Week end in montagna: anche qui è arrivata la primavera, i pendii sono punteggiati di alberi carichi di fiori bianchi, sui rami spuntano foglie di un verde tenero nuovo nuovo, il bosco è tutto un canto accompagnato dal frenetico battere di un picchio.
Anche i prati sono coperti di primule e crochi, c’è un’aria di risveglio e anch’io mi accorgo che cammino con più lena, come se anche i miei muscoli avessero voglia di svegliarsi dopo il letargo invernale.
Intanto che annaffio i miei fiori, estenuati da questa stagione siccitosa e innaturale, mi lascio coccolare dal sole, dalla brezza, dai cinguettii.
Avevo proprio bisogno di una giornata così, tranquilla, serena, non oziosa, perché l’ozio è un lusso che non posso permettermi, ma un po’ meno frenetica di quelle divise tra lavoro e casa, tra l’attenzione ai miei ragazzi e l’attenzione per la mia mamma, ormai quasi cieca e bisognosa di cure e di rassicurazioni.
Anche mia madre, sulla sua poltroncina di vimini, si lascia accarezzare dal sole e alza il viso a cercare un barlume di luce, cerca di intuire le sagome dei fiori e degli alberi: è in pace con se stessa e meno arrabbiata con la sua menomazione.
E anche questa è una piccola felicità