Archivi giornalieri: 5 Marzo 2007

Destino.

Ogni tanto mi capita di riflettere su come la nostra vita, quella di oggi, che ci appartiene, che crediamo di controllare e programmare in ogni minimo dettaglio, sia in realtà il frutto di innumerevoli avvenimenti che non abbiamo programmato e deciso.

Possiamo chiamarlo caso, destino o provvidenza (a seconda di ciò in cui crediamo o non crediamo), ma sta di fatto che la nostra vita sarebbe potuta essere diversa in migliaia di modi e, addirittura, sarebbe potuta non essere.

Questo pensiero mi destabilizza sempre un po’, perchè mi fa sentire piccola piccola…e devo confessare che questa sensazione mi piace proprio poco, ma non c’è rimedio.

Qualche anno fa era uscito un film, abbastanza simpatico, che affrontava il tema della casualità degli avvenimenti dal titolo “Sliding doors“, nel quale una metropolitana presa al volo o persa per un soffio determinava l’evolversi di due vite parallele della protagonista.

Quando ero bambina mi chiedevo spesso il perchè delle cose: una delle domande che rivolgevo spesso, anche se conoscevo a memoria la risposta, consisteva nel voler sapere (…e sentir ripetere all’infinito) come si erano conosciuti ed innamorati i miei genitori.

Evidentemente intuivo che quello era il nocciolo della questione perchè, mentre i fratelli e le sorelle di mio padre avevano sposato dei coetanei del quartiere, che conoscevano da sempre, le famiglie dei miei genitori abitavano in zone della città lontanissime fra loro e non avevano, apparentemente, punti in comune o possibilità di entrare in contatto.

La storia è semplice: durante la guerra le abitazioni dei miei nonni paterni e materni, furono rase al suolo e le due famiglie trovarono un rifugio provvisorio nella stessa aula di una scuola della Brianza, utilizzata per ospitare gli sfollati.

Mia madre divenne presto amica di una ragazza, sua coetanea, che apparteneva all’altra famiglia, che le parlava spesso di un “mitico” fratello maggiore, partito all’inizio della guerra, catturato dagli inglesi e del quale, ormai da due anni, non giungevano notizie.

Quando finì la guerra le due ragazze rimasero in contato e mia madre fu invitata a casa dell’amica a festeggiare il ritorno a casa del fratello: fu un colpo di fulmine e, dopo qualche anno, si sposarono.

Ecco, la cosa che mi intriga di più è pensare che non sai mai quali avvenimenti determineranno il corso della vita, quali apparenti sfortune si riveleranno invece positive: mi sconvolge sempre un po’ pensare che devo la mia stessa esistenza ai bombardamenti alleati dell’agosto del ’43.

VERONA