono i soli, basta dare un’occhiata al mio blogroll per farsene un’idea), mi scuso con tutti quelli che non ho citato, ma che apprezzo ugualmente…..

….a tutti regalo un fiore.

crochi

Le gioie del ritorno.

Lo so che non mi devo lamentare, lo so che, con il mestiere che faccio, ho un sacco di vacanze che i comuni mortali non possono neanche sognarsi (i famosi, leggendari sei mesi di vacanze, o almeno così si vocifera tra i genitori imbufaliti per il fatto di dover accudire i figli), lo so che, grazie all’autonomia e a una saggia amministrazione del calendario scolastico mi potrò permettere una vacanza dal 25 aprile al 3 maggio, ma tornare in pianura mi deprime comunque.

Allora, com’è nel mio carattere, cerco qualche consolazione per non intristirmi, per esempio mi ripeto che non dovrò più usare una connessione telefonica che richiede tempi biblici per mettere online un post, potrò telefonare senza cercare disperatamente la linea tra una vallata e una cresta, non metterò più a repentaglio la mia linea pesantemente minacciata da salamelle, polenta taragna e formaggi d’alpeggio, non dovrò più scrutare il cielo nella vana speranza di non restare sommersa da trenta centimetri di neve.

Certe comodità si pagano, è naturale, l’importante è non farsi prendere dalla nostalgia per i panorami superbi di vette scintillanti di neve, per il bosco pieno di cinguettii e di corse di scoiattoli (che come le caprette di Heidi mi fanno “ciao”), per i silenzi rotti solo dal monotono canto dei torrenti.

E poi un mese passa in fretta….

luci e neve

Orchidee e gastronomia.

La vacanza mi lascia un po’ di tempo per leggere e se voglio rilassarmi veramente mi butto a capofitto in un giallo: ho già raccontato altrove che ho una particolare predilezione per il Commisario Maigret, la creatura di Simenon, che per me ha le fattezze e la voce di Gino Cervi.

Un altro detective che amo molto è Nero Wolfe, il personaggio uscito dalla fantasia di Rex Stout, che svolge le sue indagini senza mai lasciare la casa di arenaria nel centro di Manhattan, un po’ a causa della sua mole colossale, un po’ a causa della sua proverbiale pigrizia e si serve, per raccogliere informazioni ed indizi, di un formidabile galoppino: Archie Goodwin.

Per Nero Wolfe il lavoro non è una libera scelta o una vocazione, ma l’unico mezzo che conosce per concedersi un tenore di vita costosisimo e all’attività investigativa dedica il poco tempo libero che gli lascia la cura delle orchidee, che lo assorbe totalmente per buona parte della mattina e del pomeriggio.

L’altra passione del nostro è l’alta cucina nella quale dimostra una competenza da professionista e che è oggetto di interminabili discussioni con il cuoco: Fritz Brenner, discreto e raffinato, ma fermissimo nel difendere le scelte degli ingredienti e gli accostamenti di sapori.

Le indagini si concludono sempre con una riunione di tutti gli interessati nello studio di Nero Wolfe che, assiso nell’enorme poltrona, ad occhi semichiusi dipana la matassa del mistero sotto gli occhi increduli dell’ispettore Cramer, che non sa mai che pesci pigliare.

Amo molto le storie di Stout perchè c’è atmosfera, c’è ironia, c’è intelligenza, amo molto i suoi personaggi che, nella mia memoria, hanno il volto di Tino Buazzelli e del brillantissimo Paolo Ferrari (l’attore che in uno spot d’annata offriva due fustini di detersivo in cambio di uno), insuperabili interpreti degli sceneggiati televisivi tratti dai romanzi.

nero wolfe

Un gesto disarmante.

Vorrei proporre oggi, in questo clima di festa, ma anche di ripensamento, una iniziativa che mi sembra davvero interessante: il Mago Sales (al secolo Don Silvio Mantelli, sacerdote salesiano e abilissimo illusionista) propone ai bambini di compiere un simbolico gesto di pace, di deporre le armi giocattolo, impegnandosi a non usarle più, per insegnare anche al mondo degli adulti che si può vivere in armonia, senza ricorrere all’uso di strumenti micidiali per risolvere le controversie tra gli uomini e tra i popoli.

La campagna promossa anche da AlternativaMente e dalla compagnia teatrale Cast vedrà il suo momento clou in una serata, nel mese di giugno, quando le armi giocattolo saranno consegnate direttamente al mago Sales, ma chi non potrà essere presente potrà partecipare ugualmente inviando un pensiero di pace ed impegnandosi a non giocare più con le armi.

Credo che sia il caso di dare un’occhiata.