Incredibile, ma vero: dopo la laboriosa elaborazione dell’orario definitivo (chi lavora nella scuola sa) ho scoperto, con mio grande sconcerto che quest’anno, al lunedì, entrerò in servizio alle 13.30 (sì, avete capito bene, alle 13.30!).

Generalmente tra le regole non scritte di chi stila l’orario delle lezioni è sempre stata in vigore la norma che prevede una mattinata libera per chi entra in classe per due pomeriggi, ma a me, in trenta e passa anni di carriera, non era mai capitato nemmeno una volta.

Sarà perché abito a 150 metri dalla scuola, sarà perché sono un tipo abbastanza conciliante e che non pianta grane, ma ho sempre goduto di orari di lavoro spalmati su tutto l’arco della giornata, con incredibili “buchi” disseminati dovunque.

E invece, da quest’anno (e probabilmente “solo” per quest’anno), me ne starò a casa a bighellonare il lunedì mattina, proprio nella giornata in cui la scuola riprende faticosamente il suo peregrinare, la giornata nella quale si concentra il più alto numero di infermità varie, la giornata difficile per definizione.

Così posso stare seduta al computer alle 8.50, bevendo con calma il caffè, prima di proiettarmi nella routine quotidiana di negozi, ambulatori, farmacie, visite da prenotare, esiti da ritirare, uffici da contattare e formalità assurdamente burocratiche da espletare.

Questa sì che è vita!