Nell’agosto del 1978, durante un viaggio di nozze rimandato di alcuni mesi (ci eravamo sposati nell’ottobre del 1977) decidemmo di visitare Parigi, la città, almeno allora, romantica per antonomasia.
Il mio allora giovane marito era un fanatico dell’arte contemporanea e mi trascinò, un po’ riluttante, a visitare il Centro nazionale d’arte e di cultura Georges-Pompidou, inaugurato l’anno precedente.
Io avevo un’idea un po’ più tradizionalista dei musei, ero abituata a visitare prestigiose collezioni ospitate in palazzi vetusti e carichi di storia, come gli Uffizi o Brera, e commentai un po’ ironicamente quello strano edificio che, nonostante il tocco del genio di Renzo Piano, sembrava ancora in costruzione con i ponteggi ancora montati sulla facciata.
In realtà mi innamorai ben presto del Beaubourg (tra amici ci si chiama per soprannome) e ogni volta che sono stata a Parigi non ho mai tralasciato di visitarlo.
Mi innamorai del suo aspetto, colorato ed allegro, mi innamorai dei suoi tesori: Matisse, Picasso, Chagall, Utrillo e Kandinski raccolti e proposti in spazi inusuali.
Oggi il museo, diventato ormai un maturo signore, compie trent’anni perciò…buon compleanno Beaubourg!